La Calabria è ricca di bellezze paesaggistiche, luoghi incantati che sembrano essere spuntati fuori da un libro di fiabe ed è proprio in questi scenari che le leggende popolari collocano le fate. Con il termine “Fata” nella mitologia pagana si indicavano le compagne dei fauni a loro volta entità protettrici delle foreste, invece, nel Medioevo la denominazione “fata” era da attribuirsi al termine “fatica” utilizzato in quel periodo come sinonimo di “donna selvatica” appartenente al mondo naturale. Secondo alcuni,invece, l’etimologia è da ricercarsi nel verbo latino “fari” cioè parlare, radice comune sia nel termine “favola” che “fata” come riferimento alla dimensione del meraviglioso, oppure da “fatum”/ destino che le fate possono influenzare sia positivamente che negativamente. Sulle origini delle fate vi sono diverse teorie a seconda dei luoghi. In Norvegia si pensa siano nate dal cadavere di un gigante chiamato Ymir e che da subito si siano distinte tra quelle di luce (eteree che abitano nell’aria) e delle tenebre (scure che abitano nelle viscere della terra). In Islanda credono che le fate siano le figlie che Eva non aveva ancora lavato e che nascose quando Dio gli si manifestò presso il fiume, queste, vennero chiamate Huldre e si trattava prevalentemente di fanciulle estremamente belle ma con zampe di mucca o cave dietro. Ci sono altre versioni che vogliono che le fate siano angeli caduti o morti pagani,quindi non potendo vivere né in Paradiso e neanche all’Inferno vennero scaraventate nel Regno di Mezzo. Si crede anche che i folletti dispettosi siano anime dei bambini senza battesimo.Benevole o spesso ostili, bisogna tener presente che le fate possiedono un modo di pensare ed una morale totalmente differente da quella umana. Si ritiene siano loro ad ispirare artisti, musicisti, poeti , scrittori poiché si tratta di creature attratte da ogni sorta di creatività. Estremamente suscettibili basta una piccola cosa a renderle nemiche, come offrire vestiti nuovi o semplicemente parlarne, per questo ci si riferisce a loro con i termini: “ Buone vicine”o “Altre”. La nostra regione è ricca di storie sulle magiche creature, a San Giovanni in Fiore, presso Colle dei Fiori , si erge un grosso macigno e poggiandovi l’orecchio, soprattutto d’estate si può sentire le fate parlare e tessere alla luce di un enorme pioppo sotto terra che ha la caratteristica di possedere foglie dorate e luminose. Molti sono i mortali che hanno avuto a che fare con il piccolo popolo, alcun pastori e contadini si sono spesso innamorati di giovani e splendide fanciulle e in alcuni casi sono stati portati nella Terra d’Estate dove hanno trascorso momenti piacevoli in compagnia di esseri fatati tra canti danze, cibo e ricchezze. Qualcuno di questi personaggi è tornato sulla terra ricco e saggio, altri sono stati restituiti dopo secoli sebbene per loro fosse trascorso qualche minuto, dotati di capacità sensitive, altri ancora non si sono mai più visti. La tradizione vuole che alcune ricette culinarie siano state tramandate dalle fate ai mortali per ricompensarli di qualche offerta o favore, come probabilmente accadde per la pitta mpigliata di San Giovanni, dolce natalizio ma soprattutto del matrimonio. A proposito d’amore esiste una storia che racconta di un pastore che si innamorò di una fata che lo ricambiava. Questa poteva prendere sembianze umane solo per tre giorni al mese, i restanti era un serpente che seguiva il pastore durante i lavori nei campi. Un giorno il ragazzo dovette assentarsi e ad arare al suo posto andò il fratello, al quale era stato raccomandato di non uccidere il serpente poiché innocuo. La fata però non riconoscendo il suo amato prese per mordere l’uomo che lo colpì con una pala. Il giovane pastore aspettò per tutta la vita il ritorno della magica creatura ma non la vide mai più. Il piccolo popolo abita in caverne, corsi d’acqua, al centro di fitti boschi. Spesso, in tali posti sono state avvistate luci colorate fluttuanti, oppure si sono ritrovati degli strani cerchi di funghi dove si pensa che le magiche creature danzino durante la luna piena. Calpestare uno di questi cerchi è pericolosissimo poiché si potrebbe essere catapultati in altre dimensioni e non fare più ritorno. Le fate secondo la tradizione sono presenti nei momenti cruciali della vita degli uomini. Alla nascita elargiscono doni o maledizioni e ci sono una serie di riti scaramantici da eseguire nei primi giorni di vita di un neonato per non rendersele invise ad esempio: non vestire di nero e gli uomini non devono spogliarsi nella stanza del neonato. Se da un lato i bambini vanno protetti dalle fate che invidiose potrebbero rubarli e lasciare dei sostituti brutti e deformi al loro posto, in altri casi esse nutrono un legame molto profondo con i fanciulli, aiutandoli, proteggendoli e facendosi vedere per insegnargli qualche dote particolare. Anche il loro legame con gli animali è molto forte, si ricordino i gatti che alcuni ritengono provenienti dall’isola di Man, più comunemente detta: “Avalon”. Durante il matrimonio l’usanza di suonare il clacson serve ad allontanare le fate e gli spiriti che vedendo la sposa così bella, potrebbero essere colte da invidia e procurarle qualche dispetto e anche l’usanza di prendere la sposa in braccio prima di valicare l’uscio dell’abitazione è necessaria a scongiurare il fatto che qualche essere fatato si sia attaccato alle sue scarpe per essere introdotto in casa. Quindi si passa dalle offerte lasciate per le fate che abitano e vegliano sulle famiglie contribuendo a gioie e successi (miele, formaggio, dolci) a metodi per allontanarle come ad esempio: antiche formule, ferri di cavallo o forbici nascoste sotto il letto . Anche del momento della morte le fate sono responsabili, si pensi alla terza parca che recide il filo, oppure a tutte quelle fate che annunciano la morte urlando e piangendo nel vento accanto all’abitazione della persona che presto lascerà questa dimensione. Alcune fate addirittura rubano i panni dei morituri per lavarli ma questi restano macchiati comunque di sangue. Tra le varie occupazioni delle fate vi è poi la strana abitudine di annodare le code del bestiame e i capelli degli umani mentre dormono, questi nodi incantati necessitano di formule per essere sciolti altrimenti si potrebbe incorrere in disgrazie. Erroneamente si pensa che il piccolo popolo non muoia. Rispetto alla razza degli uomini si tratta di creature più longeve che nel momento della morte si trasformano in formiche, alcuni ritengono che sotto questo sembiante, rubino il sangue ai neonati e lo rilascino nei pressi degli alberi per consentire alle “magare” di utilizzarlo per le fatture. Ci sono studi persino sull’anatomia delle fate, esistono testi che hanno ipotizzato una straordinaria somiglianza tra gli scheletri delle fate e quelle degli uccelli, con ossa leggere che possano consentire di sollevarsi in volo. Tra i luoghi calabresi popolati dalle magiche creature c’è da ricordare il Lago Arvo di Lorica, ogni posto dove sorge il Biancospino ad esse sacro ( è severamente vietato coglierlo e portarlo in casa) ed anche una struttura storica ad esse dedicate: Il Grande Albergo delle fate, senza dimenticare Reggio Calabria dove tra le acque dello stretto si cela la dimora della potentissima Fata Morgana.