Con un po’ di stizza, ma che mi rode molto dentro, mi chiedo perché nessuno gridi allo scandalo per venti anni di guerra in Afganistan, voluta sostanzialmente dall’America e sostenuta in coro acriticamente dall’intera Europa. Una guerra rovinosa, che all’Italia è costata 53 vittime e oltre cinque miliardi di euro, almeno quelli ufficialmente dichiarati. Sacrifici che potevano essere più proficuamente utilizzati in aiuti internazionali per aiutare i più poveri e abbandonati a sopravvivere come ha fatto il compianto Gino Strada e altre poche anime elette come lui che, come ‘vox clamans in deserto’, predicano la pace e la collaborazione fra i popoli. (Come è strano, e nello stesso tempo drammatico, constatare che mentre la guerra dilania i corpi, ci siano gli Strada che cercano fra le bombe di ricucirli e salvarli!).
Si blatera che anche questi venti anni siano serviti a contrastare il terrorismo dei talebani e dei loro affiliati, ma non si dice che dopo i bombardamenti a tappeto, con l’uso di proiettili ad uranio arricchito che hanno massacrato non solo combattenti di entrambe le parti ma anche innocenti civili, fra cui tanti bambini, nulla è cambiato. L’America di Trump e di Biden, quasi all’improvviso, ha abbandonato il campo e si è data alla fuga, lasciando in un mare di guai gli alleati, compresi gli inglesi del primo Ministro Johnson, che è rimasto sorpreso di questa mossa a sorpresa dei fratelli d’oltreoceano. Sì, l’America con la ‘sua’ NATO è in fuga dall’Afganistan come lo è stata nel Vietnam, perché sta decidendo oramai da tempo di chiudersi in politiche separatiste, in cui non c’è più largo spazio per la solidarietà e l’aiuto internazionale. E l’Europa, che non vuole prendere coscienza di questo nuovo scenario, invece di elaborare al più presto nel suo interno, politiche di maggiore coesione e autonomia dalle altre grandi potenze, resta divisa e disarcionata per la varie spinte di nazionalismo paralizzante, come quello polacco, austriaco, ungherese. Per non parlare dei ‘cugini’ francesi, che nel recente passato andarono a far fuori, insieme agli inglesi, Gheddafi senza chiedere il permesso a nessuno, con lo scopo formale di eliminare un terrorista, ma in realtà per svantaggiare l’Italia, che aveva rapporti economici e umani privilegiati con la Libia. I bombardieri inglesi e francesi in quell’occasione sorvolarono i cieli italiani per fare prima e il nostro governo non mosse un dito per fermarli! Adesso i nostri cari amici inglesi non fanno nemmeno più parte della Comunità Europea; con la brexit ci hanno lasciato, si sono chiusi in uno splendido isolamento, forse lo stesso che inseguono gli americani.
E allora, se questa è la situazione internazionale, e i talebani sono diventati più forti di prima anche per l’immenso apparato bellico, lasciato nelle loro mani dagli americani in fuga, il terrorismo, contro il quale si è condotta la ventennale guerra non è diventato più pericoloso?
Da qui la necessità di abbandonare qualsiasi atteggiamento di rivincita e avviare al più presto politiche di distensione, di disarmo e di conseguente dialogo fra i popoli come unico strumento valido per evitare altre stragi di innocenti e restaurare la pace. E l’Europa, con la sua ricchezza culturale, con la sua millenaria civiltà, costituita da lunga, ancestrale capacità di convivenza tra popoli diversi, dovrà muoversi al più presto per diventare luogo di incontro, di condivisione e di pacificazione fra tutte le genti. E se è vero che i talebani hanno avuto la meglio in vent’anni di guerra inutile, allora si dovrà ragionare anche con loro! La guerra è sempre e comunque un nemico comune dell’intera umanità, e come tale deve essere rifiutata e combattuta un po’ come stiamo facendo con il Covid su scala mondiale senza distinzione di colore, di sesso e di religione.
‘La guerra giusta’
Lungo il Tigri e l’Eufrate, dove Hammurabi
invano ha concepito il codice civile,
si è danzato al ritmo sfrenato di carri
dai cingoli stridenti e al sibilo assordante
di missili, recanti la buona novella
della ‘guerra giusta’.
Accolti dalle fresche acque dei sacri fiumi,
culla antica dell’umana scienza,
i marines, giunti ignari da lontano,
hanno seminato la sventura,
avvolti da cupa coltre di sabbia,
che il Dio pietoso ha sollevato
per coprire la vergogna infame.
Fra quei fiumi,
dove già Tamerlano aveva galoppato,
arrossandone le acque con le sue orde truci,
i nuovi barbari hanno recato morte,
dando la caccia ai mostri, che da sempre
la nostra sporca coscienza ha generato.
La logica volpina del più forte
È approdata a Bagdad, a Babilonia,
tra i palazzi di Uruk, alla sacra città di Ur,
e con la cecità feroce dell’ignoranza rozza
ha sgozzato distruggendo tutto,
finanche la memoria…
Sia maledetto chi non rispetta nemmeno
Le radici sacre della propria stirpe,
e maledetti siano i tiranni,
per i quali la ragione bruta si scatena,
diffondendo la strage e la rovina.
Sono stanco e avvilito
per la mia impotenza;
è pesante vivere in un mondo in cui
pure i compagni ti impongono la guerra
in nome della pace.
Voglio gridare al vento il mio tormento,
come fa il lupo nella notte fredda,
sollevando gli occhi verso il cielo
mentre la stridula civetta piange. (versi dalla raccolta ‘Fiori di pietra’, 2011)