L'ospedale che vogliamo
Informiamo la cittadinanza che il nostro Comitato ha inviato agli organi preposti le proprie osservazioni e richieste di modifica dell’Atto Aziendale n. 271 dell’8 aprile 2021.
Nel documento inviato via PEC, è stato chiesto in sintesi: - Che l’Ospedale “Beato Angelo” di Acri venga inserito nella rete ospedaliera per acuti con denominazione “Ospedale Generale” - tipologia non presente nell’ASP di Cosenza; - Che venga riaperto il reparto di ginecologia- ostetricia e punto nascita - in base alla considerazione che la popolazione femminile del territorio Acrese e del suo comprensorio è di oltre il 52% degli abitanti; - Che vengano immediatamente reintegrati l’ambulatorio di oncologia e i posti letto di chirurgia generale e di lungodegenza, in quanto non più presenti nel nuovo atto; - Che il Presidio ospedaliero venga fornito urgentemente di adeguato e idoneo personale, ad oggi carente. Visti i tempi ristretti non siamo riusciti a completare la collaborazione intrapresa con la commissione per elaborare la proposta unitaria che avremmo voluto presentare insieme all’amministrazione ed ai consiglieri di maggioranza e di minoranza. La proposta di Ospedali Riuniti Acri- San Giovanni in Fiore, a cui sta lavorando l’Amministrazione Comunale è certamente migliorativa rispetto all’attuale situazione del nostro presidio, ma non risponde pienamente alle nostre richieste. Convinti che oggi sia il momento per la nostra terra di chiedere con ragione e determinazione quanto gli spetta, stiamo continuando a raccogliere le firme online link.docx per chiedere l’ospedale generale e dalla prossima settimana partiremo con quelle cartacee. Come cittadini abbiamo il diritto/dovere di chiedere alle Istituzioni il riconoscimento del diritto alla salute, garantito dalla nostra Costituzione e perciò abbiamo deciso di porre le nostre istanze all’attenzione anche del Presidente del Consiglio Draghi e del Ministro della salute Speranza attraverso una lettera aperta che di seguito riportiamo. CALABRIA TERRA DI NESSUNO? Lettera aperta al Presidente del Consiglio Draghi e al Ministro Speranza Caro Presidente e caro Ministro, Chi scrive è un Comitato di cittadini di Acri, un paese della provincia di Cosenza, costituitosi in difesa dell’ospedale cittadino “Beato Angelo”. Abbiamo ritenuto necessario assolvere ad un dovere civico inalienabile: difendere il diritto alla salute dei cittadini acresi e dei paesi limitrofi, diritto costituzionalmente riconosciuto per tutti, ma concretamente non attuato per noi e per l’intera Calabria. Ebbene sì, caro Presidente e caro Ministro, ad Acri i livelli essenziali di assistenza (LEA) da un po’ di anni a questa parte non sono più riconosciuti. Abitiamo un territorio esteso dell’entroterra pre-silano, con temperature rigide in gran parte dell’anno ed una rete viaria molto, molto problematica. Inoltre, il nostro è un paese di quasi 20.000 abitanti e, fortunatamente, anche un territorio con una popolazione anziana consistente. Fino all’inizio dello scorso decennio, avevamo un ospedale pienamente funzionante, dotato di Pronto Soccorso, con i reparti di Medicina, Ostetricia, Ginecologia, con annesso Punto Nascita, Psichiatria, Chirurgia con tutte le necessarie risorse umane e materiali. In aggiunta, potevamo usufruire di eccellenti ambulatori con tante branche specialistiche. C’era un laboratorio di analisi a buon regime e di una radiologia appropriata- potevamo, insomma, curare i basilari i problemi di salute nel nostro territorio e accogliere e soddisfare i bisogni dei paesi limitrofi, dando così risposte ad una popolazione di circa 80.000 persone. Poi il graduale depauperamento a causa di uno scellerato piano di rientro causato da una gestione politico-affaristica-clientelare: sparisce prima il punto nascita ed inizia la successiva girandola dei vari commissari, che hanno cancellato diversi servizi e reparti, senza però ampliare i servizi territoriali né realizzare quello promesso e scritto nero su bianco nei successivi decreti commissariali. I bisogni, però, restano, e a tutti quelli che già c’erano se ne aggiungono di nuovi: tumori a iosa. Forse perché la sanità va ma i rifiuti tossici vengono? E il Covid? Oggi abbiamo un pronto soccorso, un reparto di medicina generale e la dialisi, tutti gestiti con personale insufficiente, insieme ad un unico ginecologo che si divide tra ambulatorio e consultorio. In fretta e furia per l’emergenza è stato aperto un reparto Covid nei locali del reparto di Chirurgia (senza aggiunta di nuove risorse di personale) con funzione pre-intensiva. Anestesisti? Una unità, per tutte le esigenze h24. Radiologia? Solo tele radiologia. La nuova strumentazione per la RMN e la TAC languono inutilizzate, cosi come le due attrezzate sale operatorie. Laboratorio di analisi? Poco personale e quindi anche lista d’attesa. Per le prestazioni che ad oggi il nostro ospedale non può più erogare e per tutte le altre necessità, noi acresi dobbiamo rivolgerci all’ospedale Spoke, Corigliano-Rossano, oppure all’hub di Cosenza, che distano entrambi più di un’ora di viaggio, lungo strade tortuose di montagna, senza contare che nei periodi invernali in alcuni punti esse sono pressoché impraticabili! L’Hub e lo Spoke di riferimento, sono sovraccarichi e quasi al collasso, anche loro depauperati dal piano di rientro e quindi, non danno più risposte adeguate ormai da anni: essi non rappresentano la soluzione ai nostri problemi, ovunque noi ci dirigiamo per ricoveri o emergenze spesso rischiamo di arrivare troppo tardi per dare risposte al nostro “diritto alla vita”. E il Covid? Le vaccinazioni in loco agli ultra 80enni sembravano funzionare discretamente, quando ecco arrivare la piattaforma! Gli anziani prenotati si sono dovuti prenotare di nuovo. Per vaccinarsi dove? Non è chiaro. Il personale della scuola è stato indirizzato tutto a Cosenza, costretto a percorrere molti Km, su una strada a rischio frana. Che fine hanno fatto i Soggetti Fragili che dovevano avere la priorità? La piattaforma li manda a vaccinarsi in luoghi distanti dalla nostra città. D'altronde, che male c'è? In fondo piove sempre sul bagnato. Siamo al Sud abbandonato da tutti in campo sanitario, specialmente quando si parla di disabili. Tutto nella norma. Caro Presidente e caro Ministro, quante promesse abbiamo già visto passare! Quanti Commissari, ieri ed oggi! Ogni commissario, regionale o provinciale che sia, arriva, visita la struttura, palesa la sua sorpresa nel vedere un ospedale che ha tutti i requisiti in regola, eppure è quasi chiuso, promette riaperture, aumento di personale. E poi? Poi il commissario, dichiarato inidoneo, sparisce e le promesse con lui che, quindi, rimangono inevase fin quando il nuovo commissario viene nominato, e la farsa si ripete. Fino ad oggi abbiamo aspettato che vengano mantenuti gli impegni presi dal commissario Longo, che ha promesso di riaprire e potenziare gli ospedali chiusi, ma anche quelli del commissario dell'ASP di Cosenza, dott. Vincenzo La Regina, il quale ha dichiarato, in nostra presenza, il suo impegno a reperire a breve personale medico, anestesisti in primis, nonché personale infermieristico, per permettere al nostro nosocomio di essere operativo almeno nei servizi ancora attivi. Impegni che certamente i commissari, pensavamo, avrebbero onorato. In questo mese invece, è stato reso noto il nuovo l’atto aziendale con firma del commissario La Regina che, non solo lascia il nostro come Ospedale di zona disagiata, ma lo riduce di altri servizi. Può immaginare, caro Ministro, la nostra delusione, il nostro disappunto, la nostra rabbia! (V. Nostre osservazioni allegate) Quello che ci chiediamo è perché il nostro diritto alla salute non viene tutelato e, anzi, ci viene negato? Perché, poi, non si progetta un serio piano di recupero dei servizi e delle risorse, con una riorganizzazione della rete ospedaliera e sanitaria degna di questo nome e che, magari, non si pensa seriamente di ritornare ad un Sistema Sanitario Nazionale visto il fallimento della gestione regionale? E poi a che serve fare nomine su nomine di commissari, sprecando denaro pubblico che potrebbe essere investito, invece, proprio nella sanità per salvare almeno il salvabile? Eppure oggi né la Calabria né Acri sono immuni dal Covid19, seppure nel corso del tempo abbiano sviluppato difese immunitarie volte a sopravvivere alla mancanza di risposte da parte degli enti preposti ed all’abbandono in cui da sempre sono lasciate le nostre zone. Ma non per questo siamo rassegnati a vedere i nostri diritti calpestati! Nulla è stato fatto in questi mesi per evitare alla Calabria di trovarsi sprovvista di fronte all’emergenza Covid, e nulla si sta facendo oggi per evitare di essere travolti dal disastro. Ma soprattutto nessuno ha preso in mano la questione sanità pubblica per risolverla definitivamente. La sanità privata, invece, non ha subito tagli e rallentamenti: per chi può permetterselo certo essa rimane comunque sempre una chance, ma certamente nulla ha a che vedere con il diritto alla salute costituzionalmente riconosciuto. La mancanza dei livelli essenziali di assistenza ad Acri è frutto anch’esso di questa noncuranza, che parte dai vertici governativi ed arriva fino alle istituzioni locali. Il nostro Comitato non ha intenzione di rimanere in silenzio di fronte a queste incurie e sente il dovere etico, civile e morale di denunciare e portare all'attenzione di tutti il senso di impotenza, di frustrazione, di malessere atavico che la nostra cittadina e la Calabria tutta sta vivendo. Per questi motivi ci rivolgiamo a Lei sig. Presidente, a Lei sig. Ministro ed al governo intero, perché vogliate prendere posizione in merito alla situazione sanitaria calabrese e, quindi, anche a quella dell’ospedale di Acri, esaminandola con la massima attenzione, attuando una soluzione definitiva, che dia nuovamente dignità alla salute dei cittadini. Siamo fiduciosi che vorrete prendere iniziative adeguate in direzione della garanzia dei LEA anche nei nostri territori. Anche noi facciamo parte dell'Italia, la Calabria non è terra di nessuno! - Scarica richiesta ospedale generale - Firma |
PUBBLICATO 26/04/2021 | © Riproduzione Riservata
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