Son pochi i passanti, sono chiuse le porte, segnali di morti bene in vista, mascherine su tutti i volti, il saluto è un tossire: quale disgrazia sulla bella Gaia? La vita è in pericolo!
Lo sguardo superficiale punta il dito sul laboratorio zeppo di provette, lo sguardo più serio punta il dito sull’uomo. Prima di emettere sentenze, facciamo due passi nella mitologia Greca e Romana.
Fermiamoci davanti a uno scosceso dirupo sito nel Caucaso. A questo dirupo è saldamente ancorato con robuste catene il giovane Prometeo, la condanna è stata emessa direttamente dal “Sommo Giove, Zeus”.
Prometeo, per aiutare gli uomini che menavano vita grama, ha rubato il fuoco sempre acceso sull’Olimpo e lo ha offerto agli uomini. La condanna è stata dura, oltre ad essere incatenato alla squallida rupe, ogni pomeriggio una gigantesca aquila si posa sul petto di Prometeo, con i potenti artigli gli squarcia il petto e con l’adunco becco ne divora il fegato (ricrescerà nella notte). E’ Esiodo che ci spiega Prometeo: è stato molto utile ai nostri antenati, ha loro insegnato a leggere il cielo stellato, ha rivelato la scienza dei numeri, ha loo aperto gli occhi sulla Memoria, madre delle operose Muse.
Il dono del fuoco, sottratto agli Dei e offerto agli uomini , ha una forza straordinaria: fonde i metalli e tiene lontano dal villaggio le belve predatrici, inoltre il calore del fuoco mette in moto anche il cuore dell’uomo.
Il fuoco permette di arare e mietere, fa cuocere il pane e …combattere. Prometeo non è un uomo, è un Dio deluso dello strapotere di Giove che odia l’uomo e se la spassa con le belle figlie degli uomini.
Quegli uomini guardavano troppo il cielo, Prometeo ha detto loro: “onorate la terra e spaziate sulle acqua del mare”.
Quel fuoco rubato è il “progresso”, nelle mani dell’uomo fracasserà l’onore e il potere di Giove. Gli uomini fanno sapere a Giove “Non abbiamo più bisogno di Te, possiamo fare da soli, bastiamo a noi stessi”.
E’ scacco alla divinità. Prometeo era a conoscenza che il progresso mette in dubbio il potere divino, ha rubato e dispensato. Giove ha notato il calo del suo potere e ha emesso condanna senza appello. Avevano visto bene sia Prometeo e sia il Sommo Giove.
Ciò premesso, inforchiamo gli occhiali senza macchioline e leggiamo bene il lodato e biasimato progresso. La parola “progresso” riassume due concetti convergenti: conquista scientifica e conquista pratica per conoscere, afferrare e trattenere la comodità. Più chiaramente: liberare l’uomo dai lavori pesanti e dalle opprimenti preoccupazioni, elevare e far godere facendo uso di strumenti nuovi e potenti, capaci di sollevare pesi oltre le possibilità delle braccia. Sembra un attraente colore roseo all’orizzonte, ma …può spegnere la civiltà e la vita, è quello che sta succedendo nei nostri giorni. La sospirata ripresa tarda a venire, forse non trova i lacci per le scarpe.
Civiltà e progresso dovrebbero camminare insieme e in sintonia, ma il progresso si mostra forte e prepotente, sue alleate: comodità, facilità, felicità. Primo prodotto del progresso è la riduzione del lavoro manuale, dove lavoravano cinque, basta uno: potenti macchine svolgono i lavori più pesanti e in breve tempo. Abbiamo: progresso scientifico che converge subito in progresso tecnico, che sfocia in progresso industriale =produrre sempre più, chi si ferma è perduto.
Una breve corsa nel progresso del 1900: sulla Luna, l’anno prossimo su Marte; il Concorde, in poche ore a New york; la Maserati, subito a casa senza sbagliare strada, il pilota satellitare ti suggerisce il tragitto più breve; il Computer con la sua grande memoria ti conserva tutto; il Telefonino, ti fa vedere il volto di chi non si è dimenticato di Te. L’uomo è grande e grandi sono le sue invenzioni, comodità può rimanere ben comoda. Noi voltiamo pagina: 1900 è il secolo più feroce: 2 guerre mondiali, guerre in Corea e Vietnam, 2 bombe atomiche sul Giappone, la vergognosa Shoa in Europa. Progresso e disastri hanno alterato lo stato d’animo: “niente ci fermerà, solo Dio ci fermerà, neppure Dio ci fermerà”.
Il Grande Giove aveva visto bene, avrebbe perduto onore e potere: la ferocia dell’uomo può esplodere, ed esplode in ogni momento. Ben venga il progresso se non distrugge quello che resta, ben venga se protegge e migliora la vita; ben venga il progresso che migliora il cuore e la mente di tutti gli esseri umani. Nessun bambino dovrebbe piangere per fame, nessuna violenza dovrebbe bagnare di sangue le mura domestiche nessun Caino deve sopprimere Abele: tutti migliori nel vivere e nel progredire, solo l’ignorante non renderebbe onore a Dio.
Non spaventa il grande, spaventa il piccolo. E’ bastato un virus unicellulare a tenerci prigionieri in casa con viso occultato, ci ha fatto capire che restiamo deboli e fragili. Ci sentivamo forti e protetti, un cattivo vento ci ha piegati. Magistrale l’affermazione di San Paolo: “quand je suis feble, s’est alors que je suis fort”
Il verbo giusto del progresso è “migliorare”, è un verbo in salita, il vero significato possiamo leggerlo sul monumento di Nagasaky, ricorda la seconda bomba atomica: “Non ripeteremo gli stessi sbagli”, il verbo è al futuro, passiamolo al presente “non ripetiamo oggi gli sbagli di ieri”, i buoni frutti saranno immediati, mangiabili e gustosi, prima che giungano a maturazione.
La Shoa praticata sugli Ebrei, oggi stende la sua ala nera su tutti i Continenti.