Si sta parlando tanto di sanità disastrata e disastrosa e di strutture inefficienti. Il giornalista Francesco Cangemi ricostruisce in modo perfetto quanto accaduto negli ultimi 11 anni.
I problemi, quindi, sono iniziati nel 2009 (Loiero), aggravatisi nel 2010 (Scopelliti) e non risolti nel 2014 (Oliverio).
Leggete attentamente. Ringraziamo Francesco Cangemi e Calabria News. Scrive Cangemi; come siamo arrivati al collasso sanitario di oggi?
Si può dire che è una storia antica quanto la Calabria ma, negli ultimi 11 anni (di cui 10 di commissariamento), c’è stata una caduta irreversibile verso il basso dove la struttura sanitaria e, ospedaliera nello specifico, invece di essere riorganizzata è stata depotenziata.
Ma dire che sono stati solo gli anni del commissariamento il male della Calabria sarebbe dire una bugia grande quanto i problemi della Sanità regionale.
Partiamo da uno scenario pre-Loiero, quando nel 2009 si paventa l’idea del commissariamento che poi diventerà il Piano di rientro.
Non è un mistero ciò che è accaduto nella Sanità calabrese sino a quel momento: la politica per favorire le proprie clientele ha creato, nei fatti, un ospedale ogni 50 chilometri.
In gran parte dei paesi della Calabria, praticamente, non mancavano mai un prete, due carabinieri e un ospedale.
Giusto per fare un esempio, si pensi all’Alto Tirreno cosentino dove fra Paola e Tortora, si potevano contare gli ospedali di Paola, Cetraro, Praia a Mare e con quello di Scalea previsto ma che è rimasto un ecomostro mai finito.
Aver riempito, per anni, le strutture sanitarie di clientele piuttosto che di eccellenze ha prodotto scarsa efficienza a favore di quelle strutture private che erano e sono guidate dalle famiglie della Sanità che sono sempre andate sottobraccio alla politica per mungere quella che è la mucca più produttiva della Calabria: la gestione della salute pubblica.
Loiero e il Piano di rientro.
Ma il dibattito sugli ospedali chiusi di cui si parla oggi risale al 2009 quando il governatore è Agazio Loiero e il primo ministro italiano è Silvio Berlusconi.
Da Roma minacciano il commissariamento ma Loiero ingaggia una discussione col governo centrale, soprattutto con l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, e riesce a patteggiare un commissariamento con il Piano di rientro. Bisognava recuperare oltre 1 miliardo e 600mila euro di debito sanitario, una sfida impossibile tant’è che Loiero non ci riuscirà per più motivi. Scopelliti super commissario.
Nel luglio 2010, il suo successore Peppe Scopelliti non è solo il nuovo governatore della Calabria ma è anche il commissario della Sanità, un privilegio che non verrà concesso al suo successore.
La nomina arriva grazie al governo amico. È proprio il governo regionale di Scopelliti a produrre il famoso ridimensionamento della rete ospedaliera calabrese cambiando volto e funzione degli ospedali regionali.
La trasformazione degli ospedali. Sulla carta serviva a creare tre grandi ospedali, gli Hub, e tutto il resto delle strutture dovevano diventare eccellenze specialistiche.
La riorganizzazione fu infelice e, la gran parte degli ospedali non Hub, oggi si ritrova chiusa.
La riorganizzazione effettuata dal commissario Scopelliti e dai subcommissari prevede, da ottobre 2011, la creazione di 3 ospedali Hub (strutture complesse), 8 Spoke (strutture medie), 4 Ospedali generali, 4 Ospedali di zona montana, 13 Centri di assistenza primaria territoriale detti Capt creati «al fine di assicurare, come da Pgr18/2010, la continuità assistenziale derivante dalla riconversione di ben 17 ospedali di cui 6 già deospedalizzati e 11 da riconvertire entro il 31 marzo 2012».
Sarà proprio per i Capt che si leveranno gli scudi delle amministrazioni locali. Alla fine, nel 2011, la rete ospedaliera calabrese è così organizzata: gli Hub sono l’azienda ospedaliera di Cosenza (sostanzialmente l’Annunziata rispetto al Mariano Santo e al Santa Barbara di Rogliano. Tutti e tre fanno parte della stessa Azienda), quella di Catanzaro con il Pugliese Ciaccio e quello di Reggio Calabria; Spoke diventano gli ospedali di Castrovillari, Corigliano/Rossano (all’epoca due città distinte) e Cetraro/Paola, Lamezia Terme, Crotone, Vibo Valentia, Polistena e Locri.
Diventano Ospedali generali quelli di Soverato, Tropea, Melito Porto Salvo e Gioia Tauro; restano Ospedali di montagna quelli di Acri, San Giovanni in Fiore, Soveria Mannelli e Serra San Bruno.
Infine, diventano i tanto contestati Capt le strutture di San Marco Argentano, Mormanno, Lungro, Trebisacce, Cariati, Praia a Mare, Chiaravalle, Soriano, Scilla, Taurianova, Oppido, Palmi e Siderno.
Restano strutture a parte il Policlinico universitario di Germaneto a Catanzaro e l’Inrca a Cosenza.
La rabbia dei territori monta, il debito anche e molte delle strutture secondarie (dagli Ospedali generali ai Capt), iniziano a chiudere rendendo i pronto soccorso degli Hub e degli Spoke dei veri e propri inferni per medici e pazienti. Oliverio e le liti con Scura.
L’arrivo di Cotticelli. Scopelliti chiude (per il momento), in caduta libera la sua parabola politica e spalanca le porte al governatore Mario Oliverio che, nonostante il governo centrale sia dalla sua parte politica, non ottiene la nomina di commissario alla Sanità ma, bensì, l’arrivo di Massimo Scura con il quale tutto diventa uno scontro continuo. Oliverio conduce una vera e propria battaglia totale contro Scura.
I sostenitori del governatore Pd dicono che lo faccia per amore della Calabria, i detrattori dicono si batta per soddisfare gli appetiti dei suoi amici (e amici dei suoi amici), della Sanità privata calabrese che, fra l’altro, sono suoi grandi elettori nel 2014.
Per Oliverio non funzionò nemmeno l’annuncio di volersi incatenare a Palazzo Chigi se la Sanità non fosse stata liberata dal commissariamento.
Il governo nazionale passa di mano all’alleanza Lega-Cinquestelle che nomina (attraverso la ministra della Sanità Giulia Grillo), il generale dei carabinieri in pensione Saverio Cotticelli, quello passato alla storia della regione per non sapere di essere il responsabile del piano Covid.
Ora il commissario è Giuseppe Zuccatelli, nell’occhio del ciclone per le sue affermazioni “leggere” sull’uso della mascherina e su come si trasmette il Coronavirus (il bacio da 15 minuti…), mentre la piazza chiede a gran voce l’arrivo di Gino Strada, gli amministratori locali vogliono la riapertura degli ospedali chiusi (per poi lasciarli aperti…) e con il governatore Spirlì (che ha sostituito Jole Santelli, scomparsa prematuramente, nel bel mezzo dell’emergenza Covid con tutte le polemiche), a farsi mandare le tende ospedalizzate dal governo nazionale.