STORIA Letto 1710

Breve storia dell’inquisizione e microfisica del potere. Prima parte


Foto © Acri In Rete



“Perché si possa dare un’autentica e liberante esperienza di verità occorre aprirsi senza timore allo spirito dell’eresia. È la messa in dubbio, l’interrogazione inquieta, l’indagine che procede senza predeterminare già quale debba essere il risultato finale, a costituire il metodo verso la verità che libera. Eresia e verità sono contrarie e incompatibili solo per il potere, ma non lo sono in alcun modo per la ricerca del vero, del bene, del giusto.” Vito Mancuso. Dovremmo soffermaci di più sulle cose. Molto spesso siamo superficiali, ci accontentiamo di quello che vediamo o che ci costringono a vedere. Ci fermiamo alle apparenze. Tutto quello che è stato scritto o detto, tutto ciò che l’uomo ha costruito con le sue mani, la storia stessa degli uomini, andrebbero analizzati con attenzione. Bisognerebbe informarsi e informare sul passato per cercare di migliorare il presente. Tuttavia, oggi, siamo mal informati e il nostro cervello viene abilmente manipolato e lavato continuamente da coloro che detengono le redini della società. Il potere ci avvolge nella morsa di un ristretto gruppo di persone che hanno la capacità di intervenire e decidere per, e sulla, moltitudine del popolo. L’esercizio del potere abbraccia ogni nostro settore di vita, una reazione a catena che coinvolge piccoli e grandi aspetti del quotidiano. L’origine del potere politico viene visto da Hobbes come volontaria cessione di libertà in vista di processi di autoconservazione, un atto necessario per non dare spazio alla cosiddetta anarchia ed al disordine. Ma la realtà appare comunque molto più complicata delle aspettative e spesso il potere cammina di pari passo con quella che definiremmo corruzione, delineando cosi, inevitabilmente, la formazione di due classi: Quella degli oppressi e degli oppressori, la dicotomia vittima/carnefice, dove la ricerca del benessere del singolo conduce alla degenerazione morale. Tutto si ripete ciclicamente durante i secoli, cambiano solo i personaggi ma non i crimini. Si tratta di corsi e ricorsi storici, un circolo vizioso da cui non è possibile uscire e dal quale l’uomo non riesce a svincolarsi. Sembra tanto che la cosiddetta “umanità” non susciti interesse quanto la voglia di essere “potenti” e che le questioni dello spirito siano solo una maschera per ricoprire le proprie voglie di materia. Oggi si parla di democrazia e di libertà, di voce al popolo ma tutto ciò è solo utopia, labili concetti difficili da concretizzare. Leonardo Sciascia durante un’intervista afferma: “I tre poteri che dovrebbero restare indipendenti si sono riuniti nella partitocrazia, i partiti fanno le leggi, le fanno eseguire, le fanno giudicare, quando c’è questo una democrazia non esiste più.” Stato, Chiesa, Mafia pensano a tutelarsi e a far si che le cose non cambino, tramite terrore diretto o indiretto e tutto ciò gli riesce bene soprattutto perché la maggior parte del popolo ancora oggi è ignorante, ancora oggi ha necessità di idoli religiosi e sembra concentrarsi su cose sbagliate. Sostanzialmente siamo poco attenti, troppo distratti. Nietzsche nell’Anticristo a riguardo della religione e del suo ostacolare la cultura dichiara: “La scienza è il proibito in sé, è il primo peccato, il seme originale, il peccato originale. La morale è soltanto questa. << Tu non devi conoscere>>. L’uomo non deve pensare ed il prete inventa il bisogno, la morte, la fatica, la malattia, nient’altro che strumenti della lotta contro la scienza! ” La storia dell’Inquisizione e degli eretici è una di quegli aspetti che andrebbero maggiormente approfonditi, bisognerebbe essere a conoscenza di come la bramosia di potere possa condurre gli esseri “umani” a pensare le più spietate crudeltà, di come anche ciò che viene definito “SPIRITUALE” sia intriso sino alla nausea di ciò che definiremmo “MATERIALE”. Sempre Nietzsche nell’ L’Anticristo parlando dei preti della Chiesa afferma: “La disobbedienza verso Dio ,vale a dire verso il prete, verso <>, riceve a questo punto il nome di <> ; I mezzi per <> sono, come si conviene, mezzi con i quali la soggezione al prete è assicurata ancor più radicalmente : il prete solo <> … Riesaminandoli in senso psicologico i peccati divengono indispensabili in ogni società organizzata clericalmente : essi sono le vere e proprie leve del potere, il prete vive dei peccati, egli ha bisogno che si <>… Principio supremo: << Dio perdona a colui che fa penitenza>> in parole povere: a colui che si sottomette al prete.” Quindi “l’eretico” è colui che, come dice l’etimologia della parola stessa (dal greco: airetikos ) , sceglie; che si allontana dalle ideologie che la classe predominante inculca nel popolo. Sciascia riconosce lo Stato come una spietata macchina inquisitoriale dove tutti i personaggi sono funzionali alla microfisica del potere. L’atteggiamento del potere politico a confronto delle eresie fu sempre lo stesso sia nell’impero romano che nel Medioevo, non ci si preoccupava fin quando il dissenso ideologico non diveniva dissenso politico. Costantino I aveva esiliato i vescovi dichiarati eretici del Concilio di Nicea ed aveva condotto scontri armati contro gli ariani , seguaci del vescovo Ario. Nel 380 Teodosio I elargì pene per coloro i quali non professassero la religione degli apostoli , negli anni successivi le torture aumentarono e si arrivò alla pena di morte. Durante i primi dieci secoli del cristianesimo si era giunti ad una fondamentale distinzione tra i ruoli di giurisdizione ecclesiastica ( la Chiesa attraverso i vescovi definiva l’ortodossia, giudicava gli eretici e infliggeva pene fisiche sino alla scomunica), giurisdizione civile ( Giudicava gli eretici nemici dello Stato e gli infliggeva pene sino alla morte). Il termine Inquisizione è documentato per la prima volta negli atti del Concilio di Tolosa tenutosi in Francia nel 1229, fu stabilita tuttavia nel Concilio presieduto a Verona nel 1184 da papa Lucio III e dall’imperatore Federico Barbarossa e perfezionata da Innocenzo III e dai suoi successori, papi Onorio e Gregorio IX per reprimere il movimento cataro diffuso in Francia meridionale e nell’Italia Settentrionale . Si possono distinguere tre fasi nella storia dell’Inquisizione: L’ Inquisizione Medievale ( 1179 – 1184 ) di cui era responsabile il papa che nominava direttamente gli inquisitori, fino a quel momento la fede doveva essere persuasa e non imposta ,ora le legislazioni civili prevedevano pene e richiedevano provvedimenti contro i catari. In questo periodo, la lotta venne condotta anche contro l’eretico Fra Dolcino, apostolico dotato di grande carisma che si attirò contro l’ira della Chiesa e di Bonifacio VII, per i messaggi della suo predicazioni, in particolare poiché egli affermava che la Chiesa dovesse essere povera : « Gesù e gli apostoli non avevano mai posseduto niente » L’eresia era considerata reato di lesa maestà, in quanto sulla religione cattolica si fondava l’impero. L’Inquisizione Spagnola (1478 – 1820 ) e l’Inquisizione Portoghese ( 1536 – 1821 ), dove gli inquisitori venivano nominati direttamente dai sovrani; L’Inquisizione Spagnola fu istituita da Sisto IV su sollecitazione di Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia e gli inquisitori quindi dipendevano direttamente dalla corona spagnola e non dal Papa. In principio dovevano occuparsi degli Ebrei convertiti al cristianesimo, l’istituzione venne estesa successivamente ai possedimenti Spagnoli nel mondo ( Sicilia, Messico, Sardegna) e divenne una sorta di polizia segreta di Stato per impedire possibili colpi di Stato nei regni dei sovrani spagnoli. Spicca la figura del primo grande inquisitore spagnolo Tomás de Torquemada , priore del convento domenicano e confessore dei sovrani, passato alla storia per la sua grande crudeltà; si occupò in un primo momento di controllare coloro che si erano convertiti tra ebrei e mori ma presto trasformò l’Inquisizione in un potente mezzo di controllo sulla professione del cristianesimo nonché sulla fedeltà alla Chiesa e alla corona. L’Inquisizione Portoghese fu voluta da Giovanni III, missione dell’istituzione era convertire i popoli dell’Asia della città di Goa, che erano sotto il potere portoghese, dall’induismo al cristianesimo. L’ Inquisizione romana (Sant’ Uffizio 1542 esistente ancora oggi, Papa Giovanni Paolo II nel 2000 ne ha ridefinito i compiti : promuovere e tutelare la dottrina della fede e dei costumi cattolici ). Il compito di tale istituzione voluta da papa Paolo III era quello di mantenere e difendere l’integrità della fede, esaminando gli errori delle false dottrine. Vennero processati in questo periodo studiosi famosi quali Tommaso Campanella, Galileo Galilei e Giordano Bruno. L’Inquisizione in Sicilia, sotto diretto controllo dell’Impero spagnolo di cui era vice-regno, fu introdotta nel 1224 da Ferdinando II, nell’isola operavano già gli inquisitori della Santa Sede ma furono comunque meno duri degli spagnoli, questi avevano un potere superiore a quello degli stessi viceré, questa Inquisizione fu subito invisa al popolo siciliano poiché temevano per le loro attività mercantili, finanziarie e commerciali, reazioni e proteste contro lo strapotere dell’Inquisizione si levarono anche dal Senato Palermitano e da parte di alcuni viceré. Il compito degli inquisitori era quello di mettere a tacere uomini di “tenace concetto” ossia peccatori della morale, eretici o agitatori di stili di vita e idee contrarie alla fede cattolica. Fu Ferdinando III di Sicilia ad abolire l’Inquisizione dall’isola. E’ proprio sull’Inquisizione Siciliana che Sciascia scriverà “Morte dell’Inquisitore”, ambientata nel palazzo Chiaromonte – Steri a Palermo, tra le mura di questo, gli inquisitori tortureranno ed uccideranno diversi uomini e donne tra ebrei, suore, frati, nemici dell’ortodossia politica, bestemmiatori e streghe e dove sulle pareti resteranno dei graffiti, testimonianza dei patimenti dei reclusi. Tra le effigie vi sono molte che rappresentano la passione di Cristo e dei Martiri, poiché i reclusi si sentivano vicini al calvario di Cristo e dei santi che diedero la vita. La tortura che più praticavano era quella della corda. Da una trave pendeva una corda e da questa, la vittima veniva lasciata cadere coi polsi dietro la schiena in modo da produrre slogature di braccia e spalle, tutto ciò durava per trenta minuti durante i quali il boia esortava a confessare la verità. Era un carcere per far soffrire e non morire. Dopo la tortura si veniva condannati al remo sulle galere in dure condizioni che equivaleva ad una lenta morte, oppure c’erano l’esilio e la carcerazione perpetua. La Sicilia fu inoltre la regione italiana dove più donne vennero condotte al rogo , la prassi giudiziaria prevedeva l’emanazione dell’edictum fei da parte dell’inquisitore e chiedeva ai fedeli di denunciare chiunque fosse sospettato di eresia. L’accusato veniva fatto catturare senza preavviso ,solo alle persone di rango veniva recapitato un ordine di comparizione, gli Ufficiali reperivano prove e testimonianza di colpevolezza, accuse e testimone erano segreti e il notaio procedeva all’inventario ed al sequestro dei beni; Si utilizzava la tortura per raggiungere la piena prova del reato e alla sentenza si giungeva per assoluzione a cui seguiva “l’ auto da fé” che era una riabilitazione pubblica e consisteva in una sfilata dell’ accusato in processione per le vie della città ,con in mano una palma e una candela e indossando il sambenito, per un certo periodo . Tuttavia Il “colpevole” era tenuto sotto stretto controllo, gli venivano sequestrati i beni e sottratta la responsabilità civile; inoltre, il condannato, se ricaduto negli stessi errori veniva scomunicato e messo a morte. Ci fu un critico in particolare che parlò del nesso tra potere e scomunica, Ambroise osserva: “Il potere è sempre potere di uccidere. La morte rende credibile il potere, dimostrare l’efficacia. Ma ne mette anche in evidenza il limite. Sui morti non si ha più alcun potere [ . . . ] Perché ci sia esercizio effettivo del potere, chi lo subisce deve anticipare la propria morte, viverla. Di lì, l’invenzione della tortura, della carcerazione, della scomunica che costituiscono, per chi ne è oggetto, altrettanti modi di vivere la propria morte . Nella misura in cui la morte è la definitiva espulsione della comunità degli altri uomini, la scomunica, che è anch’essa una morte civile, la anticipa.” Tuttavia, i giudici non potevano mandare a morte un “fratello” e lo affidavano alla giustizia secolare che si occupava di accendere il rogo nel Piano della Marina, di fronte allo Steri. Nel 16 marzo 1782 viene firmato il decreto di abolizione del tribunale del Santo Uffizio e il viceré Caracciolo lo eseguì il 27 successivo, ritenendolo un gesto rivoluzionario. Un anno dopo l’archivio del Tribunale venne dato alle fiamme. Ma è stato possibile conoscerne la storia attraverso la corrispondenza tra il tribunale palermitano e la sede generale dell’Inquisizione a Madrid. (Continua)

PUBBLICATO 21/08/2020  |  © Riproduzione Riservata

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