Chissà anche quanti acresi sono caduti nelle maglie di questi delinquenti. L’operazione denominata ‘Gazze ladre’ ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari, di cui 13 ai domiciliari e 4 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Furti nelle mense dei poveri e all’interno delle scuole, traffico di stupefacenti e furti di auto con ‘cavallo di ritorno’ sono i maggiori reati contestati ai 17 soggetti destinatari di altrettante misure cautelari emesse dal Gip del tribunale, su richiesta della Procura guidata da Mario Spagnuolo. Tredici le persone finite agli arresti domiciliari e 4 quelli con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, accusati a vario titolo e in concorso di furto aggravato, tentato furto con strappo, ricettazione, estorsione, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, danneggiamento, detenzione illegale di armi. Le indagini hanno permesso di risalire agli autori di 9 episodi di furti e ricettazioni di veicoli (di cui 3 furgoni e 6 autovetture), seguiti da 6 estorsioni consumate con il metodo del cosiddetto ‘cavallo di ritorno’, 9 furti aggravati commessi ai danni di Istituti Scolastici, strutture sportive, depositi di pullman, associazioni di beneficenza, nonché numerose cessioni di sostanze stupefacenti, tutti fatti perpetrati da novembre 2018 a settembre 2019. Le indagini sono partite dal furto di un’autovettura successivamente utilizzata per effettuare una rapina alla clinica “San Bartolo” a Mendicino, nel corso della quale 3 persone, con il volto travisato da passamontagna ed armati di pistola, avevano asportato la somma di circa 10 mila euro. “Tra gli episodi delittuosi – ha spiegato il capitano Giuseppe Merola – anche la pianificazione di uno “scippo” ai danni di un’imprenditrice edile di Cosenza, che si recava in alcuni giorni della settimana in banca per versare gli introiti della propria azienda. L’azione delittuosa non è stata mai portata a termine solo grazie alla presenza dei carabinieri. Lo “scippo” era stato pianificato da parte degli indagati con minuzia di particolari, attraverso dettagliati sopralluoghi andati avanti per oltre un mese. Il giorno designato, gli indagati salivano a bordo di una moto con targa contraffatta, indossando caschi integrali e seguendo la vittima designata fino ad un attimo prima di entrare in azione. Ma resisi conto della presenza di alcuni militari in borghese, hanno desistito dal porre in atto il piano”. Nell’operazione “Gazze Ladre” gli indagati, dopo aver trafugato i veicoli, attendevano che venissero contattati dalle vittime che si recavano direttamente al cosiddetto “villaggio degli zingari”, per ottenere la restituzione dell’autovettura, dietro la corresponsione di una somma di denaro che variava da 300 a 2.500 euro. Facendosi forti della caratura criminale acquisita nel tempo e delle errate consuetudini diffuse in città, gli indagati intimorivano le proprie vittime con la minaccia di distruzione dell’autovettura qualora non venisse corrisposta la somma di denaro richiesta per la restituzione. I furti di autovetture, compiuti in orario diurno o al massimo serale, ma mai di notte, venivano organizzati con minuzia di particolari e sistematicità, al punto che da una intercettazione ambientale emergeva addirittura l’esistenza di una “lista” di auto da rubare, tanto è vero che in un passaggio dell’ordinanza del GIP del Tribunale di Cosenza, alla segnalazione di uno di essi di prendere una Fiat Punto, l’altro rispondeva: “Sulla lista abbiamo una Multipla, dobbiamo prendere la Multipla! … poi domani è un altro giorno”.
Una volta individuato il veicolo giusto, riuscivano a rubarlo in soli tre minuti, grazie all’utilizzo di centraline che collegate al quadro elettrico del veicolo ne consentivano l’accensione, rendendo pertanto impossibile un qualunque intervento delle Forze dell’Ordine. Le auto rubate venivano quindi portate, in tutta fretta, al “Villaggio”, dove venivano perquisite e svuotate di tutto il materiale utile, venendo poi spostate, con apposita “staffetta” (una seconda auto che le precedeva, pronta a segnalare eventuali posti di blocco) in vie secondarie della città dove venivano parcheggiate in attesa di essere restituite ai legittimi proprietari a seguito del pagamento di una somma di denaro. Un furto particolarmente odioso commesso dai due indagati è, inoltre, quello verificatosi ai danni di una mensa per indigenti di Cosenza, gestita da alcuni volontari che cucinano pasti per persone in difficoltà. In tale circostanza, gli stessi riuscivano ad asportare tutta l’attrezzatura della cucina, comprensiva di un bollitore ed una friggitrice avente un valore di circa 2 mila euro ed a causare ingenti danni all’immobile, con la rottura delle tubature dell’acqua che hanno provocato l’allagamento dei locali. Per ciò che concerne l’attività di spaccio, nel corso delle attività tecniche sono emerse diverse cessioni di cocaina, commesse da alcuni degli indagati, tra i quali, purtroppo, un poliziotto all’epoca dei fatti in servizio alla Prefettura di Cosenza e che veniva, poco tempo dopo, tratto in arresto dalla Squadra Mobile della Questura per detenzione abusiva di arma da fuoco.