Recentemente alcuni importanti cambiamenti si stanno verificando all’interno del comune di Acri. La colpa del degrado della comunità è, ovviamente, attribuita ai politici ma noi cittadini dovremmo riflettere su alcuni punti: Chi ha scelto i nostri politici? In base a quale caratteristica? Per quale motivo? Per quali doti morali e intellettuali spiccano i nostri reggenti? Siamo stati noi, sono una nostra preferenza, una nostra responsabilità. Noi, popolo, armiamo chi dovrebbe guidarci e poi ci lamentiamo delle nostre scelte. Forse scegliamo perché, in questo mangia mangia generale, speriamo di ricevere qualche briciola dagli avanzi dei politici? Forse perché tra tutti i mali preferiamo quello minore? Pecchiamo di ingenuità? Ci fidiamo delle loro promesse in campagna elettorale? Una lezione fondamentale è quella offertaci dai latini “verba volant, scripta manent” ed è certo che le parole volano soprattutto in politica. Il problema sostanziale della nostra cittadina non è solo quello inerente ai soldi, alle buche, alla scarsa valorizzazione dei territori. Il vero problema è l’immaturità che fa da padrone. Sono immaturi i politici e i cittadini e la prova è emersa da una serie di battibecchi inconcludenti e non costruttivi a fronte di eventi recenti,dove l’unico intento era quello di denigrarsi l’uno con l’altro. Una questione di narcisismo ed egocentrismo ma, a conti fatti, dopo questo continuo scontro dove si trova la soluzione? Sono anni che assistiamo a guerre tra galline in un pollaio, il dibattito è importante quando crea confronto e ci permette di crescere non quando visibilità,potere(e quindi soldi) e notorietà sono lo scopo principale. La politica è una delle più intricate utopie create dagli uomini, i suoi intenti di attuare ordine e sicurezza tra i cittadini sono un sogno lontano. Come possiamo crescere come persone e territorio se non è quello che realmente vogliamo? Ci piace forse sguazzare nella nostra piccola pozzanghera senza aprirci al nuovo, senza tentare di renderla quantomeno uno stagno. Questo perché il nuovo e l’ignoto spaventano e ,se le menti sono chiuse, anche le possibilità di fuga da questa situazione obsoleta resta chiusa. Noi cittadini siamo i primi a sbagliare, abbiamo favorito la situazione di degrado della nostra zona e dobbiamo avere l’onesta intellettuale di assumercene tutta la colpa. Ad esempio,un tempo Là Mucone era una frazione molto più al passo con i tempi, vi era un’edicola una piazzetta luogo di incontro e di dibattito, diverse le attività commerciali presenti, ora c’è rimasto poco e niente e il tutto a causa di un unico problema : l’invidia. Non ci serviamo nelle nostre realtà commerciali per non arricchire o giovare a tizio e caio,o per questioni di antipatia e ci rechiamo fuori zona per acquistare gli stessi prodotti o magari anche di peggiori. Non importa, la cosa essenziale è non essersi servito dal proprio compaesano. Così muoiono le nostre piccole attività ogni volta che preferiamo il centro commerciale all’impresa del nostro paesello, non lamentiamoci dunque se poi non abbiamo scelta e siamo costretti a muoverci! Non esiste il senso di collaborazione tra cittadini, siamo soli e divisi e questo ci rende deboli e vittime, anche e soprattutto, di ingiustizie politiche. Altra enorme piaga è il nostro scarso interesse per la cultura, per i nostri luoghi storici, fingiamo di interessarci al presente tralasciando l’insegnamento del passato (che non conosciamo proprio) e non tuteliamo i nostri palazzi, i nostri siti archeologici, ponendo a lavorare gente a caso in ambiti che non fanno parte delle loro competenze e che quindi non possono accendere la curiositas in un visitatore di un museo,una biblioteca ecc. Siamo prigionieri di una società dove vige il clientelismo e di conseguenza l’incompetenza (anche in questo caso, non apriamo bocca se per qualsiasi operazione da compiere ci vuole tantissimo tempo,questo accade perché le persone giuste non sono ai posti giusti ma nella loro posizione troviamo l’amico di, il parente di e cosi via). Non c’è nulla che susciti l’interesse della maggior parte dei cittadini, non si partecipa alle manifestazioni culturali e ,ad oggi, la cultura è un bene accessibile ad una nicchia composta sempre dalle solite persone che giocano a fare i dottoroni sperando di darsi un tono e ricavarne(magari)qualche profitto. La colpa è nostra, siamo scontenti perché non ci vengono presentate occasioni ludiche o ricreative, “non c’è niente, non si fa mai niente” e poi, quando se ne organizza qualcuna quasi nessuno partecipa. Non è il destino che ci ha messo in queste condizioni, “homo faber fortunae suae”e noi abbiamo contribuito passo dopo passo a costruire la nostra realtà attuale. È necessario ci sia la volontà di cambiare e migliorare, non scegliendo il bene dei pochi ma della comunità che deve attivamente partecipare senza subire le scelte altrui. C’è bisogno di una crescita interpersonale e del territorio che non può avvenire con continue lotte Donchisciottesche contro i mulini a vento, additandosi l’un l’altro o girando e rigirando la solita minestra ma con la consapevolezza che è inevitabile una presa di coscienza e una apertura mentale che vada al di fuori del modo di pensare provinciale. Ho deciso di allegare all’articolo un opera di Botticelli “La Calunnia” dove sono presenti tutti gli elementi che fanno parte anche della nostra comunità: la Calunnia (che reca la fiaccola spenta simbolo di falsa conoscenza), l’Invidia, il Rimorso, l’Ignoranza, il Sospetto,l’Insidia, la Frode e il Rancore tutti attorno al potere, in questo caso personificato da re Mida. Lontano da tutti è l’ultima figura, nuda, limpida e bellissima, si tratta della Verità che con lo sguardo volto al cielo indica che l’unica vera giustizia è diversa da quella esercitata dagli uomini e risiede in cielo.