OPINIONE Letto 3257

Una zattera per la fase 2


Foto © Acri In Rete



Ilaria Capua, la scienziata virologa che lavora all’Università della Florida e che ha scoperto il vaccino contro il virus dell’epidemia Aviaria del 2003, così si è espressa in una lezione tenuta per gli studenti liceali che si preparano per la maturità sulla piattaforma della Repubblica ”Maestri d’Italia”, ha parlato del nostro confinamento globale (lockdown) come di una “zattera in cui tutti siamo saliti” ma per andare dove?
La zattera è una formidabile metafora per indicare che siamo naufraghi che aspettano di intravedere una terra in cui poter cominciare di nuovo con intanto la paura di naufragare. Non siamo però sulla stessa zattera, ogni comunità, ogni regione, ogni nazione si è costruita la propria, più o meno traballante.
Il virus non ha azzerato le differenze, anzi…
Stare sulla zattera ci costringe a questo strano confinamento vagante che non ci impedisci di riflettere e di parlare. In questo esperimento globale non siamo solo in attesa, stiamo valutando il da farsi, siamo impegnati a non abbandonare lo studio, a curare la nostra quotidianità, a scacciare pensieri non utili e nocivi, a allontanare le paure, a prenderci cura dei nostri anziani, a far giocare i bimbi, a parlare con i figli, a parlare con i partner a cercare il conforto degli amici, a lavorare per non far fermare il paese e le nostre comunità.
Il silenzio delle strade non è il silenzio delle case nelle quali si parla, ci si informa, si discute e si cerca una tranquillità per quanto effimera e vulnerabile.
Il silenzio degli umani nelle strade fa spazio a altri versi, forme viventi e odori, che non possiamo sentire ma che prendono vita attorno a noi.
La natura è viva, ora più che mai e possiamo avvertirlo.
Il virus è un prodotto del nostro mondo, di una foresta violata, di un mercato di animali vivi in cattività, noi umani ne abbiamo accelerato la corsa con una mobilità vorace e inarrestabile e ora questa necessaria immobilità per quanto sacrificata, disturbante, rischiosa è anche uno strano dono.
Un pensiero ora alla zattera di Acri da qualche giorno interessata da alcuni casi di persone che hanno contratto il virus, era inevitabile, lo sciame virale cammina con noi.
I medici, i professionisti, gli operatori, il sindaco, gli amministratori sanno quello che fanno, sono in grado di prendere le giuste decisioni, sono in grado di guardare lontano e di non far rischiare il naufragio a nessuno.
Quali azioni straordinarie sono in grado di compiere?
Sentono viva la responsabilità che hanno?
Sarebbe importante sentire le voci dei medici e degli operatori di Acri (mi pare di averne sentite pochissime in grado di comunicare efficacemente con l’opinione pubblica, ma forse sono io poco attenta).
E’ importante parlare e comunicare con i cittadinima non esiste solo la comunicazione ufficiale e fredda.
C’è bisogno anche di altro e la zattera non deve naufragare perchéil vagare in mare aperto sarà ancora lungo, non bisogna compiere imperizie e bisogna avere coraggio, forza e creatività.
Un saluto affettuoso a tutti i giovani di Acri che stanno studiando a casa, che stanno vivendo in modo impegnato e silenzioso queste settimane, ai loro genitori che si stanno occupando di loro, agli insegnanti che proseguono in altre forme il loro lavoro e cercano di non far mancare il loro supporto.
Il silenzio delle strade non è il silenzio delle case e delle menti.
Facciamo sentire le nostre voci.
Ne abbiamo bisogno, tutte e tutti.
Con HortusAcri, collettivo di cui sono parte attiva, stiamo pensando ad una serie di incontri, iniziative, eventi in rete per rivederci, essere insieme e pensare a come riportare a riva la zattera con salvezza e cognizione!

PUBBLICATO 19/04/2020  |  © Riproduzione Riservata

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