OPINIONE Letto 2614

Tutto è connesso


Foto © Acri In Rete



Lo scorso 8 ottobre 2019 è stato presentato a Roma il nono rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione e un dato è saltato agli occhi: in 10 anni l’Italia ha perso 250 giovani (tra i 18 e i 39 anni) che hanno scelto di andare in altri paesi.
Una fuga stimata in 16 miliardi di euro. Guardando i dati nel dettaglio si vede che tra il 2009 e il 2018 dalla Calabria sono partiti 9.600 persone (45.000 sono partiti dalla Lombardia!
Il fenomeno è comune a tutto il paese).
Londra è la meta più scelta, poi la Germania, dove si trovano occasioni che sono di formazione e di lavoro.
Molti vanno in Svizzera e Francia e tra le destinazioni ci sono anche Paesi extra europei come gli Usa, il Brasile, l’Australia, il Canada e gli Emirati Arabi.
Si spostano per lavoro e per studiare e spesso sono coloro che fanno poi molta fatica a fare marcia indietro.
A questo fenomeno se ne possono accostare altri tra cui il declino demografico.
Si fanno meno figli (1,32 per donna come media nazionale) e il risultato è che calano i giovani e aumentano gli anziani. Si tratta di fenomeni che conosciamo bene, che incidono pesantemente sul medio-lungo periodo e che non troveranno a breve inversioni di tendenza. Bisogna allora agire su altri piani, anche questi di medio-lungo periodo, soprattutto al sud e in ogni realtà locale.
A tale proposito facciamo due piccole deviazioni.
La prima: città di Melzo, poco più di 18.000 abitanti, 12 Klm da Milano.
A Melzo si trova l’istituto Comprensivo Ungaretti, quasi mille studenti dai 3 ai 14 anni.
La scuola è il primo istituto comprensivo pubblico in Italia a essere scelto come “Distinguishedschool” da Apple tra le scuole più innovative al mondo per didattica e apprendimento digitale nel mondo.
In una recente intervista la dirigente dell’Istituto illustra i modelli e le pratiche educative selezionate per formare le generazioni del futuro e ringrazia l’amministrazione comunale per aver sostenuto la scuola nei processi di innovazione delle infrastrutture degli spazi.
Si tratta di una scuola che molto ha investito nella formazione dei docenti consapevoli di formare giovani che entreranno nel mercato del lavoro nel 2030.
La seconda: nei giorni scorsi la commissione europea ha lanciato l'allarme per ampliare investimenti al Sud e si riferiva all’Italia.
Il Ministro per il Sud e la coesione sociale, Giuseppe Provenzano, ha anticipato alcuni elementi del suo piano per il mezzogiorno e ha fatto riferimento alla necessità per il Sud di rafforzare le capacità di usare le risorse europee. 
Ha detto che dovranno essere rafforzati gli sforzi volti a interventi per le scuole, quelli per la manutenzione straordinaria delle città e per la “svolta verde”.
Ma la vera sfida per il Sud, sempre secondo il parere del Ministro, è quella di rafforzare la capacità e le competenze amministrative delle regioni, degli enti locali e di tutti gli amministratori e a tal fine si stanno predisponendo protocolli e procedure standard per accelerare questo processo.
Due esempi apparentemente distanti tra loro.
Invece no. Sono eventi molto connessi.
Certo ci vuole fatica, capacità e competenze. Tutte locali.
Speriamo quindi che le nostre amministrazioni locali del sud sviluppinosaperi e competenze (anche con reti e connessioni e aprendosi al territorio) per sentirsi realmente protagonisti dei tanti cambiamenti possibili. L’Italia è una e abbiamo capito che il piagnisteo è deleterio, anche dal punto di vista educativo per i nostri studenti, figli e nipoti.
Solo così i bambini e le bambine apprenderanno in modo innovativo e si sentiranno proiettati verso un buon futuro, i laureati (forse) torneranno, giovani donne lavoreranno di più e forse nuove famiglie faranno più figli.
Ci vogliono progetti innovativi di coesione e di connessione.
Non tutto è (ancora) perduto.

PUBBLICATO 17/10/2019  |  © Riproduzione Riservata

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