6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19 diamo qualche numero. Si tratta delle età delle giovani generazioniin età scolare: 16 fino all’obbligo e 19 fino al diploma (da questa veloce riflessione sono qui esclusi i bimbi e le bimbe che frequentano nidi e materne).La distribuzione nelle varie scuole ad Acri indica la presenza quotidiana di più di 2000 individui tra 6 e 19 anni.
La loro distribuzione (approssimativa e riferita alle sole scuole site nel centro cittadino) dovrebbe essere più o meno la seguente (mi scuso per qualche imprecisione): più di 500 tra bambine e bambinidelle scuole elementari; più di 500 le ragazze e i ragazzi delle scuole medie; quasi 400 persone per la l’istituto superiore che accoglie ragioneria, turistico e liceo pedagogico; quasi 400gli studenti e le studentesse per i licei classico e scientifico e almeno 500 per l’istituto professionale (con i vari indirizzi dalla meccanica, alla chimica, dall’alberghiero all’elettrico, alla neonata meccatronica).
Quanto movimento nelle aule della nostra piccola città! Oltre al lavoro curriculare tante energie sono impiegate in molti altri progetti formativi, dall’alternanza scuola lavoro a molti progetti extracurriculari.
Un impiego enorme di tempo, risorse, entusiasmi, attese e competenze.
Da questo punto di vista Acri non è molto diversa da quanto accade nelle altre scuole d’Italia: la scuola è e resta (con molti buchi) la più importante agenzia di socializzazione e formazione culturale e sociale di questa traballante Italia.
Spesso la scuola è vissuta dai giovani come costrizione (solo dopo molti anni si capirà che quella costrizione era libertà), e cosa accade oltre questa terribile costrizione? Ma cosa accade fuori dalla scuola? Qui iniziano altre questioni.
Le mura scolastiche divengono di protezione edi difesa dal “fuori” e il tempo scolastico, scandito da lezioni e campanelle, da svogliatezze e entusiasmi, organizza illavoro quotidiano di dirigenti e insegnanti che cercano attenzione per costruire (come possono) qualità e competenze.
Per i bambini e le bambine delle elementari il fuori è protetto, molto coccolato e accogliente.
Per loro ci sono le passioni accompagnate delle famiglie: la danza, la musica, la palestra e poi ci sono le molte ludoteche che, con i compleanni in serie, garantiscono oltre a un piccolo e importante mercato locale del tempo libero anche uno spazio di libertà per i bambini che giocano e per le famiglie che a loro si affidano.
E poi c’è la casa, lo spazio familiare della cura quotidiana, che per i piccoli è tutto.
Alle scuole medie la cosa si complica un poco. La preadolescenza vissuta fuori dalla scuola a Acri inizia a essere sia una scoperta sia una frustrazione.
Inizia qualche autonomia, si esce da sole e da soli, con gli amici della classe, si inizia a sperimentare lo spazio pubblico senza gli adulti, il gruppo dei pari diventa il riferimento vitale più importante.
Ma in quali luoghi? I soliti, la strada e quasi null’altro.
Avere 11, 12, 13 e 14 anni a Acri vuol dire spesso vagare tra la villetta, lo struscio di Viale Sandro Pertini, la fontana della Pigna e poco altro.
Certo la preadolescenza è vita nuova, una nuova nascita, ci si accontenta di poco, anche già solo stare un paio d’ore ore fuori casa a passeggiare con un’amica è molto, è quasi tutto.
Per gli studenti delle superiori il fuori scuola diventa un problema. I
professori li ritengono spesso sono svogliati, distratti, indifferenti, forse hanno dormito poco, si sono svegliati presto o fino a tardi sono stati sui loro telefonini a chattare sui social, hanno spesso problemi di affermazione e di riconoscimento tra pari, poi magari hanno casini in famiglia, insomma dietro quella apparente svogliatezza c’è il mondo.
Inoltre molti e moltedegli studenti delle scuole superiori non vivono in centro città e oltre a essersi svegliati prestissimo dopo la scuola,di nuovo in viaggio, tornanoalle loro abitazioni, nei piccoli centri fuori dal Comune, nelle frazioni o in campagna. Ma tra i 15 e i 19 se vivi a Acri fuori dalla scuola cosa fai?
Molti studiano, aiutano le famiglie e altri vagano. Vivono la loro età dove tutto per loro si muove tra il poco e il nulla.
Non lo hanno scelto. La famiglia non fornisce tutte le risposte ea un certo punto è anche un’estranea (funziona così nell’adolescenza) e allora resta poco, resta la socializzazioneche si muove tra lo svago e lo sballo, anche in questo nulla di diverso dal resto del mondo, ma ciò chead Acri, non possono neanche desiderare sono spazi di vita sociali, culturali, di qualità, dove esprimersi, dove crescere, dove sognare, dove sperimentare loro stessi. Fuori dalla scuola non c’è(quasi) nulla.
Ecco, questo è il punto. Tutti noi ci siamo passati e tutti noi vorremmo altro per figli e figlie. Ma cosa faccio per questo?
Di solito mi limito a dire “qui non c’è nulla”. E si resta a vagare e, per alcuni di loro, a sognare la partenza dopo il diploma.
E se tutto quel “nulla” fosse invece uno spazio vuoto da riempire? Questa è una domanda per tutti e tutte.
Per l’amministrazione, per le madri, per i padri, per gli insegnanti e le insegnati, per tutti i giovani che ad Acri vivono, per quanti lavorano sul territorioe anche per me stessa.
Certo ci vuole fatica, immaginazione, tempo, coraggio, qualche risorsa e, soprattutto, molto desiderio di agire per il futuro (collettivo). Forse quest’ultimo è il sentimento meno presente.
Ma nulla è ineluttabile, tutte queste energie possono essere messe in moto anche fuori dalla scuola. Ci vogliono visioni e fiducia.
C’è molto da fare in questo spazio vuoto!