Il Padula chiamava la maggioranza dei suoi concittadini (per chi non lo sapesse, gli acritani) con l’appellativo “ciardulli”, inteso come dispregiativo (da non conforndere in modo assoluto con il cognome omonimo , che non c'entra niente).
Infatti erano da lui considerati carenti di una qualità chiamata “spina dorsale” che anatomicamente ce l’hanno tutti gli esseri viventi tranne gli insetti ed i molluschi.
La “spina dorsale” intesa dal Padula è una metafora, indica le qualità positive (a netto dei difetti) che ciascuno di noi dovrebbe avere: coraggio nell’affrontare le asperità della vita; coraggio nel difendere i propri diritti e i diritti degli altri; coraggio nel non venir meno ai propri doveri, costi quel che costi; coraggio nell’esprimere le proprie idee ed opinioni; coraggio per non scendere a compromessi che possano intaccare la propria dignità.
Ma avere la “spina dorsale” non basta, è necessario averla anche “diritta”: cioè andate a “testa alta”, per l’onestà; onorabilità; moralità; disponibilità verso chi chiede aiuto; rispetto degli altri e dell’ambiente che ci circonda; bontà e quindi non avere invidia.
Tali considerazioni del Padula nei confronti dei conterranei erano in parte dettate dalle sue tante e spiacevoli vicende ed esperienze personali, ma in generale aveva ragione. Ogni società è fatta di tante “anime”, intese come comportamento di ogni singolo individuo.
Ci sono gli onesti e i disonesti; i buoni ed i cattivi; gli operosi ed i vagabondi; gli intelligenti e quelli meno; i masochisti ed i sadici; i generosi e gli invidiosi; i coraggiosi ed i pavidi; i saggi e gli scriteriati e l’elenco potrebbe continuare all’infinito. E’ con la prevalenza di un tipo di “anime” che ciascuna società si caratterizza: ad esempio si sa che i popoli nordici sono meno inclini a esternare l’affetto, e quindi considerati “freddi”, mentre quelli del Sud sono considerati “caldi” e quindi l’ ”anima fredda” del Nord e quella “calda” del Sud.
Ritornando nel seminato, si può individuare il comportamento “ciardullesco” paludiano, in coloro che si vendono per un piatto di lenticchie; in coloro che praticano la prevaricazione verso i deboli; in coloro che si voltano dall’altra parte quando si dovrebbe invece agire; in coloro che pensano solo al proprio orticello pur vivendo in mezzo agli altri; in coloro che abbaiano ma non mordono; in coloro che chiedono le raccomandazioni e vanno ad elemosinare favori; in coloro che barattano la propria dignità; in coloro che pensano che arricchirsi significhi riempirsi le tasche di soldi e lasciano vuoto il proprio cervello; in coloro che fanno del male pur di ricavarne un vantaggio; in coloro che hanno bisogno di un padrone per poter elemosinare le briciole della sua tavola.
Pretendere che tutti abbiano un “spina dorsale diritta” sarebbe da imbecille e da ignorante, perché ciò non è umanamente possibile.
Ma non è da imbecille pretendere che la gran parte dei cittadini acritani abbiano un minimo di senso civico, di appartenenza alla nostra comunità, di rispetto per gli altri e per i beni comuni, oltre a quelli propri e soprattutto lo dimostrino agendo di conseguenza.
Acri, dal punto di vista antropologico è stato abbastanza unito, pur nelle diversità individuali e di appartenenza.
Nonostante vi fosse rivalità tra quartieri, partiti politici, parrocchie, sport e quant’altro, di contro, ci si aiutava tra parenti, vicini, compaesani. Nessuno veniva abbandonato.
C’era una sorta di protezione sociale che univa tutti i cittadini. In poche parole c’era la solidarietà. In caso di bisogno si dimenticavano le liti e ci si dava una mano. Tutti partecipavano alle vicissitudini che interessavano il paese e spesso quest’azione popolare aveva il sopravvento su scelte scellerate fatte da chi comandava. E oggi? La nostra città sembra addormentata, rinchiusa su se stessa, raggomitolata nella sciarpa dell’indifferenza, del farsi i fatti propri, nel lasciare che “gli altri” agiscano in loro vece. Dove sono quelli che hanno la “spina dorsale” e sopratutto quelli che ce l’hanno anche "diritta"?.
Cari concittadini, ritorniamo ad essere comunità unita, pur nelle differenze che caratterizzano ciascuno di noi, usciamo dal nostro guscio individualista. Non lasciamo in mano ai soliti pochi le scelte che vanno ad incidere profondamente sul nostro futuro.
Ad Acri l’amministrazione comunale sta per regalare il nostro ambiente ad una società che riempirà il territorio di munnizza.
Acri ha un’economia che è principalmente basata sull’agricoltura di qualità, alla quale è legata la ristorazione e tutto quello che gira intorno. Ad Acri vi sono decine di aziende agricole certificate biologiche , che stanno creando posti di lavoro e ne creeranno in futuro.
L’ambiente sano è la nostra ricchezza. Non si può barattare qualche posto di lavoro con un disastro ambientale. Vi immaginate quando uno compra a Milano un prodotto certificato biologico fatto ad Acri e poi viene a sapere che a pochi chilometri esiste lo stoccaggio di rifiuti di mezza provincia? Vogliamo scherzare? Vi immaginate quanti mezzi pesanti carichi di rifiuti puzzolenti percorreranno le nostre strade, (già inadeguate per il traffico normale) provenienti da tutti i comuni della provincia, che inquineranno e rallenteranno il traffico, rendendo un incubo ogni piccolo spostamento. Qualche amministratore ha detto che chi dice queste cose è un incompetente, bene, sono a disposizione per essere interrogato (pubblicamente, però).
Chi fa politica, chi amministra la cosa pubblica deve fare delle scelte, a volte anche impopolari.
Ma ci sono delle scelte che, anche se possono essere fatte autonomamente e legittimamente dall’amministrazione, devono essere condivise con i cittadini.
Altrimenti i cittadini hanno il sacrosanto diritto di far valere le proprie ragioni, con tutti i mezzi legittimi e civili. Non dimenticando che a breve ci saranno le elezioni regionali ed il voto è la nostra migliore arma.
Cari compaesani vicini e lontani, facciamo sentire la nostra voce, salvaguardiamo il nostro territorio da scelte scellerate di pochi a danno di tutti noi.
Per una volta, smettiamo di essere “ciardulli” e raddrizziamo la nostra “spina dorsale” , mettiamo in moto il nostro cervello e non facciamoci considerare e trattare da fessi.