OPINIONE Letto 6663

(R)Estate ad Acri?


Foto © Acri In Rete



Il ritornello che avrebbe dovuto  accompagnare le "innovative" iniziative culturali, ricreative, d'intrattenimento durante la bella stagione del nostro comune suonava così: RESTATE AD ACRI, un infantile gioco di parole con il quale si invitavano i residenti, i turisti e gli emigranti a  preferire i colli e le vallate acresi piuttosto che le spiagge, i laghi e le altre bellezze dei territori limitrofi.
Il refrain che praticamente ha accompagnato la torrida estate acrese suona in ben altro modo: SCIOCCHI SE RESTATE AD ACRI. Fuggite il prima possibile, a gambe levate, correte a perdifiato e non voltatevi indietro. Mai.
L'estate che sta volgendo al termine lascia in eredità uno scenario degno del migliore, o forse peggiore, fate voi, film dell'orrore. I cittadini di molte aree, specie periferiche, hanno combattuto un colosso acquatico con tante teste chiamato Sorical, capace di trasformarli in zombie frustrati delusi ed impotenti, che ciondolavano da una fontana pubblica all'altra, attendendo impazienti l'agognata autobotte per elemosinare gocce di speranza liquida.
Tutto ciò semplicemente perché i rubinetti delle case un bel giorno hanno  iniziato a far fluire l'acqua a tempo determinato, con cadenza variabile e soltanto se la  ruota della fortuna gira a favore.
Correte via finché siete in tempo; scappate dalle grinfie dei vampiri idrici di quartiere, tronfi per i loro allacci abusivi alla condotta pubblica, orgogliosi dei loro orti lussureggianti irrigati con le acque destinate alle utenze domestiche. Non credete di poterli allontanare con l'aglio, poiché essi ne sono immuni. Il colorante alimentare, valida  arma capace di  sconfiggerli, non è stato mai utilizzato malgrado un impegno in tal senso.
Il sindaco Pino Capalbo prometteva di spiccare sanzioni esemplari per i furbetti ladri d'acqua, promesse mai concretamente mantenute.
Circondato da una schiera di collaboratori fantasma, i cui telefoni quasi sempre squillavano a vuoto, respingeva le molteplici proposte dei cittadini esasperati in nome di forzieri vuoti e penuria di pecunia, abbandonando gli elettori in un abisso asciutto.
Lasciate questa terra dove tasse e balzelli esistono solo per pochi, e l'evasione domina incontrastata raggiungendo punte record.
Ed in risposta al caos che regna sovrano, quindi, il comune che fa? Si costerna, si indigna, si impegna, poi getta la spugna  con gran dignità, mentre quella dei cittadini è stata calpestata sotto la suola delle scarpe in nome di una siccità e di un debito pubblico sbandierati per comodità come vaso di Pandora contenente tutti i mali. Andate via da questa valle in cui le lacrime sono ormai evaporate.
Se incontrerete per le strade del mondo bambini  un pò tristi al ritorno  settembrino nelle classi, pensate per un solo secondo a questa landa  dimenticata  dagli  uomini dove non circoleranno più neanche  gli scuolabus  colorati di sole; il trasporto  pubblico dei  bimbi  in età scolare  infatti è andato in pensione  dopo anni di onorata carriera.
Scordatevi della civile e pulita  cittadina di Acri, al cui confronto persino gli accampamenti barbari sembrano la verde Svizzera, e dei suoi abitanti, le cui  anime si stanno lentamente inaridendo, anche se la siccità  questa volta non è l' unica causa.
Comunque,  se proprio siete appassionati del genere horror, rivolgete lo sguardo verso questo  spicchio di Calabria  denigrato, e  lottate per cambiare questa condizione infelice, cosicché, seppur in ritardo, abbia davvero senso dire: (R)ESTATE AD ACRI.

PUBBLICATO 10/09/2017  |  © Riproduzione Riservata

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