A proposito del parto in P. S.
In merito al parto in P.S. di sabato u.s., che tanto scalpore e curiosità ha suscitato nella Nostra Comunità (leggi qui,ndr), riaccendendo il dibattito sullo stato di salute del Nostro Ospedale, il sottoscritto Giorgio Egidio, anche a nome della collega dott.ssa Capalbo, vuole fare alcune considerazioni nel merito, non prima di aver riformulato i più sinceri auguri alla famiglia del piccolo Nicola.
Voglio iniziare dal primo parto, avvenuto nei pressi del P.S. il 6/11/2014 quando, tra le altre cose si commentò dell’assenza di ginecologi e delle attività ambulatoriali ridotte a 3 giorni alla settimana. È vero, in quell’occasione io ero di servizio a Castrovillari, smontante dalla notte, mentre la collega Capalbo era in viaggio per recarsi ad effettuare il turno presso il consultorio di Castrovillari. Era dal mese di luglio 2014 che svolgevamo l’attività lavorativa anche a Castrovillari, in virtù di una disposizione di servizio che ci vedeva “temporaneamente integrati” con l’organico dell’U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia. Disposizione di servizio che, in un primo momento aveva interessato altri medici, per poi agli stessi essere revocata. Da premettere che dopo la chiusura del punto nascita, i vari decreti succedutisi avevano sempre confermato la presenza di 2 ginecologi più il personale di supporto, per l’espletamento delle attività ambulatoriali, oltre al day-hospital e day-surgery e garantire il cosiddetto “PERCORSO NASCITA”. Cosa che è avvenuta fino a quel momento, quando le attività sono state di fatto ridotte quasi al limite della chiusura. In verità, in quell’occasione non abbiamo visto levate di scudi da parte della politica, né del sindacato, tantomeno di eventuali paladini dei diritti delle donne acresi. Solidarietà ed impegno, dobbiamo riconoscerlo ci sono venuti solo dal dott. Pasquale Benvenuto, allora assessore alla sanità della giunta Tenuta, con cui abbiamo condiviso tanti turni di lavoro presso il Punto Nascita di Acri, dismesso. Eppure, convinti delle nostre ragioni e per ripristinare le attività ridotte, nel rispetto dell’utenza del comprensorio, abbiamo intrapreso una battaglia legale, in totale solitudine e a vari livelli che, finalmente dopo 16 mesi “temporaneamente” integrati a Castrovillari ci ha visti assegnare nuovamente ad Acri, a tempo pieno (1/12/2015). Da quel momento abbiamo ripreso e rilanciato le attività ambulatoriali e di day-surgery, garantito il PERCORSO NASCITA (assistenza della gestante dal concepimento fino a termine di gravidanza), potenziato le attività consultoriali, garantendo la nostra presenza nei giorni dispari e integrando le attività di screening con visite ed ecografie, in aggiunta al corso di preparazione al parto ed allattamento svolto dalle ostetriche e puericultrice in servizio presso lo stesso consultorio. Tant’è che oggi, nell’ambito del percorso nascita registriamo un’affluenza di utenza anche da fuori comprensorio, per le ecografie morfologiche, piuttosto che per l’amniocentesi. Inoltre da lunedì a sabato, dalle 8 alle 20 garantiamo le consulenze al P.S. (fatto salve le assenze dal servizio). In occasione del 2° parto in P.S. (20/9/2016) la collega dott.ssa Capalbo pur in servizio non viene coinvolta direttamente dal personale del Pronto Soccorso. Infatti la pz giungeva accompagnata dal ginecologo di fiducia, che ha prestato servizio ad Acri e che si adoperava ad assistere al parto e alle fasi successive. E’ anche vero però, che a margine della notizia del parto al P.S. di Acri, l’edizione del Tg3 Calabria delle 14, precisava che i due ginecologi in servizio ad Acri erano stati trasferiti a Castrovillari. Chiaramente abbiamo richiesto ed ottenuto la rettifica-smentita andata in onda nell’edizione pomeridiana del giorno dopo. Anche riguardo alla ricostruzione del parto di sabato scorso, ci sono alcune precisazioni da fare. Certamente non per essere stato escluso dalle foto di rito o per rimarcare meriti che non ho, se non quello di aver dato il mio contributo all’esito positivo dell’emergenza in atto. Ricostruire la dinamica, per evidenziare le criticità che vive in questi momenti il P.S., semmai trovare dei rimedi per iil diritto alla salute delle donne. Infatti pur avendo cercato di contattarmi dal P.S., non si è riusciti a farlo per un disguido telefonico. E così il papà del piccolo Nicola ha pensato bene di venire a citofonarmi, informandomi di quello che stava succedendo al P.S.. Mi sono quindi ritrovato in Ospedale che il piccolo Nicola era già nato. Ho potuto dedicarmi alla mamma nelle fasi successive per tutto quello che c’è stato bisogno, coadiuvato dall’inf. Viteritti Angela, di nome e di fatto, casualmente in servizio presso il Reparto di Medicina, ex infermiera del Punto Nascita nonché con qualifica di ostetrica che aveva assistito il parto, oltre al personale del P.S. Nel frattempo sopraggiungeva anche la collega, dott.ssa Capalbo. Quali sono le conclusioni: certamente il P.S. non è il luogo adatto dove partorire (per dignità, privacy, sicurezza). E’ anche vero che l’organizzazione del P.S., riguardo ausili per l’assistenza al parto è migliorabile visto che l’emergenza, per quanto eccezionale, può sempre verificarsi. Il vero problema è che non è prevista la pronta disponibilità notturna e festiva per i ginecologi (20 euro lordi per turni di 12 ore), non tanto per fronteggiare le urgenze, perché l’ospedale di area disagiata così come è concepito non è attrezzato per farlo, sia che si tratti di urgenze ostetriche-ginecologiche che di urgenze chirurgiche. Piuttosto per le consulenze, le valutazioni delle pazienti ostetriche-ginecologiche, per verificare se c’è bisogno di trasferimento e cosa si sta trasferendo, comunicando con i colleghi degli ospedali di riferimento. Invece proprio in virtù dell’assenza della figura specialistica di riferimento in quelle fasce orarie, si rischia di mandar via pazienti con minaccia di parto pretermine, piuttosto che con distacchi di placenta od altre problematiche misconosciute che possono diventare più pericolose dello stesso parto spontaneo in P.S. Parto spontaneo sempre a posteriori, augurandosi che non ci siano mai complicanze neonatali e/o materne (il più delle volte impreviste ed imprevedibili) I punti nascita al di sotto dei 500 parti sono stati chiusi sulla sicurezza. Oggi dobbiamo chiederci, nella nostra Regione con i tagli del piano di rientro, con la confusione che a volte regna nei punti nascita intasati necessariamente dopo la chiusura di quelli periferici, il rischio clinico è maggiore o minore rispetto al passato? E pensare che nelle Regioni virtuose gli ospedali di area montana, proprio perché in zone disagiate, funzionano meglio dei nostri Spoke, compresi i punti nascita al di sotto dei 500 parti ancora aperti, per lo stesso motivo. |
PUBBLICATO 04/07/2017 | © Riproduzione Riservata
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