Il venditore di giocattoli
Manuel Francesco Arena
Era il mattino del 24 dicembre, il giorno della vigilia di Natale. Malgrado c’era il sole, l’aria era frizzante. Le canzoni natalizie inebriavano di festa le strade, mentre tanta gente si affannava ad ultimare l’acquisto dei regali da donare ai propri cari. Fra questi c’erano Maria e suo figlio Gianni di anni sei. Quello per Maria, era stato un’ anno particolare, poiché oltre ad essere stata lasciata da suo marito, fuggito chissà dove con un’altra donna, aveva perso anche il posto di lavoro. Ora essa, soprattutto per far vivere a suo figlio una vita, il più normale possibile, lavorava come donna delle pulizie presso ricca famiglia, solo al mattino quando suo figlio era a scuola. La paga era bassa ma sempre meglio di niente.
I due passeggiavano per il corso. Avevano appena comperato baccalà ed alcuni pesci congelati: in pratica l’essenziale per fare una vigilia come tutti. Ora l’unica cosa che mancava era il regalo di Gianni. Gianni, diversamente dagli altri suoi compagni, a Babbo Natale non chiedeva tablet o cellulari, ma solo un castello medievale con gli arcieri ed il Re a giocattolo, di quelli visti in tv. Maria, nonostante sapesse bene che quel genere di giocattolo era fuori budget, per la classica legge del non si sa mai, decise lo stesso di far un giro nel negozio di giocattoli. Il famoso castello era proprio in vetrina, e Gianni appena lo vide si mise a gridare: - Mamma voglio quello, voglio quello. Maria guardò il prezzo ed imbarazzata carezzo suo figlio in testa e rispose: -Figlio mio, Babbo Natale non ha tanti soldi per comperarti questo. Gianni ci rimase male, ma comprese bene le parole di suo madre, perciò si contentò di un pupazzetto di una decina d’euro più o meno. Paolo, il venditore di giochi che aveva seguito la scena, c’era rimasto ancor più male del ragazzino stesso a udire le parole di quella madre quasi umiliata nel non poter assecondare suo figlio, cosicché lasciò sua moglie al negozio e stando accorto a non esser visto da Maria e Gianni, li seguì per vedere dove i due abitavano. La casa era appena dietro l’angolo del negozio. Era una casa umile, ad un piano e con i muri ingrigiti. Maria tanto che era povera, non temeva più nemmeno i ladri, tant’è che lasciava la chiave del portone nascosta sotto una pietra. Paolo spiò tutti i movimenti, se li segnò bene nella memoria e se ne ritornò al negozio come nulla fosse. Alla sera, poco prima mezzanotte, Paolo prese il castello visto il mattino precedente dal bambino, lo impaccò accuratamente e raggiunse la casa di Maria. Attese che madre e figlio, uscissero di casa per andare a messa, e poi come aveva visto fare Maria quando li aveva seguiti, prese la chiave di casa da sotto la pietra ed entrò dentro. Tutto nella casa era più desolante di come non fosse al di fuori. Anche il Cristo bambino del presepe era triste. Paolo, senza però soffermarsi sui particolari, piazzò il regalo sotto l’albero di Natale, non più alto di un metro ed uscì. Rimise apposto la chiave come l’aveva trovata e si nascose dietro un muretto. Il freddo mordeva come un cagnaccio, ma tanto che era forte l’emozione, Paolo neppure lo sentiva. Quando Maria e Gianni ritornarono dalla messa, trovando quel pacco che quasi era più alto dell’albero stesso, rimasero spiazzati. Gianni, curioso come tutti i bambini, senza farsi tante domande decise di aprirlo, e quando vide che era il castello con gli arcieri ed il Re che sognava da un anno, restò senza fiato. - Guarda mamma, Babbo Natale ha trovato i soldi per comprarmi il castello!- Riuscì ad esclamare. Maria annuì. Anche lei era rimasta senza parole. Si chiedeva da dove era arrivato quel pacco. Che fosse stato veramente Babbo Natale a portarlo? Era talmente rincretinita che finì per affacciarsi fuori, per cercar di intravedere quel mitico uomo vestito di rosso o quando meno le sue renne, la sua slitta o la scia luminosa lasciata da quest’ultima, ma niente, fuori tutto era ordinario, o quasi. Infatti Paolo il negoziante di giocattoli, da dietro il muretto, commosso si godeva la scena. Senza neppure saperlo, con quel suo gesto apparentemente piccolo, aveva regalato un’immensa gioia ad una donna come Dio vuole ed al suo figliolo Gianni. Paolo, quatto quatto se ne andò senza più aver il coraggio di guardare in quella casa. Fu per questo motivo che non si accorse che anche il Cristo del presepe non era più triste, ma ora era felice e rideva con lo stesso sorriso di Gianni. Nessuna morale, ma solo tanti auguri a tutti. |
PUBBLICATO 10/12/2015
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