Promuoviamo Padula
Pino Pancaro
Gentilissima Acri In Rete,
pur non volendo, devo manifestare attraverso di Lei, alcuni miei pensieri sulla manifestazione appena conclusa. Il Premio Nazionale Padula. Che da ottoedizioni allieta l'autunno acrese. Dalla prima edizione e fino alla terza sono stato uno spettatore interessato, attento e curioso, per una novità che poteva dare, al più grande letterato dell'Italia ottocentesca, una coperta con cui rivestire le vicende passate di questa terra di briganti, di vendetta e di cospirazione anche contro i suoi stessi cittadini quando c'è da accaparrarsi il benvolere del padrone di turno. Basta leggere Raffaele Capalbo. Ma anche qualche opera del Padula, specie quelle dove viene messo in bella evidenza la eterna divisione e lotta, tra fazioni che, dal tempo di Enotro, hanno caratterizzato le vicende nostrane. Le prime puntate sono state deliziose; dopo la terza edizione, che già cominciava a segnare il passo della ripetitività fastidiosa, ho smesso di partecipare. Poi ci sono state quattro edizioni di cui non ho avuto notizie. Quest'anno ho deciso di assistere, visto il programma "esplosivo" che la direzione aveva messo in piedi, e pubblicizzato a dovere. Un percorso di tuto rispetto che, come amava fare il Prete Rosso, inizia con le memorie recenti e arcaiche del territorio Acrese. Passando poi per le vicende artistiche ed umane dei moderni "Ultimi", infilandosi nei "tempi" di Ettore Scola e delle donne di mafia. E fin qui tutto in linea con il più puro pensiero Paduliano. Pensiero che viene ben evidenziato dal documentario del giorno successivo, fabbricato interamente da gente Bruzia. (Quella gente che patteggiò per, e si alleò con, Annibale contro il Potere mistico-religioso del tempo di allora, Il nascente impero Romano). Seguìto in serata dalla massima espressione della culinaria arte silana: un sontuoso banchetto d'assaggi, delle migliori aziende che oggi gravitano nei d'intorni cittadini. Aziende che si sono inventate un ruolo e lo hanno infilato di forza nel corrotto mondo del mercato attuale. Padula ne sarebbe stato orgoglioso. Orgogliosissimo. E quindi, dopo tanto, non ho voluto mancare alla serata dei fuochi d'artificio perchè prevedevo un grande e lumisoso botto, come in effetti c'è stato. Etttore Scola con il suo continuo contributo alla società periferica. Capossela re del folklore nostrano, Pennac che togliendo il falso moralismo alla favole le dirrotta dai bambini verso i grandi. Vito Teti e la sua Terra Inquieta (quasi un titolo "alla Padula"). Ed infine il vincitore che, più padulianamente di tutti, dedica un libro intero alla vita dei moderni disederati. Ed alle fabbriche di "vecchi inermi". Come in un quadro naif. Poi con lo spirito paduliano che trasudava dai muri bagnati dal respiro della folla oceanica che riempiva la sala, (ben sorretta dalle colonne del salone sottostante), ma con una porticina più stretta del deretano di una lucertola, emerge nella sua prepotente presenza il lato oscuro degli acresi. Edallanima Paduliana si contreoppone il premio, quello suo per davvero, non ha un giornalista nostrano, uno di quelli che, magari, subiscono intimidazioni quotidiane, e la distruzione dei loro beni mobili e immobili. Non un pensiero, al Giornalismo sociale di alcune TvPrivate Calabresi che appena toccano le corde del "romano" di turno si vedono chiudere il programma e cancellato lo stipendio. No, si propone un riottoso giornalista nazionale che, come un suo degno compare di fogli assistiti e mantenuti in vita dalle casse dello stato, passa indifferentemente dal Manifesto al sole ventiquattrore come se nulla fosse. E, come se nulla fosse, questo non viene notato dal direttorio del premio, che sciattamente, nelle decisioni e nell'aspetto, si appresta a premiare, in antitesi al più PuroSpirito Paduliano, un amante dei potenti invece di "sposare" uno dei popolani "sudatori", di quelli sciancati nel fisico dalla troppa fatica e affamati "nellostomacoenellanima" dai pochi soldi che guadagnano. Viene cosi premiato ad acri il giornalista più antitetico al modello che paduta ha "Pittato" con il suo Bruzio e con le sue cronache di Calabria. Invano Giulia, ha fermato l'obiettivo sul "Ciuccio" immobile nelle sua ciucciagine. i nostri eroi amano il maglioncino alla "Fiat Voluntas Tua" piuttosto che la giacchetta della " Mutanna Bona" dei nostri nonni, quella unica che dopo il matrimonio serviva per tutte le occasioni in cui si doveva onorare con la propria bella presenza i propri amici e compaesani, e con la barba fatta per rispetto a tutti quelli gli si paravano di fronte. I nostri no. Hanno fatto bene il loro lavoro, tecnico-manuale, per avere la riconferma futura . Peccato. Solo veniale, ma peccato. Alla nona però non parteciperò, già prevedo un premio da folli, io ascolterò quelle sere l'Inno alla Gioia. Almeno ascolterò quello che mi piace e forse vedrò il film "albanese" : cchiù pilu ppè tutti, nuauthri, dè 'ssà cumpagnia selezionata. Il suo amico, e, per alcune sole volte (selezionate), suo lettore. |
PUBBLICATO 10/11/2015
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