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Io so… Pasolini quarant’ anni dopo

Foto © Acri In Rete
Redazione
Esattamente quarant’ anni fa veniva ritrovato all’Idroscalo di Ostia il corpo martoriato ed esanime di Pier Paolo Pasolini. In quello stesso momento nasceva il suo mito. Molte sono le ombre che ancora si addensano, al di la della verità giudiziaria emersa, su quei tragici momenti; certa e’ però una cosa: Pasolini riuscì a congedarsi dalla vita cosi come l’aveva vissuta, di fatti i luoghi e le strade, le borgate e quei ragazzi di vita tanto decantati nelle sue opere, furono decisivi in quella notte a chiudere una vita quanto mai terrena e non di rado “violenta”.
Sia come sia, Pasolini e’ da ritenere uno dei maggiori profeti del Novecento Italiano e tra essi, quello che più di tutti riuscì a descrivere, interpretare e vivere le pulsioni di una società in fermento e nascosta ai più. Nei suoi romanzi, saggi, film e poesie infatti i protagonisti sono gli ultimi e le loro “misere” vite, e nel descriverli egli è assoluto maestro: in certe occasioni come  il film “Salò o le centoventi giornate di Sodoma” sembra addirittura divertirsi ad essere disturbante, quasi a voler mettere una volta di più l’accento su quel pezzo di società sopraffatto dal potere ma al contempo affamato di spazi, di diritti e di opportunità, le cui ragioni non a caso, insieme a molte altre confluiranno poi in quel fondamentale periodo di battaglie sociali avviate dalla complessa protesta sessantottina.
Pasolini dunque apre una breccia su un mondo occultato, non di rado volutamente, su cui molti grazie a Pasolini ma soprattutto attraverso Pasolini rifletteranno creando, dunque, innumerevoli spunti e collegamenti utili ed affascinanti per meglio capire l’opera del poeta friulano. Ed è cosi’ che anche Caravaggio ci sembrerà Pasoliniano: anch’egli apre una breccia nell’arte usando come soggetti per i suoi capolavori ragazzi di strada, donne tutt’altro che caste, poveri e contadini che diventando santi e madonne, sconvolgono quei ferrei canoni rappresentativi che la Chiesa imponeva dopo il concilio di Trento. Persino Eraclito diventa Pasoliniano e sostenendo che la vita non è che unità di contrari sembra quasi riassumerne l’esistenza: sregolata e piena di eccessi di notte, geniale ed artistica di giorno. Unità di contrari appunto. Anche in questo risiede la grandezza di Pasolini.
 Oggi però, mentre ricordiamo Pasolini, assistiamo nuovamente all’abbandono inesorabile delle periferie e di quelle frange sociali deboli di cui nessuno specie a sinistra sembra più farsi carico. Lo smantellamento progressivo delle strutture di Welfare ne è drammatica prova.
Sarebbe bello se potessimo tornare a definire Pasoliniane le politiche e le aspirazioni della sinistra, ma ad oggi non c’è nulla di più utopico forse.
Per il quarantesimo anniversario della morte, molte sono le opere che hanno voluto omaggiare la vita e il pensiero poliedrico di Pasolini. Da segnalare per i libri “PPP” di Carlo Lucarelli, “Ragazzo di vita” di Renzo Paris, ma soprattutto l’interessante “Pier Paolo Pasolini, scolaro dello scandalo” di Antonella Tredicine. Meritano menzione anche il film “Pasolini” di Abel Ferrara con un inedito Willem Dafoe e il docufilm prodotto da sky arte “Maestro Corsaro”.

PUBBLICATO 02/11/2015





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