Angelo Cofone: un sogno ed una scintilla nella Sila Greca
Francesco Foggia
"Gli uomini passano, i miti restano" lo ha fatto scrivere, ieri, primo ottobre 2015, un mio amico, Angelo Cofone, su una gigantografia portata da un camioncino pubblicitario, a cui faceva da cornice la banda musicale nello spazio antistante la Chiesa dei Cappuccini, ove si celebrava il suo funerale. E lui era un "mito" fra gli agricoltori e gli allevatori della Sila Greca, da quando negli anni ’75-’80 ha incominciato, con i fratelli Nicola e Giovanni (aiutato da Enrico Frey), a investirci gli ingenti capitali guadagnati in Svizzera fin dall’età giovanile e gestendoli quasi con noncuranza, per vivere la vita che aveva sempre sognato. Ha agitato molto le acque in quel pezzo di Sila, usato tempo prima per la transumanza estiva, ed ha stimolato le persone che, a distanza di tempo (affrontando e superando le sue stesse difficoltà), hanno reso redditizie l’agricoltura e la zootecnia.
Le condizioni sono cambiate. Il territorio è in sviluppo e diverse sono le imprese casearie e zootecniche, dedite anche alla trasformazione dei loro prodotti, portando sul mercato regionale e nazionale merci di indubbia eccellenza. Angelo Cofone ha occupato, mettendole a coltura, molte terre abbandonate e ne ha pagato, poi, le conseguenze in tribunale. Come, pure, ha dovuto fare i conti con la burocrazia e con le banche, ma ha sempre lottato con caparbietà e forza, per difendere le sue ragioni e quelle degli agricoltori stanziali del territorio, posto ad un'altitudine di 1.200 m s.l.m. e poco fertile per la natura del suo suolo. Alla fine, aveva fatto specializzare la moglie, una signora tedesca, nella produzione di caciocavalli silani (molto diversi, più veri e più genuini di quelli che si trovano nei banchi dei supermercati). Ora, non c'è più (e da circa due anni non c'è neanche Barbara Uhl, la moglie, per colpa dello stesso male) ... ma, forse, la sua figura resterà impressa nella memoria collettiva per l'intraprendenza e la temerarietà che ha avuto, per l'innovazione che ha portato; ma anche per l'amicizia che donava disinteressatamente, per l'accoglienza brusca ma genuina che riservava a tutti e per la generosità che dispensava ai bisognosi. Adesso sta ai figli vivere il suo sogno su una strada spianata, ma questa, senza l’energia del papà, è diventata più dura da percorrere. |
PUBBLICATO 05/10/2015
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