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Operazione Acheruntia, la lunga mano del clan Lanzino arriva in regione

Foto © Acri In Rete
Redazione
Sette arrestati e diciassette indagati tra cui nomi ‘eccellenti’ quali l’ex assessore regionale all’agricoltura Michele Trematerra. Avvisi di garanzia anche per l’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano e per un pizzaiolo della zona, Luigi Belsito 41enne (nipote di Giuseppe Perri), conosciuto con il nome di Lulù il locale di sua proprietà dove Franco Presta nel corso della sua latitanza alla fine del 2011 incontrò la famiglia. Trematerra pare fungesse da referente in Regione mentre Angelo Gencarelli ex consigliere del Comune di Acri, ex componente della segreteria dell’assessore in forze alla Giunta Scopelliti nonché presidente della Commissione urbanistica del Comune di Acri lavorava per garantire, grazie i suoi stretti rapporti con Giuseppe Perri, gli interessi della cosca Lanzino – Ruà nel territorio di Acri e Tarsia. Nonostante dalle indagini emergano, come affermato dal procuratore della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Bombardieri, eloquenti indizi del desolante quadro politico e della sua funzione di assoggettamento alle ‘ndrine, il gip Scuteri ha ritenuto che i favori elargiti nel corso del tempo ad Angelo Gencarelli siano da ritenersi a livello personalistico e non ‘ndranghetistico. Una teoria che ha permesso al politico di non essere sottoposto a misura cautelare, ma alla quale l’antimafia ha già dichiarato di voler ricorrere presso il Tribunale del Riesame. Anche le armi nelle disponibilità di Gencarelli, di cui però non è stata trovata traccia se non nelle intercettazioni in cui si ordivano attentati a scopi intimidatori, sarebbero state detenute, per il gip, a fini personali e non legati con l’attività del sodalizio criminale.
Una consorteria che negli anni non si è mai interessata del colore politico dei propri referenti. Gencarelli infatti sarebbe migrato con facilità in campagna elettorale dall’appoggio agli Scopellitiani con Trematerra a quello del PD con il sostegno al candidato Franz Caruso nelle scorse elezioni di Novembre a carico del quale non emergono rilievi di natura penale. Lo scopo infatti non era aggiudicarsi una poltrona, bensì il potere indiscusso sul territorio. Un potere che spaziava dall’imporre vigilantes per i night club e slot machines truccate, scollegate alla rete ufficiale in cui era impossibile vincere e fornite direttamente da una società che sembrerebbe intranea al clan Lanzino, sino a far modificare atti pubblici per favorire l’azienda del Gencarelli. Documenti sui quali Gencarelli Angelo dal municipio alla Regione pare avesse carta bianca. Solo una funzionaria sembrerebbe si sia rifiutata di revocare il blocco delle attività dell’azienda La Fungaia, fittiziamente intestata a Salvatore Gencarelli. Operante nel settore disboscamento la ditta avrebbe sconfinato oltre il perimetro concesso dalle autorità, da qui la sanzione del blocco delle attività per un anno. La donna si sarebbe inizialmente rifiutata di assecondare i voleri di Gencarelli per poi arrendersi in virtù dei notori rapporti del titolare con la criminalità organizzata che l’hanno spinta a revocare la misura per garantire la propria incolumità.
Imponendo il pizzo o costringendo le aziende ad abbandonare l’appalto La Fungaia (passata da Angelo Gencarelli a Salvatore Gencarelli per poi essere intestata al figlio di quest’ultimo Antonio Gencarelli) è riuscita ad accaparrarsi tutti i lavori pubblici del settore boschivo e della manutenzione dei fiumi nell’area di Tarsia – Acri. Angelo Gencarelli avrebbe inoltre utilizzato l’autorevolezza delle sue funzioni politiche per estorcere denaro agli imprenditori ai quali erano stati affidati gli appalti. Soldi che i titolari delle ditte aggiudicatarie avrebbero dovuto versare inderogabilmente, o in contanti o come retribuzione di giornate lavorative mai prestate, pena la revoca dell’affidamento dei lavori. Per quanto riguarda l’attuale amministrazione comunale acrese, invece, nel corso delle indagini non sono emersi elementi di natura penale a carico della nuova compagine politica. Si precisa inoltre che all’avvocato Franz Caruso, erroneamente indicato tra gli indagati, non è stato notificato alcun avviso di garanzia e non risulta iscritto nel registro degli indagati.
Gli indagati infatti sono: Abbruzzese Elio, Abbruzzese Francesco, Belsito Luigi, Bevilacqua Giuliano, Bruno Alfredo, Burlato Giuseppe, Cappello Domenico, Caruso Franco (nato a Lattarico il 02.02.59), Cello Andrea, Cofone Angelo, D’Ambrosio Adolfo, Dolce Claudio, Ferraro Gianpaolo, Gencarelli Angelo, Gencarelli Salvatore, Gentile Rinaldo, Greco Massimo, La Greca Enzo, Maiorano Luigi, Martorino Gemma, Perri Giuseppe, Rosa Antonio, Tarsitano Giuseppe e Trematerra Michele.


Conferenza Stampa




Fonte quicosenza.it

PUBBLICATO 07/07/2015





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