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La Grande Bruttezza...

Foto © Acri In Rete
Franca Ferraro
Pochi giorni fa, sulla gradinata di via S. Francesco, in pieno centro storico, è stato compiuto uno scempio urbanistico di inaudita violenza, che ha cancellato uno degli angoli più belli, caratterizzanti la città, al cui fascino contribuiva. L’Amministrazione Comunale ne ha partorito ed attuato il progetto con un caparbio accanimento; un'opera che grida vendetta.
Tutto questo, nonostante  fosse stata fatta presente la gravità  della situazione, fin dall'inizio dei lavori (che furono, fra l'atro, sospesi per qualche giorno),  agli  assessori allo sport ed alla cultura, nonché al tecnico che li seguiva (l'unica persona dichiaratasi subito disponibile ad un cambiamento di rotta).
Alla protesta verbale seguirono una lettera, inviata al Sindaco, al Presidente del Consiglio Comunale, Cosimo Fabbricatore, ed al Consigliere Pietro Pettinato, nonché numerose telefonate ma, non fu prestata considerazione alcuna alle segnalazioni fatte ed alle ragioni esposte. Si faceva presente ai signori amministratori che  un corrimano c'era già (lungo il palazzo Padula) e si sarebbe potuto allungare lo stesso senza infierire  sulla gradinata oppure, in alternativa,  porne uno  lungo il bordo della gradinata, con un design leggero, non invasivo, in ogni caso armonico al contesto.  La protesta e le correlate segnalazioni non hanno trovato ascolto, forse perché ritenute  un atto di lesa maestà verso il cerchio "magico" ed intoccabile in cui il potere resta chiuso. Ma voglio pensare che tutto ciò sia stato deciso seguendo logiche strettamente individuali, ritenendo  la cosa pubblica  un oggetto di  proprietà da utilizzare  per il soddisfacimento dei desiderata personali, senza una visione, né un disegno strategico sul destino della città, e sulla  valorizzazione  del suo passato. Una scelta  grave, quella compiuta, orribile sul piano estetico,  che non trova nessuna motivazione accettabile e che evidenzia chiaramente un deficit  nella gestione del centro storico come luogo di conservazione  della propria identità e cultura.  Chi avrebbe osato altrove compiere una simile scelta?
Forse sarebbe il caso che fossero considerati gli "altrove"… Né, a propria discolpa, possono essere ricordati gli errori commessi da tutte le amministrazioni succedutesi nel tempo:  le negligenze e gli errori del passato non giustificano e legittimano le devastazioni e gli stravolgimenti di oggi, ancor più gravi se si considera anche il danno economico  che la costruzione di quell'orribile mastodonte ha provocato, mentre si potevano sicuramente risparmiare risorse pubbliche con una struttura più "leggera" e meno invasiva oppure con il prosieguo del corrimano posto accanto al palazzo Padula (completamente disconosciuto con questa operazione).
 Noi non possiamo, né vogliamo rassegnarci a questo destino: il nostro senso civico ed il nostro essere parte di un luogo che ci appartiene ci spingono a chiedere a questa Amministrazione  Comunale di rivedere una scelta che è oggettivamente sbagliata ed inaccettabile e predisporre, a breve, la rimozione di questo orribile “prodotto”. E mi piace concludere con un pensiero del famoso architetto Renzo Piano il quale afferma: “ quando mi chiedono come sarà la città del futuro io rispondo: spero come quella del passato”.




PUBBLICATO 28/05/2015





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