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Documentario su Padula. Vicini al ciak finale, ma senza sostegno delle istituzioni

Foto © Acri In Rete
Virgilio Costantino
Vincenzo Padula, prete o donnaiolo? Poeta o sobillatore di briganti? Giornalista o romantico? Ce lo diranno i ragazzi che stanno girando un documentario su uno dei personaggi più inquieti e maggiormente rappresentativi dell’800 italiano. Un uomo ha vissuto da protagonista gli anni dell’Unità d’Italia. Che ha scritto e descritto una nazione in fermento. Un Sud che aspirava al risorgimento e che, deluso, ha espresso tutta la sua amarezza con il brigantaggio. Una terra, la Calabria, che non ha rivali in fatto di bellezza, genialità e follia.
Follia che contagiò anche lui consentendogli di schierarsi contro i potenti e i ricchi, gli approfittatori e i galantuomini. Tutti e tutto, pur di far valere le ragioni degli ultimi. Che ultimi non sono perché sono “persone”. E persone, secondo il suo peculiare punto di vista, sono quelli che hanno uno scopo. “Che creano tutto per un fine. E lo scopo di ciascun uomo si rileva dalla sua organizzazione, dal luogo, dal tempo, dalle condizioni domestiche e sociali e morali. Raggiungere quello scopo è la missione dell’uomo, e solo quando possiede i mezzi per raggiungerlo, cessa di essere uomo e si chiama persona.” I braccianti, i massari, i bufalieri e i vignaioli, gli ortolani, i giardinieri, i passatori e pescatori, i marinai, i mugnai. Un popolo, questo calabrese, a cui dedicò una rubrica, “Stato delle persone”, pubblicata all’interno del giornale da lui fondato: “Il Bruzio”. Una fotografia in bianco e nero, mai scolorita dal tempo, capace di illuminare ogni studio antropologico, politico e sociologico, sull’essere dei calabresi da allora in poi. Sull’uomo in quanto tale. Sui demoni e sugli angeli. Sulla libertà.
Ce lo diranno loro, quindi. Attraverso una rappresentazione cinematografica che non è mai stata realizzata finora sul prete scomodo, o sul prete rosso (sono solo alcune delle tante categorie attraverso le quali i critici hanno provato nel tempo a circuirlo). Sono stati sfornati libri, monografie, enciclopedie, premi. Ma mai una fotografia capace di rendere Padula con Padula. Un progetto  ambizioso come il personaggio. Che Giulia Zanfino, giornalista e regista, Mattia Scaramuzzo, attore ed aiutoregista, ed Emilio Grimaldi, giornalista e scrittore, stanno coltivando da tempo. Con enormi sacrifici e in perfetta solitudine. Con molte pacche sulle spalle e nessun aiuto finanziario dalle Istituzioni locali e regionali. Nessuno. Salvo la partecipazione da parte di imprenditori del posto come sponsor. Si tratta di Unieuro, del gruppo S4, del Road Shop e del comitato "Pro Centro Storico". E il sostegno dell'artista acrese, Silvio Vigliaturo, che ha messo in contatto i documentaristi con possibili finanziatori.
Gli autori hanno già in cantiere un’intervista ad Andrea Camilleri, uno degli scrittori italiani più letti al mondo. A Silvio Vigliaturo, un artista acrese di fama internazionale. A Carlo Verdone, uno dei registi italiani più popolari nel palcoscenico europeo. E a tanti altri. Di recente ha sposato il progetto anche Andrea Aragona, brillante fotografo ed appassionato documentarista di San Calogero, un paesino vicino Tropea, che si sta facendo apprezzare nel campo sempre più esigente del cinema e della tv.
La penna di Bruzio”, è questo il titolo che gli hanno dato per omaggiare il più grande scrittore calabrese dai tempi di Telesio e Campanella. Una penna romantica e graffiante. Cristiana e beffarda. Politica e maledettamente poetica.




PUBBLICATO 10/01/2015





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