Alleanza con l'UDC, mal di pancia nel PD
Piero Cirino
Nei ritmi impazziti di un quadro politico che si misura sul metro delle ore piuttosto che dei giorni, non c’è tempo per una riflessione seria che coinvolga la platea di iscritti e simpatizzanti di un progetto o di un partito.
In attesa di comprendere l’evoluzione delle alleanze in vista delle Regionali di novembre archiviate le Primarie, quelli del Pd hanno appreso della eventualità, tutt’altro che remota, di un’alleanza con l’Udc. Da queste parti Udc significa Gino e Michele Trematerra e un partito da sempre alternativo, a qualsiasi livello, nelle competizioni elettorali e nei progetti di governo. Se poi ci mettiamo anche Mario Oliverio, sembra di continuare a rivivere un passato che non passa. Sono ancora piuttosto vivide le polemiche che hanno messo l’uno contro gli altri, solo per fare un esempio, sui tracciati di SS60 e Sibari-Sila. In quest’ultimo caso, addirittura l’accusa al Pd di aver voluto veicolare parte dei finanziamenti verso San Demetrio Corone, solo per fare un favore a Cesare Marini. Trematerra e Oliverio, che per anni se le sono date di santa ragione, potrebbero convivere sotto lo stesso tetto: per quelli del Pd un boccone troppo amaro da mandar giù sull’altare della realpolitik. “Che necessità c’è di imbarcare lo scudocrociato, quando ormai, anche per le difficoltà degli avversari, la meta della Regione sembra a portata di mano?”. Questo autentico mantra nei giorni era l’ossessione nei capannelli di interdetti iscritti e simpatizzanti, in piazza come al bar, che magari hanno sostenuto Oliverio alle Primarie e ora devono subire pure gli sfottò di chi alle Primarie ha votato per Callipo. Insomma, con un orecchio a Roma e uno Catanzaro, la speranza era che alla fine non ci si dovesse turare il naso e votare uno dei protagonisti principali della recente esperienza di governo regionale, ritenuta dal Pd, senza perifrasi, un autentico fallimento. Eppure in passato, soprattutto a livello locale, non sono mancati gli abboccamenti. Come quando sul finire dell’esperienza del centrosinistra al Comune, si tennero degli incontri per comprendere la possibilità di un percorso insieme, ma fu subito chiaro che si trattava di scaramucce, solo per dare un’impressione. Sarebbe stato un capolavoro di retorica persuadere entrambi gli elettorali che da quel momento gli avversari di sempre sarebbero stati gli alleati migliori. Insomma, continuare a parlar male del futuro alleato in consiglio comunale e presentarlo come affidabile nelle segreterie politiche sarebbe stato troppo. Non se ne fece nulla e, del resto era prevedibile. Ora come allora ci sono troppe incrostazioni e i protagonisti sono gli stessi delle dure contrapposizioni degli ultimi anni. Forse, dopo una necessaria decantazione e una rinnovata classe dirigente, in futuro qualche prospettiva potrà pure essere costruita, ma oggi appare difficile che i rispettivi elettorati possano comprendere. |
PUBBLICATO 12/10/2014
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