Martelli, la lotta alla mafia si è fermata
Piero Cirino
Claudio Martelli, ex Guardasigilli e uomo di punta del Psi di Bettino Craxi, giovedì scorso, nel palazzo Sanseverino – Falcone, è stato ospite della fondazione “Vincenzo Padula”.
E’ giunto ad Acri per parlare del suo ultimo libro, “Ricordati di vivere”, edito da Mondadori e uno dei tre finalisti per la “Saggistica” del Premio Padula. Martelli, intervistato da Piero Sansonetti, non si è limitato a recitare il solito mantra socialista di un partito distrutto dal giustizialismo delle Procure e dall’opportunismo dei comunisti. Nel suo libro, che ricostruisce dal punto di vista dell’autore un pezzo di storia patria, quello della cosiddetta Prima Repubblica, vengono indagati i moventi più profondi delle dinamiche che hanno caratterizzato quei decenni che hanno visto Martelli tra i potenti d’Italia. Innanzitutto il ’68. Per l’autore del libro, “ben presto la cultura marxista – leninista si è impossessata di quello spazio”. Tanto spazio del testo è inevitabilmente dedicato al Partito Socialista Italiano. Secondo Martelli, “il Psi del Midas voleva rispondere a una doppia subalternità: a sinistra nei confronti del Pci e al governo verso la Dc”. Negli anni che vanno dai Settanta ai Novanta si verifica “il travaglio che consuma la sinistra” e alla fine, “come ho avuto modo di dire di recente a un vecchio compagno comunista, non siete voluti diventare socialisti e siete diventati democristiani”. A proposito di Craxi, “è stato lui a voler rompere con me e non il contrario. Io ho risposto solo dopo alcuni mesi ad attacchi continui per puro istinto di sopravvivenza”. Inoltre, “in quella famosa direzione io non ho chiesto la dimissioni di Craxi, ma della direzione politica del partito, perché era l’unico modo di ridare l’onore ai socialisti, evitando di ostinarsi in una difesa impossibile”. Craxi “alla fine non era più lo stesso. Continuava a tirare pugni in aria contro i comunisti quando i comunisti non c’erano più”. Altro capitolo importante del libro è il rapporto con Giovanni Falcone. E qui c’è l’amara ammissione che “ora si è fermata la lotta alla mafia”. Quindi no “alla trasformazione di Falcone in un santino, perché la sua grandezza sta nella straordinaria efficacia nella lotta a Cosa Nostra, l’aver compreso che per arrivare alla Cupola occorreva seguire le piste del denaro”. Riferendosi alla Morte di Falcone, Borsellino disse “la Magistratura, che forse ha più responsabilità di tutti”. Martelli ammette di non capire “perché delle sue tante affermazioni riportate non venga data importanza a questa”. Infine una stilettata ai leaders attuali, “l’Italia è guidata da tre populisti: Berlusconi, Grillo e Renzi. Sono tre illusionisti che vogliono nascondere la realtà”. |
PUBBLICATO 29/09/2014
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