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Bini Smaghi: “L’Italia ha perso troppo tempo, o riforme o voto”

Foto © Acri In Rete
Roberto Saporito
Trentatre false verità sull’Europa:” Trentatre come i capitoli che compongono il nuovo libro scritto da Lorenzo Bini Smaghi, ex componente della Bce. Poco meno di duecento pagine in cui il noto economista fiorentino cerca di sfatare i luoghi comuni e smascherare alcune false verità che continuano a circolare riguardo l’Europa. Ad ognuna di esse è dedicato un breve capitolo, in cui, con un semplice meccanismo di domanda e risposta, Bini Smaghi tratta argomenti scottanti: dalla negligenza dell’Italia ad effettuare le dovute riforme, al ruolo della Bce, dagli anti euro al governo Renzi. Bini Smaghi è ad Acri in qualità di uno dei sei finalisti del Premio Letterario “Vincenzo Padula”, la cui giornata conclusiva si terrà a fine ottobre.
Incalzato dalle domande di Lanfranco Caminiti, Bini Smaghi utilizza un linguaggio tecnico ma ben comprensibile. La conversazione parte dalla vicenda dell’estate 2011, quando ai governi italiano e spagnolo fu chiesto di mettere in atto una serie di iniziative per tutelare le rispettive economie. Bini Smaghi infiamma subito la platea: “quell’anno la Bce fu chiara ma l’Italia disattese gli impegni e quindi venne meno il rapporto di fiducia, da qui il momento difficile, l’aumento dello spread e le contromisure di Monti arrivate troppo tardi.”
Sul perché del testo, dice: “ho ritenuto scrivere questo libro per due motivi; contrastare l’ondata antieuropeista ed evitare che la discussione si spostasse su temi che nulla avevano a che fare con il problema reale.”
Il testo comincia con una riflessione che Bini Smaghi richiama spesso durante l’incontro: “ci sono due modi di affrontare una notizia negativa, analizzare la questione e rimboccarsi le maniche o scaricare la colpa su altri per deviare l’attenzione, a me sembra che l’Italia non ha ancora capito che è artefice del proprio destino, cioè deve fare grandi cambiamenti per poter essere competitiva, come hanno fatto gli altri.
E’ giunto il momento di fare davvero le riforme, non vedo altre vie di uscita, o Renzi accelera o meglio andare al voto anche perché questo Parlamento non è quello dell’attuale presidente del consiglio.”
Quindi una riflessione sui cosiddetti euroscettici: “è una idea assurda che porterebbe al tracollo del sistema finanziario e dell’economia italiana, ci troveremmo con più debiti e tassi d’interesse più alti. La discussione sull’euro è solo un diversivo per non parlare dei problemi veri.”
Su cosa deve fare l’Italia, sostiene: “abbiamo perso troppo tempo, non spendiamo i fondi strutturali, il nostro ha dimostrato di essere un Paese indisciplinato, mentre gli altri Paesi, dopo aver fatto le riforme, sono in risalita. Per troppo tempo abbiamo tenuto prezzi altissimi, ora l’offerta supera la domanda e siamo in deflazione.
Il ruolo dell’Italia dipende da se stessa, dalla forza della sua economia e dalla capacità propositiva che riesce ad avere con gli altri partner europei, minacciare continuamente l’uscita dall’euro o attaccare gli altri Paesi non è più una strada percorribile, indebolisce l’Italia e anche l’Europa.” Un incontro molto interessante a cui l’amministrazione comunale, sindaco e giunta, ma anche tanti intellettuali locali, non hanno ritenuto opportuno partecipare.

PUBBLICATO 24/09/2014





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