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Replica all'articolo del signor Giuseppe Via

Foto © Acri In Rete
Leonardo Marra
Perdonate questa breve replica necessaria ad esprimere meglio il mio intendimento alla luce dell’articolo del Signor Giuseppe Via.
Non so se trattasi del mio caro amico Giuseppe o di un suo omonimo. Tanto per non sbagliare mi rivolgerò a lui come all’amico (se così non fosse mi scuso anticipatamente per il “tu”) e come tale spero sia presa questa mia replica.
Caro Giuseppe, trovo tu abbia fatto benissimo a riportare in maniera pedissequa le leggi che regolamentano le manifestazioni dove si vedono come attori gli animali. E’ corretto quando affermi che le leggi vanno osservate. Credo sia per questo che gli organizzatori hanno immediatamente abolito il Palio chiedendo scusa per la loro “leggerezza”. Non credo infatti che la “leggerezza” fosse riferita al fatto che, in quella manifestazione, siano stati o sarebbero stati maltrattati gli asini (come invece riportato trionfalisticamente nel blog del Rizzi).
Quello che non trovo giusto e, consentimelo, corretto è il fare dell’ironia sui sentimenti delle persone e sul fatto che si possa amare un asino anche solo per il fatto di rappresentare un pezzo della nostra storia contadina. Qui si tratta di sensibilità personale, per la quale non c’è legge che possa bastare.
Mi meraviglia come, da acrese, tu abbia sentito solo la necessità di redarguire i tuoi concittadini, codice civile alla mano, ignorando o tralasciando il fatto che, il risentimento mostrato in queste pagine, è dovuto soprattutto al modo in cui quel tale Rizzi ha affrontato la questione. Se si fosse limitato (come hai fatto tu) a richiamare alla osservanza della legge ti pare che staremmo qui a discuterne? Si sarebbe accettata la tirata d’orecchie e, coda tra le gambe, si sarebbe pensato all’anno successivo. Invece no. Il Rizzi riferendosi alla manifestazione del palio ci ha definiti “…di mentalità arretrata e chiusa, frutto di insensibilità ed indifferenza, ovvero di incapacità di esprimersi e di rapportarsi in termini di pietà, di mitezza e di attenzione verso il mondo animale, pratiche decisamente estranee al costume civile, suscettibile, anzi, di promuovere pericolose involuzioni, abituando l’uomo all’indifferenza per la pietà verso gli esseri viventi…”.
Come vedi non si è limitato a farci osservare le manchevolezze normative, ma ha aggiunto del suo e, come un ragazzino senza esperienza si è fidato del “sentito dire” sparando cazzate (scusa il francesismo) a destra e manca.
Quanto poi al riportare l’attenzione al Palio di Siena, non mi sembra un peccato così grave. In fondo si ricordava semplicemente al Rizzi (che tutti si ostinano a chiamare politico) che magari, invece di farsi fotografare con la gallina di turno salvata dall’orrore, potrebbe indirizzare le sue energie a condurre una battaglia in cui gli interessi in gioco sono sicuramente maggiori di quelli che ruotano attorno al Palio di Acri (ma quella, si sa, è una questione di “attributi”).
Ora se tu ti identifichi nella descrizione di acrese che il Rizzi ha fornito nessuno può impedirtelo, ma fossi in te eviterei di generalizzare e ridicolizzare chi da queste pagine ha espresso la sua incondizionata simpatia verso quel mite animale che è il somaro. Oppure ritieni che per il semplice fatto che non siano animali da compagnia (come cani e gatti) non possano essere collocati nella sfera degli affetti emotivi istintivi?
Concludendo il tuo articolo dici che non basta la biada il buonismo e l’acqua fresca, io dico che non servono le leggi a modificare l’animo umano. Ciò che si ama con l’anima e non con il cuore o con il cervello continuerà ad essere amato anche se le leggi dovessero impedircelo.
Ecco perché, alla lettura (arida) del codice civile, preferisco di gran lunga leggere James Herriot.
Con stima

PUBBLICATO 09/08/2014





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