Peggio che il Bangladesh
Leonardo Marra
Qualche tempo fa, in occasione del probabile ingresso della Turchia nella Comunità Europea, si è fatto un gran discutere di quali caratteristiche debbano avere i Paesi che chiedono l’ingresso nella UE.
In queste occasioni fioccano le discussioni sulla necessità di una condivisione di religione, di valori morali ed etici, osservanza dei diritti civili, affidabilità dell’economia, ecc. Io credo che basti guardare il comportamento dei cittadini di una nazione per comprendere quanto questo o quel Paese sia maturo e civile al punto da poter aspirare a ricoprire un ruolo internazionale di una certa rilevanza. Se qualche osservatore europeo arrivasse nel nostro meridione (per fortuna non tutto) tornerebbe a casa inorridito dal livello di inciviltà che riusciamo a dimostrare in certe situazioni. A volte mi domando a cosa serva che si continui a girare per il mondo quando poi, ritornando a casa, non siamo in grado di portare con noi un solo aspetto positivo di ciò che abbiamo osservato cercando di riprodurlo nel nostro vissuto quotidiano. Così, mentre nel resto del mondo (civilizzato) si resta ordinatamente in fila anche per entrare in un parco cittadino, a casa nostra si verificano situazioni degne di un paese del quarto mondo. Sabato sera: ore 21.30 Largo Purgatorio. La navetta che trasporta i passeggeri fin su a Padia, per la manifestazione “Festival dei cinque continenti”, fa la spola. In attesa c’è un nutrito numero di persone che lentamente invade la sede stradale nella convinzione che più avanti ci si riesce a spingere, prima riuscirà a realizzare il proprio sogno: entrare nella navetta dimostrando la forza, il carattere di cui si è capaci e la capacità di adattamento e sopravvivenza nelle situazioni estreme. Dopo qualche minuto arriva la navetta che è costretta a rallentare fin quasi a fermarsi per evitare di investire qualcuno. Con qualche difficoltà riesce a scansare i più intraprendenti che, in maniera esagitata, pretenderebbero di entrare a porte ancora chiuse. Appena fermo, il minibus, viene preso letteralmente d’assalto da coloro i quali cercano di accaparrarsi il passaggio a suon di spintoni, strattoni, urla, implorazioni ed invettive varie (incredibile quanta fantasia si riesca a dimostrare in questi frangenti). La scena ricorda vagamente uno dei gironi dell’inferno dantesco. C’è chi urla, chi improvvisa prove di forza alla Rocky Balboa, un wrestler in incognito si straccia la camicia e mostrando minacciosamente la propria muscolatura riesce a stupire e placare la folla che si accalca. Ma la tregua dura solo qualche secondo, poi riprende la corsa al posto. Qualcuno suggerisce di salire sul tettuccio del pulmino ma, per fortuna era solo una battuta di spirito. Una signora viene quasi separata dalla figlioletta che tiene per mano e deve ricorrere alla sua capacità oratoria per far capire che non la possono dividere dalla piccola. Alla fine presi per sfinimento c’è chi rinuncia alla navetta e prova l’arrampicata a piedi, chi fiducioso attende l’arrivo della prossima corsa (dove si ripeterà la scena), chi, più o meno mestamente opta per un rientro a casa o per un meno rischioso gelato al bar dell’Annunziata. Che dire? Se ci fossero stati ospiti stranieri ad assistere alla scena, in quella placida serata estiva, saremmo riusciti a dare la migliore immagine di noi e far capire perché siamo assolutamente degni di essere chiamati anche noi cittadini d’Europa. Che vergogna! |
PUBBLICATO 05/08/2014
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