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Visite a Ginecologia ancora bloccate

Foto © Acri In Rete
Piero Cirino
Non c’è pace per gli acresi che si vedono costretti a ricorrere ai servizi sanitari del territorio. Non passa giorno senza che vi sia una notizia su un servizio o una prestazione che prima c’era e che oggi viene a mancare, rafforzando l’idea che a queste latitudini ammalarsi diventi un lusso che non ci si può permettere.
Dopo aver appiccicato in maniera abusiva l’etichetta di Spoke all’ospedale, privandolo di fatto anche dei servizi di cui godeva quando era semplicemente un Ospedale di Montagna, a essere nell’occhio del ciclone è l’ambulatorio di Ginecologia.
Fino all’inizio di giugno funzionava dalle otto di mattina alle otto di sera, da lunedì a sabato. Una disposizione del Direttore Generale dell’Asp, Gianfranco Scarpelli, con relativo spostamento, per tre giorni a settimana, dei due ginecologi a Castrovillari, ha ridotto il funzionamento a martedì, giovedì e sabato.
Nei giorni dispari la malcapitata è costretta a rivolgersi altrove. Nelle more di un contenzioso che ha portato Scarpelli, con relativa indignazione della comunità locale, a inviare i certificati di malattia dei due medici alla Procura della Repubblica, gli amministratori locali erano riusciti a strappare, in un incontro appositamente convocato, al Direttore Generale dell’Asp la promessa che l’ambulatorio sarebbe stato riaperto come prima dall’inizio di luglio.
Il consultorio è stato riaperto all’inizio di questo mese, per il resto tutto rimane come prima, cioè come a giugno. Insomma, i ginecologi nei giorni dispari vanno a Castrovillari e lunedì, mercoledì e venerdì l’ambulatorio continua a essere chiuso, con il risultato che una misura annunciata come temporanea acquista sempre più le fattezze di un provvedimento definitivo.
C’è di più. Il Primario di Ginecologia dell’ospedale di Castrovillari, con cui Acri, almeno sulla carta, fa Spoke, a giugno aveva disposto il blocco delle prenotazioni al Cup per le visite specialistiche. La disposizione era limitata al mese scorso, ma a oggi sono ancora bloccate, con sommo disappunto di una comunità che incomincia a dare segni di insofferenza.
I due ginecologi dell’ospedale di Acri, nei giorni pari, stanno ancora smaltendo il pregresso e quando avranno finito non avranno altro da fare in tal senso.
E’ ovvio che se si riducono i carichi di lavoro per decreto, anche una sola unità professionale è di troppo. E questo legittima qualche cattivo pensiero circa la volontà di svuotare anche il servizio reso dall’ambulatorio di Ginecologia, lasciando cadere l’ennesima foglia di un carciofo ormai quasi spoglio.
In tutto questo lascia perplesso l’assordante silenzio della politica, che sembra essere distante anni luce dal problema, confermando la crisi di rappresentanza sociale di partiti che spesso esistono solo sulla carta. Finora solo una riunione dei capigruppo consiliari con i medici dell’ospedale, per il resto non c’è nulla.
Su Ginecologia e sul Cup, solo per citare gli esempi più recenti, nessuno dei partiti ha finora alzato una voce di protesta.



PUBBLICATO 11/07/2014





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