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Disagi al CUP, odissea per prenotare le analisi

Foto © Acri In Rete
Piero Cirino
Da giorni prenotare le analisi di laboratorio al Cup di Acri è un’esperienza disumana.
C’è gente che si presenta davanti agli uffici chiusi nelle ore antelucane per poter ricevere sulla impegnativa l’agognato timbro.
In molti, dopo aver trascorso ore in attesa, sono costretti a tornarsene a casa perché il turno di apertura degli uffici è finito. Quindi l’odissea riprende il giorno dopo.
Questa è una situazione che si ripete periodicamente ed è determinata, anche in questa circostanza, dalla chiusura delle sedi periferiche del Cup a Là Mucone e San Giacomo, e da quella che era ubicata nei locali ex Saub, che ospitano anche il distretto sanitario.
Il problema è la carenza di personale, finora mascherata grazie all’apporto di Calabria Verde e prima ancora della comunità montana “Destra –Crati – Sila Greca”.
Nei mesi scorsi si era creata l’illusione che i disagi potessero d’incanto sparire grazie alla convenzione con le farmacie del territorio.
Il servizio di prenotazione è attivo, in realtà, solo per le visite specialistiche, per le analisi bisogna recarsi al famigerato Cup.
Anche ieri si sono registrati momenti di tensione, con cittadini esasperati e, complice il caldo e i disagi, sono volate parole grosse all’indirizzo di impiegati e responsabili.
Nelle scorse settimane si era ipotizzata l’apertura di uno sportello all’interno dell’ospedale, ma fino a ieri non se n’è fatto nulla e nulla fanno sapere dalla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale.
I problemi al Cup non fanno che esacerbare ulteriormente quelli legati ai servizi sanitari sul territorio, con l’ospedale che continua a rimanere nell’occhio del ciclone.
Non passa giorno che le cronache non registrino l’ennesima protesta per una struttura dalle grandi potenzialità, spesso espresse negli scorsi anni, ma che da tempo viaggia a regime limitato.
Non più tardi di mercoledì scorso era stato il sindaco Nicola Tenuta, in un incontro con gli operatori sanitari, ad alzare la voce e annunciare gesti eclatanti se qualcosa all’ospedale non cambia.
La sensazione diffusa tra i cittadini è che stare bene diventi un imperativo categorico, poiché star male è un lusso che nessuno da queste parti può più permettersi.

PUBBLICATO 07/07/2014





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