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Tensione al centro di riabilitazione

Foto © Acri In Rete
Piero Cirino
Nelle scorse settimane, il Coordinamento dei genitori, l’associazione “Raggio di sole” e l’Anglat, in una conferenza stampa, avevano denunciato le carenze del Centro di Riabilitazione di Acri. “Si tratta – hanno spiegato – di problemi che di fatto ledono il diritto dei bambini e dei ragazzi disabili a ricevere cure e prestazioni assolutamente necessari”.
Il Centro di Riabilitazione di Acri fa parte dell’Unità Operativa di Riabilitazione e Neuropsichiatria Infantile, agisce su una fascia di territorio che va oltre i confini comunali di Acri, raggiungendo i trentamila abitanti, e attualmente è frequentato da oltre cento pazienti.
La questione più urgente da affrontare e risolvere e l’assoluta carenza di personale, che si traduce spesso nella impossibilità per i pazienti di completare il loro ciclo di cure.
Una siffatta situazione produce inevitabilmente momenti di tensione. Uno di questi, nei giorni scorsi, è stato denunciato dai genitori della piccola Erika, di dieci anni, affetta da encefalopatia post vaccinica.
La bimba si reca periodicamente in America per dei cicli di terapia intensiva, ma quando è ad Acri deve “accontentarsi” del minimo indispensabile.
Secondo quanto denunciato dal papà e dalla mamma di Erika, l’appuntamento al Centro era per le 8:30. Erano puntuali, ma per strada Erika ha rimesso e sono stati costretti a tornare indietro per poi arrivare al Centro con dieci minuti di ritardo.
Secondo quanto raccontato dai due, il terapista si sarebbe rifiutato di sottoporre la piccola Erica alla seduta di terapia, sebbene i genitori gli avessero chiesto comunque di farle fare ciò che rimaneva del tempo fissato. Alla fine, nessuna terapia per la bambina e genitori su tutte le furie.
Non c’era alcun impedimento – aggiungono i genitori di Erica -, il terapista era tenuto comunque a effettuare il trattamento per il tempo spettante a Erica, cioè fino alle 9:15. Inoltre non c’era l’altro paziente che attendeva. Chiediamo ai vertici aziendali di intervenire, nostra figlia già fa terapia solo due volte a settimana, quando invece, per la sua patologia, per legge, le spetterebbe tutti i giorni, poi siamo costretti anche a dover sopportare simili situazioni”.



PUBBLICATO 20/06/2014





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