Acri, sede e crocevia di clan mafiosi e sporchi affari
Roberto Saporito
L’intera comunità ha appreso dai vari organi di stampa (a proposito, più di uno, addirittura di caratura nazionale, ha diffuso notizie false), che la città di Acri sarebbe sede e crocevia di clan mafiosi e sporchi affari. Qui, infatti, non si sa da quando tempo, associazioni a delinquere sono impegnati in un giro miliardario di affari legati ad appalti nel campo dell’edilizia e della forestazione. Acri, non è più quella isola felice che conoscevamo ed abitavamo. Acri, per la sua posizione geografica, trovandosi a pochi chilometri dal mare, dalla Sila e dall’autostrada, e dove insistono grandi fabbriche e grosse imprese, non poteva non essere centro di attrazione per malavitosi oltre che per turisti.
Tuttavia, non ci risulta (ma potremmo sbagliare ed essere smentiti) che Acri è stata, o sarà, interessata da importanti lavori tipo; strade a scorrimento veloce, stazione termale, snodo ferroviario, centrale idroelettriche, termoelettriche o a biomassa, super carcere, ec. ecc. Opere, cioè, che oltre a cambiare il volto e l’economia della città possono essere appetiti per associazioni criminali. Qui, invece, ci sarebbe un vero e proprio clan che avrebbe messo le mani sui vari e tanti appalti! Cose da far rabbrividire. Nessuno, né istituzioni né cittadini, se ne era mai accorto prima. Un giro di soldi ed affari che ha coinvolto politici, imprenditori e funzionari del comune!?!. Tanti, troppi, i lavori pubblici di una certa importanza che si sono realizzati, e che saranno realizzati, in città negli ultimi anni e su cui la mafia, la ndrangheta non poteva non metterci le mani! Tanto che il giornalista calabrese Riccardo Giacoia, nel suo servizio per il Tg1 del 10 giugno scorso, ha detto tra l’altro: “gli appalti al comune di Acri erano affari di Cosa Nostra ed i clan si aggiudicavano i lavori…..” Acri sulle pagine di tutti i media, proprio come Casal di Principe, regno dei Casalesi. Per la prima volta nella sua storia, Acri incriminata per essere sede di associazioni malavitose. A noi risulta (ma potremmo sbagliare ed essere smentiti) che ad Acri l’ultimo appalto di una certa consistenza risale al 2003 quando il Governo nazionale finanziò il palazzetto dello sport, poi nulla più. Undici anni di fermo totale nel campo dell’edilizia (che ha provocato perdita di posti di lavoro e crisi nei vari settori) a parte qualche lavoretto privato consistente nella realizzazione e nella ristrutturazione di piccoli fabbricati. Di recente, il Comune è impegnato nel finanziamento per l’adeguamento delle reti idriche (15 milioni) e per l’ammodernamento della strada Acri-Serricella (30 milioni). Due interventi atti a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Ci risulta (ma potremmo essere smentiti) che ad Acri l’ultima abbondante nevicata risale al 2011 quando in città intervenne la Prociv regionale per liberare le numerose arterie e il Comune emanò un avviso pubblico per reperire ditte idonee alla causa. Molte di quelle ditte ancora devono essere pagate. Ci risulta (ma potremmo essere smentiti) che il taglio dei boschi non avviene in modo indiscriminato ma secondo leggi dure e gli uffici comunali hanno sempre vigilato tanto che qualche anno fa furono costretti ad denunciare un operatore locale. Ci risulta (ma potremmo essere smentiti) che sul territorio esistono poche cave (brutture per l’ambiente) e per giunta dismesse dopo pochi mesi dalla loro attivazione. Possibile che gli affari per neve, cave e taglio di legna, siano stati poco chiari e così ingenti da far arricchire clan, imprenditori e politici? Siamo tutti in attesa degli sviluppi dell’indagine. |
PUBBLICATO 13/06/2014
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