Bollette salate e dissesto finanziario. Una corretta informazione
Amministrazione Comunale - Acri
Ogni cittadino ha il diritto dovere di informarsi e di essere informato.
Il diritto all’informazione è uno dei fondamenti della democrazia ed è garantito dalla Costituzione per avere cittadini consapevoli delle loro scelte, capaci di difendere i propri diritti, in grado di esprimere una critica basata sulla conoscenza dei fatti. Il cittadino non informato o disinformato diventa strumento di chi mistifica e disinforma per fini e interessi propri o di partito. Quello che si sta verificando nel nostro Comune per l’aumento dei tributi, dimostra la tendenza a parlare, criticare e protestare per sentito dire o per partito preso, ignorando o sorvolando su atti, fatti e cifre. E’ necessario chiarire a tutta la popolazione che cosa si paga e perché si paga di più, e smentire alcune favole che certi politicanti cantastorie mettono in circolazione allo scopo di strumentalizzare ed esasperare il sacrosanto malcontento dei cittadini. Con D.L. n° 201 del 6 dicembre 2011, il famigerato governo Monti ha fissato, a partire dall’1 gennaio 2013, l’avvio della TARES (Tassa Rifiuti e Servizi) che ha determinato un aumento spropositato del tributo. Infatti questa tassa deve servire a coprire il 100% dei costi del servizio e smaltimento dei rifiuti. Nel nostro caso, la TARES del 2013, che i cittadini di Acri devono pagare in questi giorni, serve per coprire il costo del servizio di smaltimento rifiuti, che nel 2012, è stato di 3.200.000 €, per 10.000 tonnellate di rifiuti prodotti. Più si produce spazzatura, più aumentano i costi e più sarà salata la bolletta della TARES. Soprattutto per questo vi è la necessità di ridurre il più possibile la quantità di rifiuti prodotti che vanno in discarica. Nel 2013 abbiamo abbassato la quantità di rifiuti dalle 10.000 tonnellate alle 7.000 per cui la TARES da pagare sarà più bassa il prossimo anno. E ancora più bassa sarà quella che dovremo pagare perché a breve sarà dato in appalto tutto il sistema di raccolta dei rifiuti ad una ditta specializzata, al prezzo di 1.600.000. Di conseguenza questa tassa sarà dimezzata rispetto a quella attuale. Quindi l’Amministrazione Tenuta non è responsabile del gravoso aumento della tassa sulla spazzatura. I cantastorie, poi, hanno messo in circolazione altre favole del tipo: “Il dissesto si poteva evitare”. “L’aumento delle tariffe era dovuto al dissesto, adesso il dissesto non c’è più, per cui bisogna abbassarle…” Il 30 aprile scorso l’Amministrazione Tenuta ha vinto il ricorso, dinanzi alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti, contro la deliberazione della Sezione Regionale, che attraverso il Prefetto, imponeva al Consiglio Comunale, pena lo scioglimento del Consiglio stesso, la dichiarazione del dissesto finanziario provocato dalla precedente Amministrazione a guida Trematerra-Maiorano. Per cui, l’unico provvedimento, senza alternativa, per evitare la dichiarazione di dissesto era lo scioglimento del Consiglio, a cui avrebbe fatto seguito l’arrivo di un Commissario con una maggiore tassazione a carico dei cittadini per estinguere l’enorme debito. Infatti, nonostante il ricorso vittorioso che ha annullato il dissesto, i 20 milioni di euro di debiti creati dalla vecchia Amministrazione non sono affatto scomparsi, ma restano, anche se 1.600.000 di questi debiti sono stati già pagati dalla nostra Amministrazione. La città di Acri è stata salvata dal fallimento rappresentato dal dissesto finanziario grazie alle grandi capacità tecniche amministrative del sindaco Tenuta e dei suoi collaboratori, i quali adesso, entro il 30 luglio, devono preparare un piano di rientro per convincere la Corte che siamo capaci da soli di risanare le finanze del Comune. Per cui, il dissesto non c’è più ma c’è sempre una montagna di debiti da pagare. Sarebbe giusto che a pagare non fossimo tutti noi cittadini incolpevoli, ma solo chi ha creato questo debito e auspichiamo che la Corte dei Conti sia abbastanza scrupolosa nel valutare la gestione allegra della precedente Amministrazione, per il saccheggio di danaro pubblico in spese folli e per il mancato pagamento, in quei tre anni devastanti, di centinaia di creditori che hanno fornito beni e servizi al Comune. |
PUBBLICATO 04/06/2014
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