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W il 25 aprile!

Foto © Acri In Rete
Davide Barone - Giuseppe Molinari - Mauro Siciliano
La giornata del 25 aprile ad Acri è stata caratterizzata, quest’anno, da una seconda iniziativa, seppur modesta, che ha affiancato l’ormai solita manifestazione organizzata dal Comune, la quale, a nostro parere, è stata più che mai privata del vero significato che tale data riveste, tanto che la banda musicale ha persino eliminato dal suo repertorio uno dei più famosi canti partigiani come “Bella Ciao”.
Insieme ad altri nostri amici e coetanei, circa quaranta in tutto, abbiamo infatti sentito l’esigenza di celebrare, a modo nostro, la Festa della Liberazione, e lo abbiamo fatto portando sulle lapidi dei partigiani acresi sepolti nel Cimitero Comunale di Acri (8 su un totale di 34) una rosa rossa, leggendo, nel contempo,  le loro storie e tutta una serie di testimonianze, lettere , documenti, poesie.
Tale iniziativa è stata pensata e realizzata partendo dal sapiente lavoro del Prof. Giuseppe Scaramuzzo “Storia di Gente Comune” (Grafosud, 2010 ), in cui, tra l’altro, vengono riportati l’elenco completo e la storia degli acresi che, dopo l’8 settembre del 1943, riuscendo a sottrarsi alla cattura dei Tedeschi, decisero di aggregarsi alle formazioni partigiane in Italia, in Grecia, in Jugoslavia e in Albania, e tutti i documenti che abbiamo deciso di leggere durante la commemorazione davanti alle lapidi.
Crediamo che un gesto, seppur simbolico, come questo possa contribuire a tenere vivo il ricordo di questa importante pagina della nostra storia, visto e considerato che una sorta di strano revisionismo, volto a mascherare gli ingenti e cruenti crimini del fascismo e a bistrattare la lotta partigiana, aleggia da qualche tempo nella nostra società.
A rendere ancora più significativa la nostra celebrazione è stato l’incontro, anche se fortuito, all’interno del cimitero, con il Sig. Attilio Algieri, fratello del partigiano Giuseppe Algieri, ucciso il 14 aprile 1945 dai nazi – fascisti, il quale ha deciso di aggregarsi a noi. Egli non ha potuto fare a meno di farci notare lo stato di abbandono e di degrado in cui versa il monumento sulla tomba di suo fratello Giuseppe, e di fatto ha vietato al Comune di apporre sullo stesso la solita corona di fiori dedicata ai caduti in guerra. Questa totale incuria mostra ancor di più come, giorno dopo giorno, il disinteresse e l’indifferenza stiano portando in secondo piano questi ed altri temi che invece occorre rispettare e ricordare, poiché “chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo”.
Sull’onda di questa giornata, abbiamo inoltre deciso di avviare una raccolta firme con l’obiettivo di revocare la cittadinanza onoraria acrese data a Benito Mussolini con delibera del Consiglio in data 21 dicembre 1923, la quale è stata riportata alla luce dallo stesso Prof. Scaramuzzo e trascritta testualmente nel par. 14.5 del suo ultimo libro “Nascita di un Comune Democratico. Acri 1861-1952. Storia cronaca memoria” (Grafosud, novembre 2013).
Siamo stati per questo accusati di voler cancellare la storia: lungi da noi un simile obiettivo. Al contrario, questa raccolta firme è per noi un gesto simbolico ma soprattutto un pretesto per invogliare i più giovani di noi e i più adulti a ricordare cosa il fascismo ha rappresentato in Italia e più in particolare nel Mezzogiorno e nel nostro Comune.
Ciò, oltretutto, diventa fondamentale soprattutto negli ultimi tempi, dal momento che stiamo assistendo  alla riproposizione di tendenze ed ideologie nazionaliste e xenofobe, oltre che, senza entrare nel merito, a innumerevoli ed inaccettabili violazioni della Costituzione, la quale fu scritta proprio all’indomani della sconfitta del fascismo.
Ai due autori dell’articolo “Rispettiamo il passato”, pubblicato qualche giorno fa sempre su Acri in Rete, che vorrebbero, secondo quanto si deduce, celebrare oltre i partigiani anche i caduti fascisti, rispondiamo semplicemente che i morti non possono essere considerati tutti alla stessa stregua: o meglio, lo saranno il giorno del 2 novembre, ma non di certo il 25 aprile. Costoro, inoltre, probabilmente ignorano il fatto che molti dei nostri concittadini che furono chiamati alle armi durante la Seconda guerra mondiale, per lo più contadini, partivano spesso senza conoscere la loro destinazione e i motivi esatti della guerra a cui erano costretti a partecipare, lasciando le loro famiglie prive della forza lavoro necessaria per poter sopravvivere nelle campagne, per poi essere feriti, resi prigionieri, subire le peggiori sofferenze, le più atroci torture e umiliazioni, morire . Come afferma lo stesso Prof. Scaramuzzo in “Storia di Gente Comune”: “La testimonianza del soldato Ferraro Vincenzo, classe 1921, prigioniero degli Inglesi in Africa è emblematica della condizione esistenziale, sociale, economica e culturale della maggior parte dei soldati partiti per la guerra”. Riportiamo, per brevità, le sole ultime righe:
[…] Madadittu u fasciu e li segueaci e Mussudinu cu cheapu facia,
Longa trianni e u mu scuordu meai è dureata pe mia a prigionia,
Era arridduttu e pisu trenta chida, sudi d’ossa e la pella n’cuolli tenia,
I piducchia m’avianu mangeatu e tutti chieaghi a vita tenia,
Cumi nu moribondu signu giuntu alla cheasa u quaranta sia.
Giuvani leve a vua vu cuntu che du fascismu e da guerra u ni sapiti nenti […]

Ѐ per questo e per tanto altro che, consci del fatto che il passato non si cancella, ma neppure i crimini commessi ai danni dei più deboli, gli studenti acresi, uniti sotto la bandiera dell’antifascismo, ribadiscono a gran voce: viva il 25 aprile!



PUBBLICATO 05/05/2014





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