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A proposito di spazi attrezzati e città a misura di bambino

Foto © Acri In Rete
Leonardo Marra
In un precedente articolo qualcuno ha affermato che Acri non è una città per bambini. Io aggiungerei che, molte delle città del sud non possono nemmeno chiamarsi città.
Quando per città si intende un gruppo di persone che si associano e, rispondendo ad un comune accordo di convivenza, si dotano di una serie di regole che permettono lo svolgimento delle normali attività, allora ritroviamo il significato di “polis” così come concepita nella antica grecia. “L'armonia esistente fra la polis e gli individui che la componevano era assimilata a quella esistente in natura fra il tutto e le sue singole parti. In virtù di una tale corrispondenza l'uomo greco era portato a sentirsi organicamente inserito nella sua comunità. Ognuno trovava la propria realizzazione nella partecipazione alla vita collettiva e nella costruzione del bene comune.”
Possiamo dire, onestamente, di ritrovare, oggi, questa armonia nella nostra città? Possiamo affermare, in tutta coscienza di essere portati a sentirci organicamente inseriti nella comunità?
Nel corso dei secoli, purtroppo, in quella che era l’antica Magna Graecia (ma oserei dire in tutto il meridione d’Italia), l’idea di “bene comune” ha assunto accezioni ben diverse da quelle originarie. Si può, infatti, verificare come il concetto predominante si sia involuto dall’originario: “il bene comune è di tutti, quindi in parte anche mio, perciò è anche mia cura preservarlo” in un più barbaro, ed adeguato ai tempi : “il bene comune è di tutti, quindi in parte anche mio e, dunque, posso farne quel che voglio”.
Non credo che le immagini allegate all’articolo “Uno spazio attrezzato per i nostri figli” di Mariacristina Zangari provengano dalle nostre città (mi pare siano di Pisa). Non voglio essere disfattista, ma, dalle nostre parti, purtroppo, l’unico modo perché, le medesime strutture raffigurate in quelle immagini, possano resistere nel tempo, sarebbe quello di proteggerli con recinzioni o mura alte trenta metri, dato che, la filosofia imperante è quella che “a tutti è concesso tutto”, non importa se i nostri gesti arrecheranno danno a qualcuno, l’importante è dimostrare di quanta stupidità siamo dotati.
A qualcuno di voi sarà certamente capitato di osservare “torme” di giovanotti “utilizzare” indisturbati le poche strutture ludiche esistenti nei giardini della nostra cittadina. Aggredire scivoli e giostrine, ma anche cavallini a dondolo ed altalene, dimentichi o del tutti incuranti che l’età per questi giochi per loro è trascorsa da un pezzo e che il loro agire avrebbe privato di quei pochi svaghi esistenti i piccoli cittadini di Acri.
Insensibilità. Ecco da cosa è stata sostituita la collaborazione della “polis”.
L’incuria degli spazi verdi cittadini è sotto gli occhi di tutti ed è anche osservabile ad ogni ora del giorno come i cani randagi (molti dei quali ammalati) vi abbiano eletto domicilio stabile. Su questo quasi nulla possiamo fare come cittadini se non indignarci con chi avrebbe il dovere di provvedere e non lo fa. Ricordo, che anche per questo paghiamo le tasse. A volte, però, bisognerebbe fare un po’ di autocritica. Bene facciamo a mostrare sdegno per una altalena rotta, ma cominciamo a fare qualcosa, non lasciamo che siano sempre gli altri a proporre le soluzioni. Quando qualcuno o qualcosa minaccia un bene comune, prendiamo l’abitudine di intervenire in prima persona e, ove non basti o dove potrebbe sorgere una situazione a “rischio”, facciamolo presente alle autorità competenti e pretendiamo un loro intervento.
E’ la mentalità che deve cambiare. C’è tanto da lavorare. Talmente tanto che, a volte, perdo la speranza che questo possa avvenire.
Scrolliamoci di dosso questo senso di omertà che ci avvolge e ci impedisce di crescere come individui e come società? In piazza, ci raccontiamo di come, in altre nazioni, si venga richiamati da altri cittadini (o multati) per una semplice cicca di sigaretta lasciata cadere inavvertitamente e poi ci seppelliamo nell’immondizia, nell’incuria e nell’ignavia, limitandoci ad esternare sempre le solite incessanti lamentele. Ma basta!


PUBBLICATO 29/04/2014





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