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Istruzione: il più potente antidoto contro la corruzione

Foto © Acri In Rete
Giulia Manfredi
La corruzione “è la legge quando non si rispetta altra legge. […] La virtù, l’onore, la verità e la legge sono scomparsi. Siamo tutti imbroglioni. Ci piace farla franca.”
Al Capone, il gangster del Proibizionismo, che molti ricorderanno per la magistrale interpretazione che ne diede Robert De Niro ne “Gli Intoccabili”, giustificava così, negli anni venti del secolo scorso, le proprie imprese criminali.
Se il sistema è marcio, se lo Stato è assente, se “così fan tutti”, allora essere corrotti e corruttori non solo non è un demerito, ma diventa tacitamente lecito.
Quanto è lontana questa visione da quella degli imprenditori che frodano il fisco? O dei politici che comprano voti? O, peggio ancora, di tutte le persone “oneste” che sarebbero pronte a fare lo stesso, qualora se ne presentasse l’occasione?
Sembra stia avvenendo esattamente ciò che intendeva Corrado Alvaro quando scriveva che “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile.”
E’ fondamentale individuare le cause che hanno generato questo fenomeno e gli antidoti per far sì che possa essere debellato.
Prezioso e necessario, è stato, in questo senso, il convegno “Istruzione: leva etica nell’economia e nella politica”, tenutosi il 5 aprile a Palazzo Sanseverino-Falcone.
Enorme importanza ha avuto affrontare con dei giovani studenti il tema del conflitto d’interessi, sempre antecedente alla corruzione (ultimo caso eclatante l’arresto dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino per estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica). Affrontarlo sia nella sua accezione filosofica, come contrasto tra l’interesse individuale e quello pubblico, sia in quella economica, che vede contrapposto il profitto al soddisfacimento dei bisogni della collettività, vero scopo di ogni azienda, che si tratti di un Comune o di un’impresa.
Impedire che il personalismo volto al guadagno privato prevalga a tal punto da sfociare nella corruzione è possibile. Tuttavia, è necessaria una legislazione che non si limiti a regolamentare il conflitto di interesse, ma che lo elimini, separando l’economia dalla politica, la politica dall’informazione.
Un ruolo ancora più importante spetta all’educazione. Un’educazione che non si traduca in puro e sterile nozionismo, ma in esempi concreti e modelli da seguire.
E’ da qui che bisogna ripartire. Porsi di fronte a delle scelte etiche e assumersi le proprie responsabilità. Non crogiolarsi nella rassegnazione, ma intraprendere un percorso di ricostruzione.

PUBBLICATO 07/04/2014





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