OPINIONE Letto 6254  |    Stampa articolo

Vigliaturo incontra la Torre

Foto © Acri In Rete
Giacinto Ferraro
Sul Quotidiano della Calabria e su Acri In Rete è apparso un resoconto dell’incontro tra lo scultore Vigliaturo e le Associazioni culturali della città. Alla fine dell’articolo c’è una ‘stoccata’ che il Maestro dedica al restauro della Torre, e quindi anche all’autore, perché non si è tenuto conto della peculiarità e della storia dell’edificio ( … edificio,  ha detto proprio così , il Maestro…) e quello che è stato fatto non è un vero e proprio restauro, ma un rifacimento.
Per ovvi motivi non dovrei nemmeno replicare a sciocchezze del genere, ma poiché il giudizio , per così dire, viene non dai soliti cani da pagliaio ma da uno straordinario scultore e più straordinario ancora pittore, cercherò di spiegare le ragioni di un restauro, tanto più che si tratta di un problema che riguarda tutta la popolazione: per questo  presenterò una  documentazione scritta seppure parziale, una microstoria di un certo interesse anche se poco conosciuta.
1. Di origine normanna (sec.XIII) il Castello appartiene alle tipologie delle fortificazioni non a grande scala, poste a intervalli più o meno regolari a sorveglianza di territori o singoli ‘passaggi’ con funzioni di vedetta o controllo al di qua o al di là delle frontiere.
Nel 1400 venne utilizzato come abitazione civile per funzionari governativi (Capitano de popolo, Governatore e personale appartenente all’Autorità regia).
Storici meridionali quali Barrio (De situ et antiquitate Calabriae, Roma 1571,pag.398) e Giovanni Pontano ( De Bello neaoplitano. Napoli,1492) descrivono Acri come terra ‘imprendibile’ per le sue caratteristiche fisico-naturali.
Pontano fa riferimento a un ‘Castel vetus’, per distinguerne probabilmente una parte nuova da una preesistente.
In questo castello si rifugia, inseguito dagli Aragonesi, il Vicerè angioino Grimaldi, poiché Acri era rimasto l’unico baluardo all’interno dei paesi vicini.
Presa per tradimento, Acri capitola e i Castello vien disattivato nei suoi sistemi difensivi (ponti, mura ecc.) e resta accessibile.
Bella “Platea della Valle” 81544), redatta per incarico di Carlo V, tra i possedimenti citati c’è questo Castello con le varie pertinenze: “Castrum circundatum turribus et rebellinis consitens in pluribus membri superioribus et inferioribus cisterna et aliis ad dictum castrum spectantibus, et pertitentibus”.
Come si evince da questa sia pur breve descrizione, il Castello doveva avere una struttura assai complessa; probabilmente era di forma trapezoidale o rettangolare con almeno tre torri agli angoli, a forma di semicerchio; all’interno stava il castello, a forma di semicerchio, a più livelli /due o tre) e fornito di un sistema di difesa e di autosufficienza.
Ogni torre misurava circa 10 metri di altezza, con un diametro di 5 metri.
Dopo la seconda metà del 1500 comincia ad andare in rovina e le costruzioni private che sorgono al di fuori del suo perimetro vengono in parte o completamente edificate con le pietre che provengono dal Castello.
Da allora resta in piedi solo una delle torri, quella che esiste attualmente.
Nel 1700, diventata Acri  sede dei Sanseverino, principe di Bisignano, e dato lo stato di abbandono in cui si trova anche in conseguenza di una frana sul lato sud, il Castello viene abbandonato con ulteriore prelievo di pietre e altro materiale.
Alla fine del 1700 il Comune di Acri vi installa un orologio ‘alla francese’, che tuttora esiste e si trova nel secondo livello della torre e che serviva a scandire il tempo per tutta la popolazione.
Nel 1800 vi vengono fatti alcuni interventi di restauro perché è diventato ormai il simbolo del paese.
L’’ultimo intervento viene fatto negli anni Quaranta, con l’aggiunta di qualche superfetazione costruttiva e la sostituzione di alcune scalette interne.
Da allora il Castello ha incominciato a perdere anche le residue caratteristiche funzionali e a mantenere solo quelle di immagine simbolica.

Infine,verso la fine degli anni ’50, nello spazio ad essa retrostante viene installata un’antenna per la ripetizione del segnale audio-visivo, e nelle sue pendici vengono costruite due cabine, una della Rai e l’altra dell’Enel.
Questi ultimi due interventi l’hanno ancora di più marginalizzata. Tutto ciò chiarisce anche in quale considerazione è stata tenuta per tutti gli anni che vanoi dal dopoguerra alla fine degli anni ’80.
 
Prima di elaborare il progetto è stato fatto un accurato rilievo della Torre e dell’area e contemporaneamente ho cercato quanto più materiale possibile potesse avere relazione e/ o un qualche riferimento con la Torre.
Nei soffitti e negli scantinati del Municipio ho trovato in posti diversi e sparpagliati alcune copie di lettere, note e via la corrispondenza tra i vari Podestà ( allora non c’erano i sindaci) e il Ministro della Cultura, la Soprintendenza ecc., e successivamente le relazioni dell’Ufficio Tecnico e il progetto di restauro fatto alla fine degli anni 30.

Il problema si apre agli inizi degli anni 30 e coinvolge ben tre Podesta che si succedono in quegli anni, A. Giannone, F.Sprovieri e M.Talarico : quasi un decennio di richieste di fondi alla Soprintendenza e al Ministero  per poter restaurare la Torre e di altrettante risposte negative, fino a quando l’amministrazione non si decide a intervenire con i propri fondi di bilancio

Per dare un’idea,e a titolo puramente esemplificativo, riporto quì una parte di questo carteggio.
5. marzo 1931.
Castello di Acri. Torre dell’orologio.
All’On. Ministero dell’Educazione nazionale- Direz.Gen. Antichià edc Arte.
Roma.

Raccomandata.

Dell’antico Castello di Acri è superstite una sola torre. In essa è posto l’antico orologio comunale. La torre è per andare in rovina, ed in deplorevoli condizioni trovasi l’orologio predetto.
Trattasi, intanto, di due insigni monumenti che meritano di essere conosciuti e conservati.
Infatti, il Castello- immortalato dal Pontano nel suo “De bello  neapolitano”- fu teatri, nel secolo XV, di uno degli episodi più eroici della lotta fra Angioini ed Aragonesi; e l’orologio è una reliquia eloquente dello sviluppo che nella nostra regione avevano- pur negli antichi tempi- le arti meccaniche, giacchè venne costruito da Francesco Cantisano da Mormanno nella prima metà del secolo XVIII, giusta un importante documento originale posseduto dall’ Avv. Capalbo di questo Comune.
Credendo di fare opera consona alle direttive di cotesto On. Dicastero per la buona conservazione dei monumenti, segnalo quando precede: invocando l’intervento dello Stato per le opere necessarie, ed alligando una perizia sommaria che all’uopo ho creduto opportuno far redigere, ed unendo anche due copie di fotografia delle torre, spiacente di non poter fare altrettanto per l’orologio perché le condizioni della scaletta interna non hanno permesso al fotografo di salire sino al macchinario.
Aggiungo che le condizioni finanziarie del Comune non mi consentono alcun concorso nella spesa d’altra parte lieve in raffronto con lo scopo cui tenderebbe, e che perciò potrà essere sostenuta interamente dal bilancio statale.
Porgo sin da ora i più vivi ringraziamenti, interpretando anche i sentimenti di riconoscenza di questa cittadinanza.
IL PODESTA’
( Comm. Nob. Filippo Sprovieri).

Istanza simile venne spedita 1l 17 maggio 193° alla soprint. Di Reggio Calabria.
Che così risponde:
In conseguenza del recente terremoto in Lucania che ha danneggito non pochi insigni monumenti, questo Ufficio ha impegnato tutte le sue risorse di personale e di fondi per fronteggiare detta situazione.
Pur convenendo pertanto della necessità di riparare codetta antica Torre dell’orologio, la Soprintendenza per il momento non è in grado di intervenire neppure con un piccolo contributo.
Voglia pertanto la S.V. rivolgere direttamente un’istanza al Ministro dell’Educazione, corredandola con le fotografie della Torre e con una perizia specificata dei avori da compiere. E quando la pratica sarà a noi trasmessa per il parere, si capisce che l’appoggeremo.
Intanto gradisca deferenti saluti.
Il Soprintendente.
25 settembre 1930.

Risposta del Ministero ) aprile 1931.

Spiace di non poter dare alcun affidamento per quanto riguarda la concessione di un concorso governativo nelle opere di restauro occorrenti all Torre in oggetto, poiché le scarse disponibilità del bilancio, completamente assorbite da numersi impegni assunti in passato con consentono in modo assoluto do assumete nuovi oneri.
IL MINISTRO.

7 marzo 1933.
Richiesta del Podestà Angelo Giannone
Facendo seguito alla lettera 5 marzo 1931 n 970 rivolta a cotesto On. Ministero e relativa all’oggetto, mi pregio far noto che le condizioni della torre dell’orologio sono venute man mano peggiorando tanto che una delle campane dell’orologio istesso è caduta ed ha dovuto essere trasportata in questo edificio municipale per esservi custodita.
  Se nel 1931 le condizioni delle disponibilità di fondi erano tali da non consentire l’intervento dello Stato per le opere di restauro prospettate e risultanti dalla perizia allora trasmessa, ho fiducia che ciò invece sia possibile adesso. Per cui rivolgo a codesto Onorevole Ministero vivissima preghiera in tal senso, per evitare che ogni ulteriore stato d’abbandono della costruzione siripercuota sulla statica di essa e- crollando- oltre a perdersi un prezioso ricordo dell’antichità, apporti danni incalcolabili per l’incolumità delle persone e degli edifici sottostanti.
Gradirò in proposito cortese assicurazione.
Ringrazio ed ossequi.
IL PODESTA’
Conte Angelo Giannone.

Progetto dei lavori urgenti di riparazione alla torre del Castello Medievale. (Podestà Talarico)

°°° Poiché tutte le richieste di finanziamento non furono accolte, l’Amministrazione comunale decide di intervenire con i propri fondi. E’ il Podestà Malarico che affida l’incarico di progetto all’ing. Arturo Pellegrini, di Cosenza.
Quella che segue è la relazione di progetto che l’ing. Pellegrini presenta al comune nel 1938.
Questa relazione è estremamente interessante perché descrive la situazione della Torre per come effettivamente si trovava, e gli interventi previsti per restaurarla.

Relazione.

La torre del Castello Medievale di Acri,la sola che, senza alcuna manutenzione, è riuscita a sfidare i secoli e gli agenti atmosferici, presenta il fianco Nord-est attraversato da lunga e importante lesione, e fortemente spiombata. Sicchè l’unico avanzo- di notevole interesse storico- del travagliato periodo di vita vissuto dalla popolazione di Acri durante le invasioni Aragonesi e Francesi, minaccia di rovinare, se non si provvede a consolidarlo e ripararlo convenientemente.
  Pertanto l’Ill.mo Signor Podestà di Acri, che con vero interesse ed amore studia e cerca di risolvere tutti i problemi della sua cittadina. Mi ha incaricato di redigere il presente progetto di riparazioni, manifestandomi il desiderio che, in cima alla torre, venisse istallata una lampada votiva, in memoria dei gloriosi Caduti in guerra.
I lavori previsti sono:
1)  demolizione dell’esistente copertura, già in massima parte caduta, e della      muratura lesionata e fuori piombo;
2)  ricostruzione della detta muratura, in malta cementizia;
3)  costruzione della soletta di copertura in c.a, e del castelletto per le campane e la lampada votiva;
4) ricostruzione della non più esistente scala interna, in legno castagno.
  Ho previsto, inoltre, una soletta esterna in ferro per l’accesso alla terrazza di copertura, dalla quale si potrà ,così, aver modo di godere un meraviglioso paesaggio alpestre.
  L’ammontare complessivo della spesa è di L. 4.700 delle quali L. 4.500.00 per lavori.
A tale spesa il Comune intende far fronte con la risorsa ordinaria di bilancio.

Ing. Arturo Pellegrini.
Cosenza, 12 maggio 1938.

( Seguono calcoli e specifica)

°°°°
Ancora più interessante è  nel 1939 la relazione successiva  ai lavori , che il responsabile dell’Ufficio Tecnico di allora, il Geometra Pasquale Meringolo fa sui lavori effettivamente eseguiti e in particolare sulla ‘natura’ e il carattere della Torre.
Vorrei sottolineare questo secondo aspetto perché chiarisce in maniera chiara e distinta alcuni problemi e rilievi che sono stati fatti dopo il restauro che ho fatto più di 20 anni fa.
Leggiamola attentamente ( Ovviamente la messa in evidenza in carattere grassetto delle parti più importanti è mia).

Relazione.
Oggetto: Misura finale e stima dei lavori occorsi per la riparazione della Torre Civica comunale di Acri.

Sin dalla demolizione della prima parte del muro perimetrale che minacciava rovina, ci siamo trovati di fronte ad una muratura disgregata ben diversa di quella che appariva in un primo esame, tanto che bastarono le sole mani per mandarla giù. E, mentre nel progetto dell’Ing Pellegrino fu prevista una demolizione per 9 metri cubi, siamo stati costretti a demolirne circa 42 per potere trovare muratura discretamente resistente sulla quale potere posare il nuovo muro.

In verità la Torre, dati i secoli vissuti senza avere avuto mai manutenzione alcuna doveva essere abbattuta tutta e rifatta. Ma ciò cozzava con le condizioni finanziarie del Comune, non troppo liete, perciò si è pensato a piombare il nuovo muro su muratura vecchia, come si disse più sopra,discretamente resistente, legandola a circa 3 metri dalla sommità della Torre, con cordolo di cemento armato, con il rimanente della muratura, e costruendo poi alla sommità predetta altro cordolo di cemento armato tutto in giro sotto la soletta di copertura.
Poiché la forma della Torre è cilindrica fino ad un certo punto ed a tronco di cono abbastanza inclinato verso la sommità, si è dovuto diminuire l’inclinazione conica rettificando la muratura. Da ciò è dipeso l’aumento della superficie della soletta di copertura. E perché le acque cadenti dalla stessa non flagellassero le pareti della Torre la soletta si è dovuta provvedere di una sporgenza di cemento armato larga centimetri 69 e spessa cm 10.
Questa sporgenza si è dovuta poggiarla su 19 mensole di cemento armato che, mentre ne costituiscono un saldo sostegno, abbelliscono armonicamente la parte esterna della Torre.
Inoltre, per effetto della importante demolizione eseguita, non era più possibile limitare l’arricciatura perciò   …, alla sola parte ricostruita e quindi si è dovuta arricciare l’intera superficie esterna della Torre, tanto più che, dato il cuci e scuci occorso a diverse parti della Torre stessa, questo non poteva rimanere alla parte esterna senza l’arricciatura, sia perchè l’occhio ne avrebbe sofferto per riguardo all’estetica e sia perché la consistenza della muratura ne sarebbe stata compromessa in breve tempo. E così, mentre nel progetto vediamo progettati soli mq 42 di arricciatura, in effetto se ne sono eseguiti mq. 585.89.
Per evitare più che sia possibile il peso sui muri della Torre, la balaustra della terrazza progettata in un muretto di mattoni largo 30 centimetri ed alto ottanta centimetri si è trasformata in un muretto di centimetri 10 legato a 18 pilastrini in cemento armato, alto centimetri 80, sulla di cui estremità corre una copertina pure di cemento armato larga cm 30 ed alta cm 10.
Per quanto precedentemente si è esposto il cemento armato previsto nel progetto in metri cubi 2.800 è salito a mc 11.174.
In ultimo, per la scarsezza del ferro e per le difficoltà di trovare le dimensioni stabilite, di fronte all’incalzare minaccioso del tempo e dell’inverno, con la Torre in buona parte demolita, non era prudente aspettare oltre per cercare di potere avere le dimensioni progettate e quindi si è usato il ferro che si è trovati pronto di dimensioni quasi doppie. La differenza del ferro ‘ stata di kg 270.
  Dalle misure scrupolosamente eseguite nel conto finale dei lavori alligato, risulta che l’ammontar complessivo dei lavori al netto del ribasso offerto è di L. 10403.85, contro L. 3917.00 progettate e ciò per le ragioni qui esposte.

Acri 4 marzo 1939.
Geom Pasquale Meringolo.
Tecnico Comunale.

(***)

Se si legge attentamente questa documentazione, ne esce un quadro abbastanza chiaro e che è possibile riassumere in questi termini:

1) Agli inizi degli anni 30 la Torre è in pessime condizioni statico-strutturali,si per mancanza di manutenzione, sia soprattutto per una serie di crolli avvenuti in essa,

  1. C’è la volontà chiara di restaurarla e quantomeno evitarne la distruzione.
  2. Il tipo di restauro fatto.

 4) La totale e assoluta mancanza di un qualsiasi –anche se solo evanescente- riferimento alla presenza di merlatura precedente.

  1. L’intervento di restauro e di adattamento che non tiene conto delle condizioni di partenza, ma aggiunge elementi estranei alla torre.

6)    La  piccola fotografia allegata a una delle richieste di finanziamento.

Vediamoli un po’ meglio.

Ecco, quella che è stata presentata per decenni come una merlatura medievale, quella che in un certo senso ha costituito l’immagine e l’essenza della Torre, e in ogni caso il suo coronamento ‘estetico’, in realtà non è altro che un intervento casuale e convenzionale, in ogni caso intrusivo ed estraneo al carattere e alla natura dell’architettura della Torre, fatto e bisogna ancora una volta sottolinearlo, con un materiale ( c.a) estraneo al resto del materiale da costruzione della Torre.
Già in quegli anni si era posto il problema della ‘forma’ della Torre. Viene posto in maniera esplicita quando si parla di ‘muratura fuori piombo’ dall’ing Pellegrini e dal geom Meringolo, e quando lo stesso geom Meringolo descrive la Torre e dice che non è perfettamente cilindrica ma verso la sommità assume la forma di tronco di cono, dice più o meno che ha la forma di una botte…o meglio non lo dice, ma significa più o meno questo…
Se avessi voluto rendere la forma della Torre a una forma perfettamente cilindrica e regolare, sarebbe stata un’operazione estremamente facile e semplice: bastava ‘riempire’ e ‘rincocciare’ la muratura tenendo conto dei semplici fili  piombo, un’operazione che avrebbe potuto fare un qualsiasi muratore.
( Ma io vent’anni fa non ero o facevo il  muratore e purtroppo non lo sono diventato neanche successivamente. Sono architetto, almeno quando sono messo in condizione di poterlo fare).
E’ ovvio che questo aspetto è stato valutato a lungo da me e dal Soprintendente, ed è altrettanto ovvio che questa eventualità è stata esclusa senza avere il minimo dubbio: sarebbe stato un intervento inammissibile, scorretto metodologicamente perché contrario a qualsiasi metodologia di restauro e soprattutto avrebbe contribuito a ‘sfigurare ‘ ulteriormente la forma della Torre e quindi la natura e la sua stessa immagine.
  Ma il problema più importante della Torre non era la sua ‘forma’, era la sua stabilità e quindi la sua stessa esistenza fisica.
  Alla fine degli anni ’80, e cioè dopo quasi cinquanta anni, la Torre si presentava in condizioni assai critiche per questi motivi:
1) La muratura in pietra e  malta di calce  si presentava un notevole grado di obsolescenza.
2) Esisteva un ‘quadro fessurativo’, cioè una serie di lesioni nella muratura piuttosto preoccupante, e in particolare una lesione di ‘tipo profondo’ interessava la Torre all’altezza della porta di ingresso.
3) L’aspetto più grave era costituito da cedimenti nella sua fondazione.
  A questo punto è necessario chiarire come si è intervenuti da questo punto di viista e soprattutto ricordare il lavoro di chi ha collaborato a questo progetto.
La prima consulenza mi è stata data dal Prof. Antonino Gallo Curcio, ordinario di Statica alla Sapienza a Roma, con il quale è stato affrontato il problema generale e in particolare il problema della lesione sulla porta di ingresso aperta arbitrariamente e in maniera incongrua, poichè era stata aperta dove mai avrebbe potuto essere.
  Una seconda consulenza, preziosa e affettuosamente amichevole, mi è stata data in sede di progetto definitivo ( e anche in sede operativa durante i lavori) dagli Ingg Angelo Falivelli e Alfonso Altieri. Con loro furono affrontati e discussi i problemi relativi alla verifica della stabilità del versante sulla vallata del Mucone, della situazione statica generale della Torre e delle soluzioni da adottare.
  Una terza consulenza è stata fatta dai calcolatori del’impresa Guido, Ingg Francesco Gaudio e Paolo Marraffa, con i quali sono stati discussi tutti i problemi relativi al consolidamento e le soluzioni tecniche e operative, soluzioni che sono state studiate, valutate e concordate collettivamente, anche tenendo conto delle indicazioni e delle prescrizioni della Soprintendenza e del modo di procedere dell’impresa.
In precedenza era stata fatta una accurata relazione geologica, con prove penetrometriche
( all’epoca non erano molto frequenti) dal geologo Giovanni Catalano.

Spero di aver portato elementi tali da chiarire la ‘questione Torre’ sia relativamente alla sua forma, sia al consolidamento della sua struttura.
Vorrei aggiungere due cose: il progetto ha ottenuto due approvazioni. Una da parte della Soprintendenza di Cosenza, l’altra della Soprintendenza archeologica di Reggio Calabria, e ovviamente sulla base di un progetto analitico e di documentazione fotografica. Le due Soprintendenze non si sono accorte delle manomissioni che avevo proposto né prima dell’intervento né dopo. Se ne è accorto a distanza di tanti anni il maestro del vetro…Strano che si sia accorto solo di questo restauro e non degli interventi fatti in tante chiese e non solo delle chiese  di Acri.
Comunque sia, conservo ancora tutta la documentazione sulla Torre e se il Maestro ritiene di avere strumenti metodologici e concettuali per poter discutere di restauro  e anche di altro, può farlo nel mio studio in via S.Francesco, a pochi metri dal Suo Museo. Avrò sicuramente da apprendere . Prossimamente avrò  qualcosa da dire, più esattamente da scrivere, sulla sua scultura e sulle attività culturali del suo Museo.



Stato originario



Prima dell'intervento



Dopo dell'intervento


PUBBLICATO 04/04/2014





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