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Il trionfo della “monnezza”

Foto © Acri In Rete
Michele Spezzano
Da Napoli a Palermo, da Roma a Catanzaro, sono anni ormai che la spazzatura la fa da padrona. Ad Acri sarà il 2014 ad essere ricordato come l’anno del trionfo della “monnezza” e, quando anche il 2014 diventerà storia, qualcuno tra i posteri avrà certamente cura di raccontarlo, magari trascrivendo la simpatica satira prodotta recentemente, per l’occasione, dal caro amico e collega Vincenzo Feraudo, il quale farebbe cosa gradita a molti se si decidesse ad utilizzare, di tanto in tanto, Acri in Rete per far conoscere ai propri concittadini qualcuna delle tante sue belle satire di costume già prodotte.
Per quanto mi riguarda, sono estremamente e seriamente preoccupato: se volessimo, infatti, utilizzare la “monnezza” - che davvero non mi pare essere un problema irrisolvibile e che anzi, è superluo rilevarlo, in tante altre regioni italiane ed in tante altre nazioni, da tempo non viene considerato neppure più un problema, bensì una risorsa -  a mo’ di termometro, per misurare il grado di civiltà dei popoli o il grado di efficienza dei pubblici servizi (solo apparentemente sono due cose diverse), ci accorgeremmo che siamo affetti da una febbre da cavallo, che necessita immediatamente di un potente farmaco antipiretico per ridurre la temperatura, oltre che di lunghe ed appropriate cure per tentare di sconfiggere la malattia, sempre che non risulti incurabile perchè malauguratamente appartenente al ceppo …siamo meridionali, siamo meridionali (credo il ritornello fosse di un certo Mimmo Cavallo).
Detto, per amor del vero, che anche in punto di morte potremmo, comunque,  consolarci con la sicurezza che almeno la immondizia culturale – madre, forse, di tutte le malattie civili - che infesta libri, giornali, riviste, televisione, radio, web e quant’altro, la condividiamo con l’intera nazione e con gran parte della comunità internazionale, non mi resta, stante la mia incompetenza in materia, che dare per scontato tutto ed il contrario di tutto quanto è stato scritto, detto e raccontato in merito alle cause, agli effetti e alle diverse e più opportune soluzioni che potrebbero, e avrebbero potuto, dovrebbero, e avrebbero dovuto, essere ricercate per porre fine all’incresciosa situazione nella quale versiamo, ovvero evitarne addirittura l’insorgere, per giungere immediatamente alle due domande che mi tormentano da tempo e che, avvalendomi dell’ospitalità di Acri in Rete, vorrei brevemente esternare pubblicamente, alla ricerca della miglior risposta.
1- Perché mai i rifiuti devono essere portati inutilmente a spasso, a spese della collettività, per centinaia di chilometri (a proposito, nonostante la mia incompetenza, per dirla alla Fantozzi, ma seriamente: portare i rifiuti all’estero è una cagata pazzesca…. non per niente qualcuno è stato capace non solo di pensarla ma anche di farla prontamente), invece di limitarne al minimo indispensabile la circolazione, responsabilizzando i singoli comuni, consociati all’occorrenza in ambiti territoriali predeterminati ed opportunamente dimensionati per garantire il migliore utilizzo delle risorse, da erogare sulla base di parametri standardizzati, così da costringere gli amministratori a rendere conto del proprio operato agli elettori (qualora si riusciranno ancora a trovare in futuro persone disposte ad andare a votare).
2- Perché mai viene ritenuto lecito creare decine e decine di discariche incontrollate nei centri urbani, davanti ai portoni o ai cancelli delle case, delle chiese, delle scuole, dei cimiteri, degli opifici, etc, che hanno la sfortuna di trovarsi in prossimità di un cassonetto, invadendo per giunta strade e marciapiedi e rendendo in tal modo pericolosa anche la circolazione di persone ed automezzi, mentre il trasferimento temporaneo degli stessi rifiuti (in attesa di tempi migliori, se mai verranno, stante la obiettiva, quanto colpevole, situazione di emergenza che è venuta a determinarsi e che è inevitabilmente destinata ad aggravarsi ulteriormente con l’arrivo della stagione estiva), in siti appositamente individuati, che siano quantomeno posti all’esterno dei centri abitati e al di fuori delle sedi stradali, comporta il fondato timore dell’immediato avvio di un procedimento penale.
Breve considerazione finale di stampo calcistico: se ci siamo lasciati sconfiggere, o per meglio dire sommergere, perfino dalla “monnezza”, figuriamoci se, nelle attuali condizioni, potremo mai vincere le tante altre sfide, ben più impegnative, che ci attendono per evitare di retrocedere nel “quarto mondo”.

PUBBLICATO 31/03/2014





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