Per una serie di affermazioni e commenti che riguardano il MACA, per rispetto alle persone a cui sta a cuore, favorevoli o contrarie, mi sento in dovere di fare chiarezza. Prendo spunto per questa mia risposta dall’articolo Acri. Un comune in pericolo e un museo della discordia, a firma di Angelo Gaccione e, per una questione di forma, mi rivolgerò direttamente allo stesso autore. Sia chiaro che lo prendo solo a esempio, e non me ne voglia. La mia risposta vale anche per le critiche precedenti apparse su Acri in rete nelle ultime settimane.
Gentile Angelo Gaccione,
mi scusi l’espressione: stiamo guardando entrambi lo stesso film?
Leggendo il suo testo recentemente pubblicato sul sito Acri in Rete, ho l’impressione che lei si sia fatto delle idee di seconda mano relativamente al museo di Acri, senza conoscere effettivamente la situazione di cui scrive. Cercherò di essere il più chiaro possibile e di non dilungarmi eccessivamente. Per quanto riguarda buona parte del contenuto del suo testo non sta a me rispondere, perché credo che i destinatari siano altri, ma, dato che utilizza il MACA (perché così si chiama ufficialmente dal mese di luglio 2009) quale filo conduttore, mi permetto di rispondere ai punti da lei toccati nello scritto e cercherò di farlo nel modo più puntuale possibile:
1.
Il carattere privatistico dello museo, pur finanziato esclusivamente da contributi pubblici:
A questo primo punto può trovare un’esauriente risposta nel testo da me divulgato circa un mese fa in cui viene riassunta la storia del museo e le sue vicissitudini.
2.
Il mancato coinvolgimento delle energie artistiche locali e del Sud nel suo insieme:
Leggendo questo secondo punto è ancor più palese che lei – così come chi in precedenza ha rivolto al museo la stessa accusa – non è a conoscenza delle attività del museo. Nel 2012, il MACA ha dato inizio a un progetto rivolto agli artisti Under 35 nati in Calabria, intitolato Young at Art. Ogni anno, viene selezionato un gruppo di artisti che rappresentino la vivace scena contemporanea calabrese e le loro opere vengono esposte in una mostra itinerante composta da più tappe. Si parte dal MACA, per proseguire con una seconda tappa all’interno della Biennale Manga Grecia di San Demetrio Corone (ulteriore interazione con il territorio limitrofo ad Acri), per terminare il progetto a Torino, nel mese di novembre, all’interno della manifestazione Paratissima, l’evento collaterale più importante della fiera d’arte contemporanea Artissima, facendo in modo che gli artisti locali, calabresi, quindi del Sud, possano venir conosciuti da un pubblico stimato in circa 100.000 unità in soli 4 giorni di manifestazione. Per ulteriori informazioni la rimando al blog del progetto: http://youngatart2013.com. Peraltro, non sono solo gli artisti a giovare di questa visibilità, ma il museo stesso, adeguatamente pubblicizzato all’interno dello spazio espositivo e, con esso, la città di Acri. Non sono a conoscenza di altre iniziative che promuovano la città a un tale bacino di utenti.
Tutto ciò, poi, non tiene conto del fatto che, annualmente, in collaborazione con BCC Mediocrati (senza contributi comunali), il MACA organizza una grande mostra dedicata a un artista calabrese già noto. L’anno scorso è stata la volta del pittore Pino Chimenti. Nel 2012 è toccato a Francesco Guerrieri e prima ancora a Luigi Le Voci.
3. L’impossibilità per il Museo di potere acquisire donazioni da altri artisti e dunque arricchirne il patrimonio:
Anche in questo caso non è adeguatamente informato. Negli anni, al MACA sono state donate opere dagli autori stessi – lo scultore Dorino Ouvrier e i pittori Giovanni Cataldi, Luigi Le Voci e Francesco Guerrieri –, o dai loro eredi – il pittore austriaco Fritz Baumgartner – o, ancora, da collezionisti – la donazione Patrito (esposta durante tutto il periodo estivo 2013), che annovera 66 opere grafiche di nomi di primo piano del 900: De Chirico, Guttuso, Morlotti, Nespolo, Scanavino e Schifano, tra gli altri – .
4. La scarsa ricaduta per il territorio in termini di confronto e di crescita culturale:
Non è la prima volta che al MACA viene rivolta questa accusa. Innanzitutto, il MACA, regolarmente, ospita le scuole di ogni ordine del territorio, acresi e non, offrendo agli studenti la possibilità di partecipare a workshop tematici legati alle attività espositive del museo e già questa mi sembra un’ottima occasione di confronto e crescita culturale. Abbiamo ospitato eventi artistici dedicati ai non vendenti; abbiamo collaborato con i detenuti del carcere di Rossano ed esposto le loro opere al museo. Poi, ancora, ci sono le mostre temporanee – oltre 20 dalla nascita del museo nel 2006 – che hanno seguito, per la maggior parte, un percorso studiato di riscoperta di artisti e movimenti fondamentali del ‘900, seppur meno noti al grande pubblico: dalla grande personale di Joël Stein, uno dei padri dell’arte cinetica, passando per la mostra di Aldo Mondino e quella del Gruppo degli Otto, esperienza artistica breve ma intensa che annoverava tra le sue file nomi del calibro di Vedova, Turcato e Afro. Crede che queste mostre non offrano un’occasione di crescita culturale? Per quel che riguarda la questione della ricaduta economica, la rimando alla risposta contenuta nel testo del giornalista Piero Cirino, che condivido pienamente.
5. La mancata presentazione del bilancio e la sua pubblicizzazione in tutti questi anni:
Non starebbe a me, in quanto direttore artistico del MACA, divulgare il bilancio del museo, ma, dati i continui attacchi, ho deciso di pubblicare il resoconto delle entrate e delle uscite dal 2007 a oggi sul sito del museo.
Per quanto riguarda il bilancio comunale, dato che trattasi di museo civico, le chiederei cortesemente di fare riferimento al Comune di Acri.
6. Lo sperpero di una quantità considerevole di denaro che non troverebbe giustificazioni:
La questione non mi riguarda in prima persona, ma mi tolga la curiosità: in che modo il MACA è stato oggetto di spreco di denaro pubblico?
In risposta alle sue ultime righe, rimando al progetto artistico 2014 – anch’esso pubblicato sul sito del MACA, che, in nessuna sua parte è finanziato dal Comune di Acri.
Credo, con questa mia lettera, di aver dato a lei e altri detrattori del MACA, delle spiegazioni, ma, se non fossero sufficienti, potremmo volentieri dilungarci ulteriormente sulla questione, anche su
Acri in Rete. Vede, vado molto fiero dell’attività che ha svolto il MACA in questi anni, pur nelle difficoltà che si sono susseguite e ancora non cessano di essere. Sono certo che c’è ancora molto da fare e certamente mi sarà difficile accontentare tutti, ma parlarne in un colloquio costruttivo non può che farmi piacere.