Giudice di Pace, segnali di ottimismo
Piero Cirino
Dopo l’allarme lanciato da Pino Capalbo, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale, sembra che si aprano degli spiragli di ottimismo circa le sorti degli uffici del Giudice di Pace di Acri.
Proprio dal Pd filtrano segnali incoraggianti in tal senso, con un particolare attivismo in questa direzione dell’On. Enza Bruno Bossio, che segue da vicino l’evolversi della situazione. Se le indiscrezioni dovessero trovare conferma, nella prossima settimana, Governo dovrebbe approvare un decreto secondo il quale, in sostanza, si ritornerebbe alla situazione precedente all’ultimo intervento del Ministro della Giustizia del governo Letta, Anna Maria Cancellieri. In pratica, se ciò dovesse essere, rimarrebbero aperti quegli uffici per i quali, come è avvenuto ad Acri, le spese di gestione fossero a carico delle amministrazioni locali. Lo scorso 19 febbraio, con il decreto legislativo n.14, erano stati in pratica soppressi gli uffici periferici dei Giudici di Pace, tra i quali quello di Acri, che dal prossimo 30 aprile verrebbe accorpato a Cosenza. La legge delega 148, del 14 settembre 2011, invece concedeva ai Comuni la possibilità di mantenere in attività questi uffici facendosi carico di tutte le spese di funzionamento, a eccezione di quelle relative ai magistrati onorari. Il Comune di Acri nei mesi scorsi, anche attraverso discussioni e provvedimenti votati in consiglio comunale, con l’apporto di tutte le forze politiche rappresentate, aveva deciso di accollarsi gli oneri che avrebbero permesso di mantenere in vita gli uffici del Giudice di Pace. L’eventuale chiusura, dopo quella della sezione distaccata del Tribunale di Cosenza, sarebbe un’ulteriore penalizzazione del territorio, in termini economici e di servizi pubblici. Ma lo sarebbe probabilmente anche sul fronte della giustizia, considerato che il Giudice di Pace ha in carico procedimenti tutto sommato di limitata entità e che, in determinate circostanze, qualora l’azione legale dovesse essere gravata anche dalle spese di trasferta, non mancherebbero coloro che decidessero di soprassedere. Un sorta di politica del carciofo, negli ultimi anni, ha privato il comprensorio di servizi importanti, l’ultimo dei quali la presenza della brigata della Guardia di Finanza, soppressa lo scorso anno nell’ambito di una riorganizzazione interna al Corpo e nel silenzio assordante di partiti e istituzioni locali. |
PUBBLICATO 10/03/2014
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