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In nome del dio denaro

Foto © Acri In Rete
Katia Amodio
Non ho mai voluto entrare in politica, non perché mi manca la favella, ma perché mi manca la faccia.
La faccia tosta.
La faccia tosta ed il cinismo di coloro che amministrano in nome di un dio moderno. “Il dio denaro”.
La faccia tosta di quei politici che illudono il prossimo, fanno promesse da marinaio, vendono fumo, che non si fermano a contare i suicidi dei disperati, le fabbriche chiuse, le persone che vanno a mangiare nelle mense della Caritas, e quelle che dormono fra i cartoni.
Contano solo i soldi. Quelli che sotto-banco mettono in tasca.
Che bella parola “politica”.
Tante persone la usano, dimenticandone il significato originario.
La politica è arte. È Scienza del governare.
Chi vuole entrare a farne parte dovrebbe svolgere un percorso di studi specializzato, così come lo compie un medico o un avvocato. Non ci si può improvvisare politici dall’oggi al domani.
Invece no.
Siamo tutti pasticceri.
L’importante è portare voti, da qualunque parte essi provengano, per sederci su “una maledetta” poltrona, riscuotere stipendi e pensioni d’oro, privilegi, facilitazioni.
Il tutto in nome dei cittadini che ci hanno concesso la loro fiducia a suon di consensi.
Il significato che do alla parola politica è: solidarietà, fronte comune, uguaglianza senza privilegi.
Io politico, amministro non per dare a quelli che hanno, ma per aiutare quelli che non hanno.
Invece no.
Il tarlo del potere, dei soldi ha roso persone che si erano votate alla chiesa, alle opere di carità, ad enti che sostenevano persone inabili, tossicodipendenti prostitute.
Le alternative a mio parere sono due: o questi signori hanno venduto l’anima al diavolo, oppure pensano di vivere eternamente.
Ma Dio, o chi per Lui ha istituito una cosa uguale per tutti. “la morte”.
Allora a cosa serve appropriarci di beni di pubblica utilità, costruire ville lussuose, avere appezzamenti di terreno, ed altri beni?
Come punire questi signori che in nome dell’amministrazione pubblica si arricchiscono? Una punizione esemplare sarebbe quella di spogliarli di tutti i loro averi, riducendoli a chiedere l’elemosina davanti alle chiese o ai supermercati. E sono stata clemente. Altrimenti li ridurrei ad andare in giro con un foglia di fico, come Adamo ed Eva.
Utilizzerei i beni a loro espropriati investendoli nella ricerca medica.
Quando guardo in televisione le riunioni a palazzo Chigi e vedo tanti posti vuoti mi chiedo: “Dove sono gli onorevoli eletti dal popolo? Hanno giustificato la loro assenza? Perderanno la loro giornata lavorativa? E dov’è il rispetto per le persone che rappresentano?” A me non è dato sapere.
Perché ci sono due pesi e due misure?
Un dipendente pubblico, che non va a lavorare deve giustificare la propria assenza, anche se nel suo piccolo non giustifica la costruzione del suo orticello. Siamo tutti padroni del nostro luogo di lavoro. Abbiamo già operato la nostra privatizzazione personale senza nessuna autorizzazione da parte di chiunque e soprattutto senza che nessuno venga a controllare il nostro operato, alla faccia di quegli sfortunati che devono mendicare per trovare una giornata di lavoro e per arrivare alla fine del mese.
La lista dei politici indagati per appropriazione indebita si allunga ogni giorno che passa. Come fanno queste persone a condurre una vita normale, a non pensare che anche loro hanno una parte di responsabilità nei numerosi suicidi di tutti quelli onesti che non hanno avuto altra soluzione che compiere gesti estremi, farla finita con la vita anche davanti ai propri figli. All’indomani dell’unità d’Italia, è stato detto: “Abbiamo fatto l’Italia, adesso bisogna fare gli italiani”.
Io aggiungo: ora nel 2014 dobbiamo fare i politici italiani. Politici onesti, leali, umili, che abbiano cura delle persone bisognose, che non si vendano per appalti pubblici, concessioni edilizie, benefici, privilegi e soprattutto denaro.
Si vive una sola volta.

PUBBLICATO 10/03/2014





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