Acri non e' New York, ma non e' nemmeno Acri!
Angelo Sposato
Le polemiche sul museo Maca di Acri non hanno stimolato una discussione seria sulle opportunità anche economiche della cultura e della sua diffusione, ma solo una sorta di partigianeria a seconda dei punti di vista. Le opinioni in sé lasciano il tempo che trovano, se esse non si basano su principi condivisibili ed oggettivi e rendono necessaria un'analisi motivata, la quale possa prendere spunto anche da visioni limitate, ma che abbiano una base obiettiva. Acri non ha mai avuto la qualità di entrare nel merito delle cose e, solitamente, esercita questa inclinazione quando si trova a favore di qualcosa, di solito non propriamente positivo.
Come ad esempio la centrale a biomasse, per la quale il fronte del sì portava a sostegno la creazione di posti di lavoro senza specificarne il numero e di che tipo ed a che prezzo per il territorio, senza portare il calcolo di quante tonnellate di ramaglie occorrevano per tenere a regime la centrale e quante tonnellate di esse si raccolgono, effettivamente, nei nostri boschi, visto che una delle prerogative della biomassa è quella dei chilometri zero. Ecco, appunto, il non entrare nel merito. Non è fuoriluogo questa mia parentesi perché fa parte della cultura e delle idee dichiarate di sviluppo con un certo convincimento, ma, a mio parere, retrograde e prive di visione di insieme delle cose. L'idea di sviluppo non è un'opinione, anche perché, se fosse così, basterebbe erigere muri di cemento qua e là e si creerebbe benessere attraverso gli investimenti per realizzare questi muri sparsi. Purtroppo in parte, per molto tempo, è stato così. L'idea di sviluppo è un passaggio successivo a valutazioni, analisi, confronti, studi su quanto offre un territorio e la nascita dell'idea produce un ulteriore passaggio, esteso al futuro, con gli investimenti e la programmazione. L'accesso e la diffusione alla e della cultura devono essere gratuiti e non certo badare al profitto inteso nel senso di arricchimento economico personale da sfruttamento delle risorse culturali. Però, la cultura necessita di investimenti e anche di guadagni da poter reinvestire nel suo esistere e proporsi, e non mi sembra eticamente e moralmente sbagliato, altrimenti se la cultura non deve badare agli introiti per sostentarsi, anche il mestiere di medico dovrebbe esercitarsi senza guadagno poiché riguarda la vita e la salute delle persone. Il guadagno e gli investimenti servono anche per retribuire le figure professionali che producono e divulgano cultura, queste figure vivono nella società dove il denaro purtroppo occorre. Ma la cultura può essere anche il tramite per creare un indotto economico intorno a sé, restare gratuita con gli investimenti pubblici che vengono ricavati dalle rimesse dello stesso indotto. Acri, in questo senso, ha un patrimonio culturale mai considerato nel suo insieme e mai pensato e valutato sia nella sua funzione di divulgazione e conoscenza sia in quella di attrattiva e iniziativa per la città come offerta rivolta a visitatori esterni. Ad Acri abbiamo, oltre alle scuole, un museo di arte contemporanea ed altri disusati ed altri ancora che si potrebbero pensare, ha una fondazione e centro studi, un cinema, un teatro in costruzione, un anfiteatro, una storia, letterati, una sua presenza movimentista e ribelle anni settanta, formazioni musicali, artisti di vario genere, associazioni ed una vicinanza fisica con l'Unical. Bisogna ripensare tutte queste presenze sia nella loro condizione soggettiva ed indipendente, sia incrociata tra loro e sinergica per aumentare le opportunità di creare, dapprima, tessuto culturale al servizio della città e, poi, offerta che si ramifichi nel tessuto economico e sociale. Ad esempio, i nostri scrittori più illustri, Padula e Arena, potrebbero insieme favorire un progetto di visite letterarie presso uno spazio a loro, esclusivamente, dedicato, sia in forma bibliotecaria ad uso, vendita e consultazione dei loro testi, oltre ad affermare e determinare Acri come città di alti contenuti letterari, storici ed antropologici con un vero e proprio percorso turistico che faccia imbattere sia lo studioso, o studente, sia il visitatore in questa ricchezza umanistica. Certo per Arena servirebbe una fase primaria di esplorazione e quindi di investimento, che porti meglio alla luce la sua importante figura di meridionalista attraverso il coinvolgimento dell'università, ad esempio, che tracci con i suoi studiosi la sua opera saggistica e letteraria. A questo, unire una storia della letteratura acrese che metta in risalto i contenuti globali che i suoi scrittori hanno espresso e dando risalto a poeti come Filippo Greco. In una realtà come quella di Acri, chiusa nelle sue accezioni figurate e non, la presenza degli enti culturali tipici ed atipici non forniscono una continuità di offerta, che in primis dovrebbe rivolgersi alla stessa città per risvegliarla e farla uscire dal suo innaturale culto rivolto a Morfeo. Per esempio, il museo, oltre ad offrire importanti mostre senza altre fasi di coinvolgimento alla struttura, non pare avere una vera programmazione di attività, e garantisco che se ne possono fare a bassissimo costo, che lo rendano più vivo per la cittadinanza interessata a certo tipo di iniziative ed a visitatori e frequentatori di altrove. Oltre a questo, essere propositivo di artisti locali di valore cosicché la città prenda il meglio da fuori e dia il suo meglio al fuori. Stesso discorso per la fondazione Padula, che magari potrebbe stratificare i pochi fondi a disposizione in diverse attività senza concentrarli tutti nella settimana del premio, e quindi rendere il premio cassa di risonanza di tutta una serie di attività svolte in precedenza e programmate insieme ad iniziative di intervento minimo come seminari di letteratura ed altre materie, presentazioni di libri, gli autori verrebbero gratis perché interessati alla promozione, ad esempio. Altro ente, il comune nell'assessorato alla cultura non dovrebbe essere solo luogo amministrativo e di elargizione di patrocini o piccoli finanziamenti, ma essere ricercatore di proposte e idearle esso stesso, nonché essere collettore di tutto quanto faccia cultura sul territorio per programmare un'offerta rivolta anche fuori dalla città. Questi sono solo alcuni miei punti di vista indirizzati su questi argomenti, miei personali pareri di poeta e “consumatore” di cultura. Certo, sempre secondo me, la necessità iniziale è quella di accogliere idee e proposte e programmare programmare programmare, perché tutta questa ricchezza di Acri viene solo sporadicamente investita, lasciando non molto per rendere viva la città e senza un indirizzo culturale, nonché economico derivante da una visione più profonda ed articolata di quanto la stessa cultura sia utile, anche nei suoi utili, alla collettività. Infine, la vertigine della crisi, il colore giallo livido di questa epoca pure locale, oggigiorno le epoche iniziano e finiscono in pochi anni e per assurdo tendono a ripetersi, il consumo veloce del tempo spogliano la nostra città rendendola autunnale, non malinconica, ma proprio depressa. Acri, per fortuna e purtroppo, non è New York, ma non riesce nemmeno ad essere Acri, se non nelle sue inclinazioni peggiori. fonte gonfievele |
PUBBLICATO 27/02/2014
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