Circa sette anni fa, il 10/50/2007, scrivevo, su questo web (clicca qui per leggere l'articolo), alcune considerazioni sul MACA intitolato a Silvio Vigliaturo, esprimendo perplessità e indignazione su come l'Amministrazione comunale avesse potuto dedicare il suo unico museo ad un artista vivente e potesse farlo gestire a lui stesso. Ritenevo queste scelte, e le ritengo ancora, un fatto molto grave.
Un museo per definizione è un’istituzione, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, che compie ricerche sulle testimonianze materiali, artistiche e culturali, dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto.
Ora se l'attività del MACA è centrata, e fortemente caratterizzata, sull'attività di Silvio Vigliaturo, vengono meno tutte le specificità di un museo d'arte contemporanea, poiché si configura come “scrigno” delle sole opere di Vigliaturo, ignorando la ricchezza artistica presente nel territorio di Acri e sotto molti aspetti precludendo la possibilità di farla emergere, raccogliere, esporre ecc..
Quando poi si prendono in considerazione gli altri aspetti connessi con questo tipo di gestione del museo, viene ancora meno la sua funzione che si può assimilare alla galleria privata dell'artista e a cassa di risonanza e di pubblicità commerciale per la vendita dei propri prodotti. La gravità aumenta quanto a fare tutto ciò si usano risorse e denari pubblici!
Dopo circa sette anni di silenzio istituzionale e culturale su queste “critiche”, la nuova Assessora alla cultura Paola Capalbo, le riprende e promette di voler rivedere l'intera vicenda.