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Uno spot per il “professore”

Foto © Acri In Rete
Michele Spezzano
Ho terminato da poco di leggere il nuovo libro di Peppe Scaramuzzo (il professore è lui) e, nel ringraziarlo per aver dato vita ad un corposo e valido strumento di conoscenza del nostro passato, non posso fare a meno, proprio per questo, di segnalarlo ai miei concittadini “acritani”, interessati a conoscere le proprie radici - avvalendomi, ahimé per la prima volta, di acrinrete.info, che pure ringrazio per l’ospitalità.
Nascita di un comune democratico”, attraverso un attento e puntuale esame di una vasta serie di accadimenti politici, economici, sociali e culturali, analiticamente ricostruiti mediante approfondite ricerche documentali, ma anche mediante la raccolta di numerose testimonianze, dirette e indirette, di tanti nostri concittadini, che della nostra storia sono stati testimoni e artefici, fornisce una ricostruzione storica dell’ampio arco temporale, lungo quasi un secolo, compreso tra i1 1861, l’anno della realizzazione dell’Unità d’Italia, ed il 1952, l’anno di conclusione di quella che l’Autore ritiene essere stata la prima Amministrazione Comunale democratica del nostro Comune, non soltanto in senso formale, per essere scaturita da una competizione elettorale a suffragio universale, ma anche in senso sostanziale, per essere stata caratterizzata dal libero confronto tra diversi schieramenti politici in regime di democrazia, così come delineato a seguito della promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana.
Credo di aver utilizzato a ben ragione il termine “ricostruzione storica” dal momento che il “Professore” non si limita ovviamente a raccontare gli accadimenti riguardanti i fatti di rilevanza collettiva locale, dei quali ha notizia, attraverso le sue ricerche, ma si preoccupa costantemente di mostrare il “quadro” generale, nazionale ed internazionale, nell’ambito del quale gli accadimenti locali si verificano, proponendo la propria chiave di lettura e stimolando, comunque, una lettura contestualizzata dei fatti riguardanti il nostro territorio. Non mancano i dettagli: tante piccole storie di vita quotidiana e aneddoti vari, accompagnati da una nutrita serie di strofe popolari, di cui è bene conservare memoria, e da tante poesie dialettali di argomento civile che fanno quasi da contrappunto alla narrazione dei fatti.
Proprio la cura per i particolari, anziché appesantire la lettura, suscita curiosità e interesse, conferendo alla ricerca storica dell’autore una profondità di campo tale da consentire di ricondurre la scrittura della storia del nostro comune ad una intera collettività, nella quale il contributo dei singoli individui e dei vari gruppi sociali, politici ed economici, viene chiaramente focalizzato, rivelandone il diverso indirizzo e grado di incidenza, i meriti e le responsabilità, che sono propri del giudizio storico, ma, nello stesso tempo, nonostante le contrapposizioni, a volte anche esasperate e drammatiche, finisce inevitabilmente per fondersi in un corpo unico, diventando giorno dopo giorno la nostra storia, la cui conoscenza rappresenta, tanto per i singoli che per la intera comunità, un vero e proprio “tesoro”.
Dell’attenzione che Peppe ha riservato a questo “tesoro” io non posso che essergli particolarmente grato, anche a titolo personale, avendo ritrovato in tante pagine del suo libro, credo meritevolmente, la bella figura di mio padre Saverio Spezzano (la tessera a lato era sua), dei suoi fratelli Michele e Francesco, della sorella Ida e del loro zio Ernesto, che alla fine dell’800 “scudisciava” dalle pagine del suo giornale la “canaglia prepotente” dell’epoca.
Concludo perché uno spot è breve per definizione, né è mia intenzione cimentarmi con una recensione in senso proprio. Non posso, tuttavia, tacere dei sorrisi amari che alcune pagine del libro mi hanno strappato. Come quasi sempre avviene, purtroppo, quando si tratta della storia, infatti, invece di stupirmi per ciò che avveniva nei tempi passati, e mi riferisco anche agli anni immediatamente susseguenti all’Unità d’Italia, ho ancora una volta avuto, in più di una occasione, la sensazione di leggere le pagine di un quotidiano fresco di giornata: stessi problemi, solite facce, consuete chiacchiere.
Vorrei sbagliarmi, ma neppure i quasi cento anni di storia raccontati dal Professore, ed i cinquanta e più che ad essi hanno fatto ancora seguito - al netto del progresso tecnico e scientifico, che pure è da ascrivere al merito degli uomini - sono stati sufficienti a renderci davvero migliori.




PUBBLICATO 15/02/2014





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