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Vigliaturo, ecco come stanno le cose sul MACA

Foto © Acri In Rete
Piero Cirino
La recente conferenza stampa dell’assessore comunale alla Cultura, Paola Capalbo, ha cristallizzato una posizione di aperta polemica sulla gestione del Maca e, in particolare, su Silvio Vigliaturo. Eppure all’inizio non sembrava così.
Maestro Vigliaturo, partiamo dall’insediamento della nuova giunta, nel 2013.
A giugno, con l’elezione del nuovo sindaco Nicola Tenuta, chiedo un appuntamento e mi riceve nel suo studio. Gli chiedo cosa ne pensa del Museo e si dice contento di quello che è stato, anche nel ricordo che il Museo nasce proprio con il suo precedente mandato a sindaco. Ad agosto chiedo un incontro con il sindaco e mi ritrovo nella sala giunta, con sindaco, giunta e tutti i consiglieri di maggioranza.
Vengo assalito e accusato dall’assessore Paola Capalbo, la quale dice che ci sono cose da rivedere poiché mi sarei impossessato del Palazzo, che Silvio Vigliaturo non è Acri e che altri artisti esistono in città.
Sono rimasto in silenzio. Francamente, mi aspettavo un intervento da parte del sindaco, ma non è successo. In quella sede, ho fatto notare che per il Macart Project, per non perdere il contributo di 250 mila euro della Regione, bisognava presentare la rendicontazione relativa al 2012, si era in ritardo, ma ancora in tempo per salvare tutto. Ho avuto da allora diversi contatti con gli amministratori. Incontro con la Capalbo a dicembre. Le ricordo il progetto e mi risponde che lei non ne vuole sapere e poi mi dice che dobbiamo rivedere come viene condotto il museo.
Le chiedo se ha mai visitato il Museo e mi risponde che a lei non piace perché è tetro e non ha ricadute sulla città.

Ecco, le ricadute. Cosa ha prodotto il Museo in questi anni?
Solamente qualche opera di un artista, solamente la promozione del territorio anche attraverso pacchetti turistici che vedono Acri come punto di sosta, la presenza di circa centomila visitatori italiani e stranieri, solamente il mio ufficio stampa che ha promosso l’inserimento nel 3° Rapporto sull’Eccellenza in Italia (dell’Eurispes), che ha inserito il Maca nelle cento esperienze istituzionali e imprenditoriali di successo, la moltitudine di presenze sul web per ogni singolo evento, una pagina sul Corriere della Sera, qualche altro articolo su giornali nazionali e calabresi, qualche servizio RaiTv, una copertina con servizio redazionale sulla Gallery Guide di Europa & Asia, solamente circa 750mila euro che sono stati vinti dal Museo attraverso i progetti per l’arte contemporanea e struttura museale… Certo, si sarebbe potuto fare di più”.
Torniamo indietro nel tempo. Come è nata l’idea del museo civico?
Nel 2004, ad Acri, a un matrimonio, incontro l’allora sindaco Nicola Tenuta. Si parla anche del Palazzo Sanseverino-Falcone. Il sindaco dice che erano stati fatti dei tentativi per renderlo vivo, come il museo delle contadine rie, un tentativo fallito, per portare il ramo di Agraria dell’Unical e altre cose senza successo.
Quindi mi chiede cosa farei io del Palazzo e rispondo che ne farei un museo. Il giorno successivo, c’è una mia piccola personale alla Galleria Ikonos e per l’inaugurazione si presentano gli assessori Giuseppe Tempesta, Franco Lupinacci, e Massimo De Bernardo, si riparla di cosa potrebbe essere un museo al Palazzo e nasce l’idea di fare, da parte mia, una donazione. Da qui parte tutto.

L’inaugurazione avviene il 24 giugno del 2006.
Tra le accuse che le sono state rivolte c’è anche quella della presenza di un registratore di cassa, con chissà quali finalità…
Fina da subito abbiamo allestito il book shop, con gadget acquistati dal Comune, e viene aperto il registratore di cassa, con lo scopo che le vendite possano, tolte le spese di fattura d’acquisto dei gadget, tornare al Museo per spese di manutenzione, come piccola cassa e disposizione del direttore del Museo e responsabile Ufficio Cultura.
Tutto qui.

PUBBLICATO 12/02/2014





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