Caro dott. Sposato abbiamo pensato al bene del paese
Gruppo consigliare PD - Acri
In risposta a quanti pensano che la decisione di negare da parte del PD in consiglio comunale l’avvio della costruzione della centrale a Biomassa ad Acri – zona Chianette - sia stata superficiale e retrograda.
Qui purtroppo, come dice il dott. Sposato “alcune scelte erano discutibili, la dimensione, la localizzazione [ …]la mancanza di collegamento con la produzione di biomassa ecc.”; tutto ciò non fa che sostenere le ragioni del voto contrario che abbiamo espresso in consiglio comunale. Di quale sviluppo economico stiamo parlando? Mi pare che decidere per un territorio sui “se e sui forse” non sia responsabile e non è certo che a questo siamo chiamati. I consiglieri del Partito Democratico hanno valutato molto bene le conseguenze di una centrale a biomassa quale quella progettata per Acri. Con l’aiuto di tecnici, estranei alla comunità, il progetto è stato esaminato e studiato e abbiamo vagliato tutte le possibili conseguenze per lo sviluppo territoriale. Ci dispiace che il dott. Sposato ci accusi di incapacità e superficialità; siamo in consiglio non per distruggere ma per costruire seppur in una posizione di minoranza. Noi non abbiamo paura delle streghe, abbiamo argomentato in seno al consiglio sulla biomassa sperando di essere stati chiari e avendo ribadito quale sviluppo vogliamo ed è solo per quello che ci batteremo: uno sviluppo sostenibile e consono alla vocazione e alle tradizioni del territorio. Ci dispiace che il dott. Sposato non abbia scritto per reclamare sulle tante occasioni di sviluppo che le varie amministrazioni hanno lasciato nel cassetto. Ci riferiamo, ad esempio, al progetto APE Appennino Parco d’Europa; ai contributi dedicati allo sviluppo ambientale e dirottati ai buchi di bilancio; allo sviluppo mancato grazie alla non operatività dei rappresentanti comunali nella Comunità del Parco Sila; al fotovoltaico non realizzato per gli edifici pubblici; al trasporto sostenibile; all’illuminazione sostenibile a Led, ecc e, non ultimo, la mancata rendicontazione finanziaria 2012 per il MACA e quindi mancata erogazione di trance stabilita. Ne abbiamo ancora tante di occasioni mancate, queste sono SOLO alcune di quelle che hanno frenato uno sviluppo ambientale consono al territorio. Tante altre sono le occasioni mancate ma questo non giustifica il “via libera” alla centrale a biomassa. Uno sviluppo si progetta e tante sono le linee guida che il Parco della Sila, dove risiede il territorio di Acri, e le linee guida della provincia di Cosenza, dove risiede il Comune di Acri, ci impongono e che (per fortuna) ci impediscono di costruire, a prescindere da ogni valutazione tecnica, una centrale a biomassa. La Tutela del patrimonio boschivo e la produzione di prodotti biologici, biodinamici, con riconoscimento DOP e IGP non sarebbero più possibili. Pertanto le scelte che Acri deve concretizzare devono andare in direzione opposta alla costruzione di una centrale a biomassa, per rientrare così in un progetto orchestrato per uno sviluppo di sostenibilità. Il concetto di sostenibilità proviene dalla letteratura scientifica e naturalistica, e ha il significato che intuitivamente ciascuno di noi potrebbe suggerire. Si definisce infatti sostenibile la gestione di una risorsa se, nota la sua capacità di riproduzione, non si eccede nel suo sfruttamento oltre una determinata soglia. Al contrario, quando l’uso di una risorsa supera questa soglia, si va incontro a importanti diminuzioni dello stock (ad esempio alberi,p esci), con i danni, non solo economici, che questo comporta. In generale, il tema della sostenibilità è riferito alle risorse naturali rinnovabili, quelle cioè che hanno capacità di riprodursi o rinnovarsi: la pesca e gli alberi sono, ad esempio, risorse rinnovabili. I consumi e la crescita economica non devono compromettere la vita delle generazioni future. Un albero oltre ad avere un valore paesaggistico ha anche un valore economico intrinseco, perché svolge delle funzioni importantissime:protezione delle frane, depurazioni delle acque, detossificazione degli inquinanti, protezione degli impollinatori, mitigazioni di alluvioni e siccità, tant’è che esiste una legge n.113 del 1992 che impone ai Comuni l’obbligo di piantare un albero per ogni bambino nato. Uno studio americano ha stabilito che un albero di 50 anni produce un valore di 161 mila dollari. Citando il suggerimento del dott. Sposato sull’approvvigionamento tramite filiera corta, ricordiamo che per corta si intende un raggio massimo di 70 km in linea d’aria e tale condizione attualmente è ben lontana da una realtà possibile . Lo status di tutta la zona presilana ,di quella silana in zona parco e delle zone SIC (sito di interesse comunitario)e ZPS (zone a protezione speciale) contemplate nelle direttive Natura 2000 ci impediscono (insieme ai tagli abusivi e agli incendi) l’utilizzo del legname e del cippato. La zona silana è stata inserita nella rete UNESCO per il PROGRAMMA UOMO E BIOSFERA attraverso un percorso iniziato nel 2011 e che auspichiamo termini con esito positivo. Inoltre ricordiamo che per legge possono essere portati a combustione anche altre sostanze di natura biologica provenienti da rifiuti urbani ed il fatto che siamo in emergenza rifiuti ci fa ancora più riflettere. A ciò aggiungiamo gli effetti negativi delle sostanze volatili immesse nell’aria, ma per adesso fermiamoci all’assorbimento del CO2. In un recente rapporto del Joint Research Centre (JRC) della UE si dice che bruciare alberi per produrre energia termica ed elettrica è peggio che bruciare petrolio o gas o almeno, lo è nel breve periodo. Parliamo di breve periodo perché la Ue ha stabilito degli obiettivi detti 20.20.20. (riduzione del 20% da fonti primarie,riduzione del 20% emissione di gas,aumento del 20% fonti rinnovabili) da raggiungere entro il 2020. Usare nell’immediato biomassa forestale aumenta invece che diminuire le emissioni complessive di CO2. Il discorso è semplice: se brucio un albero di cent’anni immetto in atmosfera tutto il carbonio assorbito da quella pianta in un secolo e, contemporaneamente, annullo la possibilità di assorbimento di CO2. Ma prima che un altro albero riesca ad ottenere gli stessi risultati in termini di assorbimento del carbonio ci vorranno sempre cento anni perché debba crescere. La bontà dell’idea della centrale a biomassa, purtroppo, non è più valida e non possiamo permettere che essa venga installata. La centrale a biomassa è un ossimoro per tutto il comune di Acri e per il Parco! Come cittadini dobbiamo sollecitare l’amministrazione affinché ponga la sua attenzione su tre punti fondamentali quando parliamo di energia: 1) risparmio energetico attraverso sistemi di edilizia bioclimatica; 2) la produzione di energia elettrica solare fotovoltaica alla portata di tutti i cittadini attraverso l’esperienza della “comunità solare” e del mini eolico 3) la sostenibilità di una urbanistica a basso impatto ambientale ed energetico attraverso progetti di co-abitazione e forme di partecipazione. Pertanto prendiamo consapevolezza dei nostri tesori ambientali e culturali e collaboriamo all’esaltazione di essi affinché Acri possa essere inserita nell’associazione dei Comuni Virtuosi e per questo entrare in un circ |
PUBBLICATO 31/01/2014
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