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Dissesto Comune. Michele Trematerra: “si poteva e doveva evitare”

Foto © Acri In Rete
Roberto Saporito
Dissesto finanziario, situazione politica, futuro della città. L’assessore regionale, Michele Trematerra, che ad Acri ci vive, interviene su quelli che sono i temi attuali e scottanti di questo inizio anno.
Il dissesto finanziario crea sconcerto e  rammarico e l’irresponsabilità di chi non ha saputo evitarlo non ha giustificazioni.  Pur  di affermare un protagonismo parolaio  non si  esita a calpestare gli interessi generali.  Stiamo passando da anni floridi, che hanno fatto crescere la città in tutti i settori facendola diventare uno dei centri più importanti della Calabria, a periodi bui che lasciano intravedere solo lacrime e sacrifici. Questa è la prospettiva dopo sette  mesi di un’amministrazione senza capo né coda e che addirittura tenta di utilizzare il linguaggio dell’antipolitica dopo aver ricoperto per decenni incarichi di governo e sottogoverno e nel frattempo non è stata capace di organizzare i mezzi e le risorse a disposizione per consolidare il prestigio della città ed evitare il fallimento. Ciò dimostra sia assenza di cultura amministrativa che mala fede, sono i  tratti tipici di chi non ha un progetto per la città e non sa vedere oltre la punta del proprio naso.   
Cosa contesta all’amministrazione?
Sin dall’insediamento gli attuali amministratori avrebbero dovuto lavorare per redigere un piano di risanamento credibile. Invece si è perso tempo prezioso e non è un mistero  che più di un consigliere di maggioranza sperava nello stato di dissesto. In questi  mesi non solo l’amministrazione non ha fatto nulla ma non si è fatta neanche promotrice di un confronto con tutte le forze politiche  e gli esponenti del territorio al fine di mettere in atto una serie di misure che potessero rassicurare la Corte dei Conti. Mi duole constatare che si è pensato, invece ed esclusivamente, ad individuare, sulla base di una logica malefica, i possibili responsabili, forse per contestare loro un’eventuale candidabilità. Si tratta di una maldestra caccia alle streghe e se nei prossimi mesi l’esito di questo scellerato modo di amministrare dovesse produrre i frutti da loro sperati, i cittadini scoprirebbero i veri motivi che hanno spinto l’esecutivo Tenuta a dichiarare il dissesto.
Tenuta sostiene che l’Udc sia da considerare il principale responsabile.
 E’ una bugia ed anche una sciocchezza. Attribuire il dissesto al mio partito, che ha guidato la città per  appena tre anni, mi sembra pura follia. La situazione debitoria dell’ente si trascina da molti anni e credo coinvolga anche il periodo in cui lo stesso Tenuta  ha ricoperto il ruolo di sindaco. Anziché parlare a vanvera,  sarebbe più elegante fare autocritica evitando di  ricorrere alla frottola del nuovismo che non funziona e a cui nessuno crede.     
Dice anche che l’Udc non dia un contributo.
Un sindaco, appena s’insedia, chiede subito un confronto con le cariche istituzionali della città. Io ho incontrato il sindaco Tenuta due volte, la seconda presso il mio assessorato. Mi sono reso disponibile, ma dopo pochi giorni ho  verificato un atteggiamento ambiguo ed  ondivago. A parole si voleva costruire ma nei fatti  l’amministrazione mirava a distruggere cercando e volendo uno scontro frontale ed ora tocca a loro assumersene le responsabilità.  L’Udc ha teso non  una mano ma due, l’amministrazione, però, ha declinato l’invito. Noi, per cultura e senso civico, faremo, anche in questa difficile fase, la nostra parte e non ci sottrarremo dall’assumere tutte quelle scelte ed iniziative finalizzate a migliorare la qualità della vita degli acresi.
Il primo cittadino sostiene che se avesse saputo dello stato di salute pessimo delle casse comunali non si sarebbe candidato.
E’ l’affermazione di chi non sa più che pesci prendere. La politica è assunzione di onori ed oneri, passione per il bene pubblico,  perciò  tali affermazioni non sono condivisibili. E’ evidente che Tenuta avrebbe voluto governare come nel 2000, quando il quadro economico nazionale era ben diverso ed  al comune arrivarono fondi anche statali che gli permisero di realizzare una serie di opere. Oggi il buon politico si vede dalla capacità nel saper trovare soluzioni adeguate per problemi complessi. Per venirne fuori tutto serve, fuorché il rifiuto del dialogo o l’irrigidimento in posizioni strumentali.  
Tenuta ha chiesto le sue dimissioni riguardo la vicenda dell’ospedale.
Sono richieste immotivate e non intellettualmente oneste.  L’Udc ha portato avanti una battaglia politica in sede regionale chiedendo al Commissario Scopelliti di rivedere la rete ospedaliera cosentina che riguardava una serie di strutture sanitarie tra le quali i cosiddetti ospedali di montagna e quelli di frontiera, e il Beato Angelo ha potuto usufruire di questa importante riorganizzazione che ha portato e porterà enormi vantaggi.
Il sindaco continua a dichiararsi al di fuori dei partiti.
Quanto afferma è in netto contrasto con quello che ha fatto in passato e che fa oggi. Il problema non è essere pro o contro i partiti  ma svolgere bene il compito che i cittadini ti  affidano.  Tenuta è stato sindaco, consigliere comunale, candidato alle Politiche del 2013 con Grande Sud, e Scopelliti, qualche mese fa, lo ha ritenuto uno dei suoi,  inoltre ha ricoperto, grazie anche alle sue doti professionali, importanti ruoli di sottogoverno.  
Il 2013 sarà ricordato anche come l’anno in cui la politica locale sovente è finita nelle aule di tribunale.
In passato lo scontro tra le varie forze politiche è  stato anche  acceso ma è sempre stato  rispettoso delle posizioni altrui, da qualche anno, viceversa, qualcuno ha voluto anteporre al confronto politico  le carte bollate, creando un clima di odio che impoverisce tutti. I cittadini, però, conoscono bene la genesi di queste azioni e sono sicuro che  non  sono contenti dell’atmosfera che si respira.
Dissesto, soppressione di servizi, pochi fondi extracomunali. Come vede il futuro politico di questa amministrazione.
Credo che nel 2015 questo esecutivo finirà il suo mandato. Da quanto leggo e vedo, intuisco che il sindaco Tenuta non ha intenzione di  proseguire nel suo mandato. Quando non controlli gli effetti devastanti del tuo stesso operato, c’è poco da fare. E’ una mia personale ipotesi, potrei essere smentito dai fatti, ma ad oggi prevedo che si  tornerà  a votare. Senza la politica, intesa come dignitosa  mediazione tra opinioni diverse e senza visione generale delle questioni, non si va da nessuna parte.  

PUBBLICATO 05/01/2014





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