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Dopo il dissesto finanziario. Cosa succederà ora?

Foto © Acri In Rete
Roberto Saporito
Dissesto finanziario, il giorno dopo. L’argomento trova ampio spazio nei consueti luoghi di ritrovo, bar e piazze, e prende il sopravvento sul menù di fine anno. Trentuno dicembre, gli acresi preferiscono parlare del dissesto del comune e del loro incerto e difficile futuro piuttosto che di zampone, lenticchie e capretto. Cosa accadrà adesso, dopo che anche il consiglio comunale (con i soli voti della maggioranza), ha certificato il dissesto finanziario dell’ente e dopo che lo aveva fatto la Corte dei Conti?
E’ la domanda che si pongono i cittadini. Il dissesto finanziario di un comune è una procedura che coinvolge sia la politica che il settore finanziario, un atto che permette all’ente di ripartire libero dai debiti, dai crediti e dal suo patrimonio, che verrà ceduto per consentire la liquidazione. Tutto ciò che concerne il pregresso viene estrapolato dal bilancio comunale e trasferito alla gestione straordinaria che si occupa della liquidazione e che ha competenza su tutti i debiti. Sindaco, giunta e consiglio resteranno in carica ma verranno coadiuvati da una commissione designata dal Ministero degli Interni che si occuperà del disavanzo pregresso mentre l’amministrazione gestirà il bilancio “risanato”.
L’Ente dissestato è tenuto ad approvare un nuovo bilancio, basato principalmente sull’elevazione delle proprie entrate al livello massimo consentito dalla legge mentre sarà rivista anche la pianta organica del personale per verificare eventuali esuberi. Il dissesto, inoltre, potrebbe avere conseguenze anche sugli amministratori se la Corte ritiene individuare eventuali responsabili imputando loro i danni per dolo o colpa grave.
Il comune, inoltre, non potrà accendere mutui per almeno cinque anni e potrà eliminare i cosiddetti servizi non indispensabili come mensa (non ancora attivata) e trasporto scolastico (in grave difficoltà). Un’altra “vittima” del dissesto finanziario sarà il consulente esterno Antonio Costantini, esperto di finanza locale, che il sindaco Tenuta ha fortemente voluto accanto a sé dopo poche settimane dal suo insediamento. Costantini, persona per bene e grande lavoratore, con l’arrivo dei Commissari dovrà lasciare il suo ruolo.
A nulla è servito, quindi, il suo intenso operato svolto per poco più di mille euro al mese. Il sindaco Tenuta, che è anche commercialista, ha affermato che il comune farà ricorso alla Corte di Roma anche perché la sua amministrazione, in carica da appena otto mesi, potrà fare poco ed a questo punto le linee programmatiche, ambiziose e corpose, rappresentano carta straccia.
Per un po’ di anni gli ascresi dovranno vedersela con aumenti e ridimensionamento di servizi e quel “centro di eccellenza” promesso in campagna elettorale da Tenuta resterà una chimera.
Infine, una considerazione sull’ultima seduta dell’anno del consiglio comunale che ci ha regalato le solite negatività: consiglieri impreparati (sarebbe opportuno un corso accelerato di formazione politica), interventi banali, oppure dettati in precedenza (quindi spesso fuori tema) o in tempo reale, grazie anche alla tecnologia (smartfhone, tablet, facebook), consiglieri consigliati e per questo totalmente ignoranti negli argomenti trattati e nei documenti letti, consiglieri che fanno fatica anche a leggere un dettato, altri che parlano a braccio in un italiano pessimo, altri che non conoscono quanto accaduto dal punto di vista politico ed amministrativo negli ultimi dieci anni ma solo per sentito dire da amici e parenti, altri (forse sono i migliori) che fanno scena muta.  

PUBBLICATO 02/01/2014





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