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Lunedì il Consiglio Comunale voterà il dissesto

Foto © Acri In Rete
Piero Cirino
Da lunedì 30 dicembre il Comune di Acri sarà ufficialmente in dissesto finanziario. Lo voterà il consiglio comunale, convocato dal presidente Cosimo Fabbricatore, per le ore 9:30, nella sala consiliare del Palazzo Sanseverino-Falcone.
E’ stata anche stabilita una seconda convocazione, per il giorno successivo alla stessa ora e nello stesso luogo.
Due i punti all’ordine del giorno: Art. 246 del D.Lgs. 18.8.2000, n.267 – Dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Acri conseguente all’accertamento della sussistenza delle condizioni previste dall’art. 244 del D.Lgs. n.267/2000 effettuato con deliberazione n.80 in data 21.11.2013, depositata in data 5.12.2013 e trasmessa in data 9.12.2013; e adesione proposta Comunicalmed per l’istituzione di un polo di sviluppo della salute presso l’Unical.
Giunge al termine un percorso durato diversi mesi, fatto di decreti della Corte dei Conti, di controdeduzioni puntualmente rispediti al mittente e di polemiche al calor bianco tra maggioranza e opposizioni, soprattutto tra maggioranza e Udc.
E’ alla gestione Trematerra – Maiorano che il sindaco Nicola Tenuta ha a più riprese ascritto le responsabilità maggiori dello stato di dissesto finanziario dell’ente.
Per il primo cittadino la massa debitoria va oltre i venti milioni di euro, per l’Udc non supera i dodici.
Secondo Tenuta e la maggioranza si sarebbe potuto evitare questo disastro se la giunta guidata da Luigi Maiorano avesse per tempo deciso di chiedere l’accesso allo strumento del predissesto, che avrebbe consentito di spalmare su dieci anni il debito accumulato.
Secondo l’Udc, considerata l’imminente scadenza elettorale nella scorsa primavera, non c’erano i tempi tecnici per farlo.
Martedì il dissesto lo voterà la maggioranza, che sostiene l’esecutivo Tenuta, non lo voteranno le opposizioni, secondo le quali si poteva evitare.
In ogni caso, dissesto significa arrivo di un commissario, per il pregresso, che avrà per disposizione di carica l’imperativo di elevare al massimo le aliquote delle imposte comunali e tutti i servizi non ritenuti necessari verranno soppressi.
Tra questi, solo per fare un esempio, gli uffici del Giudice di Pace, della cui gestione si era fatto carico il Comune.
In una siffatta situazione anche l’esecutivo municipale vede di molto restringersi le sue prerogative, con una sorta di sovranità limitata all’ordinaria amministrazione.
Insomma, per gli acresi di certo l’arrivo del nuovo anno non si presenta sotto i migliori auspici.

PUBBLICATO 28/12/2013





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