Egregio direttore,
Intervengo nella polemica sorta negli ultimi giorni sul suo sito, a proposito della qualità della classe politica acrese e nazionale per tentare di dare un mio modesto contributo.
Discutibile mi è parso l’atteggiamento di chi, in quanto giovane, accusa un amministratore (o ex amministratore) non di inconcludenza, non di negligenza, ma, paradossalmente, di iperdinamismo. Mi chiedo come si possa – da giovani - rimproverare un amministratore perché ha costruito un teatro. E’ importante, a tal proposito, precisare che i fondi PRU (per chi lo IGNORASSE: Piano di Recupero Urbano) non potevano essere spesi sulla Schito-Vagno e/o sulla Acri-Serricella, ma OBBLIGATORIAMENTE in aree ad alta densità urbana e centrali: da qui la scelta del teatro, visto come elemento di recupero di aree urbane degradate (la delimitazione dell’area di intervento per i fondi PRU è degli anni novanta). Anch’io, da semplice cittadino, IGNORAVO questo aspetto. Vorrei mettere in rilievo, ancora, che, sulla menzionata strada Schito-Vagno, nel 2006, l’amministrazione Coschignano spese, per l’ammodernamento di un tratto, ben 516.000 € di fondi regionali. Certo non sono bastati ma di piu’ non si poteva. Ancora più discutibile ho trovato, poi, la levata di scudi che si è alzata sul termine ignorante. Ignorante è colui che ignora, ossia che non è a conoscenza della dinamica esatta delle cose. Se mi danno dell’ignorante, non mi ritengo offeso: per un minimo di amor proprio cercherei di documentarmi per capire come stanno le cose. Solo la presunzione di pensare di sapere tutto o, peggio, essere al di sopra di tutto, può portare ad irretirci di fronte all’accusa, ripeto argomentata, di ignoranza.
Mi chiedo, ancora, da cittadino: se si attaccano i politici al grido di più cassonetti e non teatri, quali sono i valori che le nuove generazioni portano avanti? Probabilmente c’è anche – qui si – una nostra responsabilità, come adulti: evidentemente c’è stato un errore di trasmissione se si è passati da generazioni di giovani che si battevano per la massificazione della cultura e dei suoi strumenti di diffusione (penso agli anni 60’ e 70’) ad altre che ci dicono: tenetevi i teatri ed altre grandi opere purchè ci ridate qualche cassonetto in più.
Viviamo in un’epoca nella quale il termine “politico” è quasi un’ingiuria. Non attacchiamo i politici sulle cose fatte, ma incalziamoli su quanto non fatto.
Io credo che solo il recupero dei valori e non il qualunquismo possa aiutarci alla rivalutazione della nostra identità e alla conquista di un ruolo attivo in questa società.
Pur comprendendo lo stato d’animo di molti giovani contro l’attuale classe politica, mi permetto di dare agli stessi un consiglio: è pericolo affermare che “odiate” a prescindere tutti i politici.
Così facendo si rischia di allontanare anche quelli onesti - e ce ne sono -, lasciando campo libero ai disonesti.
Auguri a tutti