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Cercansi "palle" per albero di Natale cittadino

Foto © Acri In Rete
Leonardo Marra
C’era una volta lo Stato Italiano. Quello per cui i libri di testo di educazione civica del tempo enfaticamente titolavano “Lo Stato siamo noi”.
C’era una volta lo Stato al quale ti rivolgevi per le tue necessità. Era uno Stato burocratico, elefantiaco che, per soddisfare quelle necessità, ti sottoponeva ad estenuanti traffici fra uffici e carte bollate ma, alla fine, se avevi perseveranza, le tue necessità venivano soddisfatte.
C’era una volta lo Stato che, per garantire i servizi primari, aveva la necessità di chiedere ai propri cittadini di contribuire economicamente a queste esigenze; ma tasse e tributi erano chiari, sapevi già come, quanto e quando pagare.
C’era una volta lo Stato che, tra arcane equazioni contabili e sofisticate manovre finanziarie riusciva sempre a venire fuori dalle situazioni complicate.
C’era una volta lo Stato che ad ogni finanziaria, senza tanta fantasia, aumentava benzina, gasolio e sigarette. Ed il gasolio costava alla pompa 30 cent (come avremo fatto ad arrivare a 1 euro e 69 cent?).
C’era una volta lo Stato che prendeva 10 al cittadino per restituirgliene 7 in servizi (ma almeno restituiva 7).
C’era uno volta uno Stato da cambiare da modernizzare, ma… c’era uno Stato.
Poi, è accaduto qualcosa. Ci siamo addormentati guardando le tv, ci siamo “autonarcotizzati” e nel frattempo qualcuno ha cambiato gli obiettivi (e la legge elettorale). Ci siamo svegliati parecchio tempo dopo ancora assonnati, ma con una irrefrenabile voglia di comprare un nuovo smartphone per Natale.
Qualcuno (inizialmente pochi) ha scoperto che anche lo Stato italiano non c’era più.
Al suo posto una sorta di “TIRANNOREX” che fagocitava qualunque cosa gli passasse a tiro.
Siamo ritornati indietro al medioevo, con i potenti (pochi e non rappresentativi del popolo) che imponevano le loro leggi inique ed inumane e la popolazione (tanta) affamata che si ingegnava per cercare di sopravvivere tra sporcizia e miseria.
Purtroppo, come nella peggiore delle tradizioni, questo “tirannorex”, ormai affamato fino all’inverosimile, si inventa anche l’inimmaginabile e, con una fantasia degna dell’ideatore di Dart Fener (il cattivo di Guerre Stellari) si è inventato la “tassa sotterranea”; quella tassa della quale ignori l’esistenza (e nessuno te la comunica) e, proprio per questo, insidiosa per le ricadute che potrebbe avere se non pagata per tempo.
Succede che venga comunicato (ai comuni) della esigenza di versare un “tot” in più, da parte dei cittadini, assieme al versamento della TARES. Ovviamente, essendo già stati emessi gli avvisi di pagamento ed i bollettini relativi, alcuni Comuni devono attrezzarsi per comunicare questa incombenza ai propri cittadini. Ora ci si domanda: "E se il Comune non comunica ed il cittadino non sa di dover pagare e quindi non paga?" Bella domanda! Come sempre arriva la cartella esattoriale e toccherà pagare di più .
INCREDIBILE! Nonostante la pressione fiscale sia arrivata a livelli insostenibili, adesso dobbiamo anche essere noi ad informarci se ci siano nuove tasse da pagare. Ma come si può considerare “nostro” uno Stato fondato sul principio che il cittadino, già in difficoltà economiche, debba continuare ad essere “spremuto” senza pensare che quello stesso cittadino per pagare le tasse deve rinunciare al minimo indispensabile per definire la sua vita “dignitosa”; ignorando così, completamente, l’art. 53 della Costituzione Italiana? Ma perché la Corte Costituzionale non viene investita anche di questo parere di legittimità?
Comunque sia, cari concittadini, d’ora in poi, al mattino, dopo la colazione facciamola una telefonata in Comune per accertarci che non ci sia una nuova tassa da pagare. Con l’aria che tira potremmo scoprirne sempre qualcuna.

P.S. Ne approfitto per fare gli auguri di buone feste a chi mi legge. Vorrei chiedere se qualcuno di voi ha messo da parte qualcuna delle “palle” propinateci, nelle due tornate elettorali di quest’anno, da chi ci governa. Ho pensato che si potrebbe addobbarci un albero nel centro del paese, per avere quanto meno la sensazione che ci sia un Natale in arrivo. Un Natale che passeremo, come gli ultimi mesi, con le strade al buio e, dopo esserci scoperti vulnerabili, col terrore che la prossima violenza o rapina tocchi noi o qualche nostro caro.
Auguri a voi cittadini acresi. Auguri a voi miei compaesani. Spero almeno, che il buio di queste nostre notti serva a farci aprire un po’ di più gli occhi (e non solo metaforicamente).




PUBBLICATO 17/12/2013





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