Rifiuti pericolosi. Quella volta del tir abbandonato
Roberto Saporito
Quanto sta accadendo in Campania, nella cosiddetta “terra dei fuochi,” ha rievocato negli acresi la vicenda del 1997. Era un’estate torrida. Nei pressi dell’ingresso principale del cimitero di via Seggio, alcuni passanti avvistano un tir abbandonato con a bordo materiale non pericoloso. Tra gli abitanti cominciano i sospetti su chi ha portato in quel posto il mezzo e su cosa c’era dentro. Rifiuti nocivi provenienti dal nord?
Semplice spazzatura da depositare in discarica? Merce illegale? A distanza di sedici anni le suddette domande non trovano ancora risposta. Solo ipotesi, peraltro terribili dal punto di vista ambientale e sanitario, ma nulla più. Ancora oggi, grazie anche al bombardamento mediatico su quanto sta accadendo in Campania, la paura è così tanta come la consapevolezza che aver trascurato per anni quella vicenda non possa che aver procurato terribili dubbi. Eppure, nel gennaio del 2000, la Commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Massimo Scalia, si è riunita per trattare il ciclo dei rifiuti e le attività illecite ad esso connesse. Nella relazione vi è scritto, tra l’altro, che “nel comune di Acri, nell’estate 1997, è stato ritrovato un camion abbandonato che trasportava numerosi fusti contenenti rifiuti pericolosi ma, purtroppo, come in molti altri casi analoghi le indagini non hanno consentito di individuare l’esatta provenienza e la destinazione del carico.” Ed ancora: “le forze dell’ordine hanno svelato un’attività di trasporto e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, in particolare miscele di solventi polari e di sostanze organiche ad alta concentrazione di cromo e materiale solido costituito da cuoio. I rifiuti, trasportati su un autotreno, in parte venivano scaricati su un terreno sito in località Serra Cavallo nel comune di Bisignano ed in parte smaltiti presso la discarica del comune di Acri pur in assenza delle prescritte autorizzazioni regionali.” Fin qui la relazione della Commissione d’inchiesta ma la vicenda non ha avuto seguito visto che nessuno, neanche il comune, ha ritenuto opportuno chiedere un approfondimento alle autorità preposte. Dopo sedici anni, però, restano quesiti. Come c’è finito il tir in quel posto? Da dove proveniva? Cosa trasportava di preciso? Dove era diretto? Come mai né comune né partiti né associazioni hanno chiesto un’indagine più approfondita? |
PUBBLICATO 10/12/2013
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